MUSICA




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Re: Novità: "Unici" su Rai2 parte da Mina

grazie Paolo "a tzè 'l mei" sei il migliore!

Per me “Unici” è stato come sfogliare un album di ricordi



Chiaramente ognuno giudica in base alla propria età, ma per me è stato come sfogliare un album di ricordi, peraltro mai deposto, grazie alla montagna di CD e DVD posseduti, a You Tube ed agli immancabili omaggi della rubrica Techetechetè. Ormai il duetto Mina – Battisti, Mina con Sordi da Studio Uno 66 e “Brava” a Studio Uno ‘65 si rispolverano ad ogni stagione televisiva come la serie di Sissi o il film Pretty Woman. Non vedo come possa entusiasmare un programma peraltro un po’ raffazzonato fatto di schegge, frammenti, cose viste, riviste, straviste e interviste concordate in cui tutti fanno a gara per parlare di Mina beatificata in vita.

Si ignora quasi completamente il periodo Italdisc, c’è un salto di un arco temporale di ben 25 anni dalle immagini della Mina regina dei sabati sera all’apparizione nel suo studio di Lugano nel 2001. Di canzoni pur memorabili post ritiro come “Buonanotte buonanotte”, “Questione di feeling” “Via di qui”, “”Volami nel cuore”, giusto per citarne alcune a caso, non è stata spesa nemmeno una parola in merito, quasi che dopo la sigla di “Non gioco più”, improvvisamente fosse stata proiettata in un’altra dimensione. Enzo Decaro ha ricordato gli ultimi concerti alla Bussola del 78, dopo di che si sono perdute le tracce. Grazie ai miracoli dell’era internettiana si è dimostrato come, pur mimetizzata, nel 2001 fosse ancora in vita, la voce non avesse più tutti i colori di un tempo, ma si difendesse ancora piuttosto bene e di come, telefonando negli anni successivi più di Papa Francesco, abbia contattato Bosè, Mingardi, Giuliano Sangiorgi per duetti di cui si è ascoltato giusto una minuscola scheggia come sottofondo a testimonianze del tutto gratuite o abbastanza discutibili, abbia compiaciuto la figlia, congratulandosi al cellulare con Mengoni o duettando con Agnelli , ma la frastornata casalinga di Voghera deve essersi chiesta che cosa fossero quelle canzoni lì, che mica le aveva mai sentite. E perplessa, si è domandata se dal 2001 a tutt’oggi Mina sia stata rapita ancora dagli alieni, sia ancora in loro mani, e bontà loro le concedano di scrivere per Vanity Fair.

L’omaggio a Mina ancorato al passato - di Aldo Grasso


Come interprete Mina non si discute, è la più grande, è inarrivabile. Qui si discute dei programmi su Mina, l’ultimo dei quali si chiama «D’altro canto» e fa parte di una serie ideata e condotta da Giorgio Verdelli. Il materiale è sempre quello, già visto più volte, compresi i suoi «Caroselli» (Rai2, giovedì, 21.10). L’unico aspetto curioso è che, nel raccontare Mina, c’è una sorta di salto generazionale. Sottratta allo stile rammemorativo dei Limiti o dei Governi, Mina è parlata anche da Marco Mengoni, dai Subsonica, da Piero Pelù, da Elio e le storielle tese (erano in formazione ridotta), da Aldo, Giovanni e Giacomo, da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, ma anche da Giusi Ferré, Tatti Sanguineti, Achille Bonito Oliva, Luca Ronconi, persino da Guido Barilla, finalmente affrancato dalla radio della Confindustria.

Niente di nuovo sotto il sole pallido di Lugano: c’è il figlio Massimiliano, produttore/compositore/arrangiatore, che ha trasformato la madre quasi in un’industria (un disco all’anno, succeda quel che succeda), ci sono le amabili cortesie dei colleghi cantanti, c’è Piero Pelù che invece di dire «tigre di Cremona» poetizza sull’animale brado della savana, c’è la voce fuori campo di Enzo De Caro, piuttosto sbiadita. C’è, soprattutto, il prezioso materiale delle Teche.

Mina non è mai stata così presente da quando è assente: forse questo era il vero tema, mediatico e metafisico, da affrontare per una rete, Rai2, che ambirebbe rivolgersi a un pubblico più giovane. E invece quello che più rattrista del Servizio pubblico è la sua totale incapacità di guardare avanti, il suo sguardo è costantemente rivolto al passato, è nostalgico.

«D’altro canto» va ascritta nelle operazioni di «moderato aggiornamento», nessun approfondimento ma solo un’aneddotica condita di pareri illustri. Mina dovrebbe essere salvaguardata dai suoi estimatori luogocomunisti, i veri tarli del mito.

http://www.corriere.it/spettacoli/13_novembre_09/omaggio-mina-ancorato-passato-05e36308-4905-11e3-9b5e-4a807d4a40fa.shtml