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I Green Day onorano la loro storia: "Saviors" traccia per traccia

I Green Day onorano la loro storia: "Saviors" traccia per traccia
Abbiamo ascoltato in anteprima il nuovo disco di Billie Joe e soci: il racconto dei brani dell’album


Di Elena Palmieri

Nell'anno in cui festeggiano i trent'anni dall'uscita di "Dookie", quasi quattro anni dopo “Father of all ************s”, i Green Day tornano con un nuovo album, "Saviors". Il disco, in uscita il prossimo 19 gennaio, nelle intenzioni del trio californiano (qui l'intervista) arriva a colmare idealmente la distanza tra il disco del 1994 e "American idiot" del 2004.


Da quando, tre decenni fa, sono stati catapultati fuori dall'underground portando nel mainstream il loro punk rock, ispirato all’hardcore melodico di gruppi come Bad Religion, ma caratterizzato da sonorità più accattivanti e un’attitudine più immediata e “pop”, i Green Day hanno mantenuto intatti la frenesia e il modo di raccontare il proprio presente. Sempre con toni schietti talvolta anche ironici o critici, nel corso degli anni la band ha esplorato in varie forme la propria cifra stilistica. Pur maturando artisticamente, tanto da farsi portavoce di diverse generazioni, il gruppo ha però preservato lo spirito delle origini.

Con il nuovo album, Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Tré Cool sembrano quindi onorare la propria storia, recuperarndo diversi aspetti musicali già presenti nei loro lavori passati, in cui si sentono richiami a precisi periodi della loro discografia. La velocità di “Look ma, no brains!”, le tematiche affrontate in “Dilemma” e la title track che ripropone la foga di “American Idiot”, sono alcuni dei passaggi di “Saviors” in cui i Green Day fanno i Green Day, e si salvano così da soli. Gli inserti beatlesiani nascosti in “The American Dream is killining me”, una traccia che nel suo complesso non tradisce il

marchio di fabbrica dei tre, i giri di chitarra più classici di “One eye *******”, sono invece l'esempio che suggerisce anche una nuova direzione per la band.

Anticipato da quattro singoli - “The American Dream is killining me”, “Look ma, no brains!”, Dilemma e "One eyed *******" - il nuovo e quattordicesimo lavoro di studio della formazione di Berkeley, vede il trio tornare a collaborare con il produttore Rob Cavallo, accanto al gruppo fin dai tempi di “Dookie”, risultando assente come co-produttore in “21st Century Breakdown” del 2009 e poi nuovamente dopo “¡Tré!” del 2012”.

Con le sue 15 canzoni, tra testi introspettivi e critiche sociali ironiche, “Saviors” fotografa il trio al suo meglio, pronto a tornare in azione sui palchi per un tour che il 16 giugno 2024 vedrà i Green Day tornare a esibirsi anche in Italia, sul palco dei milanesi I-Days, due anni dopo il passaggio all’edizione 2022.

Ecco l'album spiegato, canzone per canzone
"The American Dream is killing me"
Una scarica di chitarra origina un riff ripetitivo, sostenuto da colpi netti di batteria e linee di basso dirette, mentre la voce di Billie Joe Armstrong entra decisa: “The American Dream is killin' me”.

Con questa provocazione si apre un altro capitolo discografico dei Green Day. A distanza di vent’anni dal successo di “American Idiot”, il trio californiano discute ancora dell’ipocrisia del “sogno americano” e lo fa recuperando la stessa foga di vent'anni fa. Nonostante gli inserti beatlesiani nascosti in “The American Dream is killining me”, suggerendo una continua ricerca di nuovi spunti e idee da parte della band, la prima traccia del disco non tradisce nel suo complesso il marchio di fabbrica del gruppo e apre così un lavoro rassicurante, ma anche coraggioso.

"Look ma, no brains!"
La velocità inizia ad aumentare sempre di più già con la seconda traccia. La vivacità delle parti vocali, il martellare di Tré Cool e l'incisività di frenetici riff costruiscono un brano che, in un eplosione di divertimento, in cui si inseriscono elementi punk-rock, suona nostalgico e, allo stesso tempo, piacevolmente nuovo. "I said look ma, I ain't got no brains / I'm a goner and I don't feel no pain / I'm with stupid and I'm all by myself / 'Cause I'm special and I don't need your help", dichiara il protagonista del brano, lasciando sottinteso un messaggio oscuro e autoironico, mentre accetta il proprio caos, tra anticonformismo e ribellione.

"Bobby Sox"
"You can drive me crazy / All ovеr again / And I'll bore you to death, oh woah / Doesn't mattеr when we are in love": è la dichiarazione di Bobby Sox, uno dei personaggi di "Saviors", come in uno spin-off del lungo racconto di Jimmy in "American Idiot". Giri di chitarra lenti e voce rilassata danno un senso di spaesamento all'inizio della canzone, che sotto l'attacco della batteria e il graffio degli altri strumenti, si apre a un suono più aggressivo.

"One eyed *******"
L'atmosfera sembra farsi ancora più pesante con le schitarrate hard rock che portano a "One eyed *******", un altro dei singoli già editi dell'album. "I'm making an offer that you cannot deny / You won't be laughing when I'm making you cry", sentenzia Billie Joe, dando voce a una storia di vendetta e potere. Il tono cambia notevolmente piglio sotto il ripetersi di un mantra spiritoso, "Bada bing, bada bing, bada boom", mentre la strafottenza di chitarra e batteria sembra giocare su un ironico incontro tra "The Passenger" di Iggy Pop e "So what" di Pink ("Na-na-na-na, na-na, na").

"Dilemma"
"I was sober, now I'm drunk again / I'm in trouble and in love again / I don't wanna be a dead man walking". La quinta traccia di "Saviors" è la canzone più personale dell'album, che vede il frontman tornare a confrontarsi con il tema della dipendenza e della salute mentale, portando a galla il dolore delle proprie esperienze o della lotta di altre persone contro demoni interiori. L'intimità e i toni raccolti delle prime battute traggono in inganno l'ascoltatore, prima che i colpi di batteria e il ringhio del frontman lo colpiscano come uno schiaffo.

"1981"
Si riprende velocità con "1981", un pezzo che i Green Day hanno già fatto ascoltare dal vivo. "She's gonna bang her hеad like 1981", canta Billie Joe, mentre il ritmo incalzante torna a scompigliare le teste, in un tributo ad artisti come Joan Jett e Dead Kennedys.

"Goodnight Adeline"
A neanche metà, in un altro brano dal testo personale, si fa conoscenza di Adeline, che si rifugia in uno dei pochi momenti tranquilli dell'album. In un mid-tempo la cui melodia e dolcezza portano a una tipica canzone dei Green Day, nella loro dimensione più intima, fanno capolino echi di "Boulevard of broken dreams" per rivelarne profondità: "My head is under my pillow / My spirit's broken And my face is in the gutter singing", recita un passaggio della canzone.

"Coma city"
Gli stacchi di batteria, su chitarre rock and roll, di “Coma city” riportano all'urgenza punk che, coniugata con esuberanza e melodie solari, trascina dentro una rinnovata agitazione. "Coma City / Pull down the mask / Board up the windows / And drink lemonade": la canzone racconta il caos e il disordine di una ditopica città senza leggi, lasciando all'intensità della batteria il compito di chiudere con una coda degna di nota.

"Corvette summer"
Su una Corvette in corsa, sotto un sole estivo, i Green Day proseguono sugli stessi binari della precedente traccia, tra chitarre graffianti, melodie orecchiabili, slanci rock and roll e qualche elemento più vicino al Classic Rock. "Get around, I can get around / **** it up on my rock n' roll", scherza Billie Joe nell'intro.

"Suzie chapstick"
"Suzie chapstick" è un melanconico salto indietro al 1997, dove la chitarra acustica si inserisce tra l'elettrica e la batteria, ricordando il periodo di "Nimrod". "Will I ever see your face again? Not just photos from an Instagram", è la richiesta che apre il decimo brano dell'album, probabilmente dedicata a una persona che non c'è più.

"Strange days are here to stay"
Le riflessioni di “Strange days are here to stay”, in cui Billie Joe sostiene che “Ever since Bowie died / It hasn’t be the same” e “Gen-Z killing baby boomer now”, concentrano sul presente l’attenzione dei Green Day, che offrono ancora una volta il loro punto di vista con ironia, tra distorsioni e accordi decisi.

"Living in the '20s"
L'interesse del trio californiano rimane focalizzato su tematiche affini a quelle della precedente traccia, con riferimenti a fatti di cronica, come la sparatoria al King Soopers nel 2021 a Boulder, in Colorado: "Another shooting in a supermarket / I spent my money on a bloody, soft target / Playing with my matches and I'm lighting Colorado / I got my scratcher and I'm gonna win the lotto", è la sentenza di "Living in the '20s".

"Father to a son"
Chitarra acustica, pianoforte, archi, giri armonici e voce tagliente costriuscono uno dei momenti più commoventi del disco. "Father to a son" è una ballad che si apre in divenire, e colpisce: "Is there anything I can do / A wisdom where your heart is heading to / A place you want more than I can give / Father to a son", è la dedica dei Green Day a un figlio di questo mondo in fiamme.

"Saviors"
Colpi netti di batteria, voce filtrata come in "American Idiot" e chitarre in primo piano: "Calling all saviors tonight / Make us all believers tonight / Calling all strangers tonight / Will somebody save us tonight?", è la provocazione che Billie Joe, con i suoi complici Mike Dirnt e Tré Cool, lancia verso la fine del disco con la title track.

"Fancy sauce"
La conclusione di "Saviors" arriva con un arpeggio che torna ricorrente, ma che non blocca la scarica di adrenalina del ritornello. Come il ragazzino della copertina del disco, che sorride in modo beffardo mentre il mondo intorno brucia, i Green Day si salvano facendo i Green Day, sopravvissuti al punk rock grazie al loro atteggiamento impegnato, ma ironico e satirico: "Go go / Falling like a yo-yo / Paradise for locos / Medicate my sorrow / I'm not crazy / You're the one that's crazy / Everybody's crazy / Getting stoned and lazy / As we all die young someday", canta Billie Joe nel ritornello di "Fancy sauce", chiusa poi da una lunga coda strumentale.