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Daniele Silvestri: “La nuova vita della mia ‘A bocca chiusa’”

Daniele Silvestri: “La nuova vita della mia ‘A bocca chiusa’”
L’intervista: “Senza la canzone, Paola Cortellesi non avrebbe fatto ‘C’è ancora domani’”.



Di Mattia Marzi

“Non succede spesso a chi fa il mio mestiere che una sua canzone venga trattata con così tanta cura e intensità”, dice, dall’altra parte del telefono, Daniele Silvestri. La canzone a cui si riferisce il cantautore romano è, naturalmente, “A bocca chiusa”. Silvestri la presentò in gara al Festival di Sanremo 2013, per poi includerla nello stesso anno nell’Ep “Che nemmeno Mennea”: non fu una hit, ma diventò un piccolo must nei concerti della voce di “Salirò”, che da allora non ha mai smesso di farla ascoltare dal vivo. A distanza di dieci anni il brano sta vivendo ora una seconda vita. Il merito è di Paola Cortellesi e del suo “C’è ancora domani”, il film campione di incassi che ha segnato il debutto alla regia dell’attrice romana, superando i 13 milioni di euro al botteghino a poco più di due settimane dalla sua uscita nelle sale cinematografiche. “A bocca chiusa” accompagna una delle scene clou del film, ambientato nella Roma del 1946, una città divisa dalla povertà lasciata dalla Seconda guerra mondiale, le milizie degli Alleati ancora in giro per le strade e la voglia di cambiamento alimentata dal referendum istituzionale e dall’elezione dell’Assemblea Costituente: il brano, che Silvestri ha cantato a sorpresa con Paola Cortellesi nel corso dell’ultima puntata di “Propaganda live” su La7, lo scorso venerdì, ha appena superato il milione di ascolti su Spotify.

Cosa ti aveva anticipato Paola Cortellesi a proposito dell’utilizzo di “A bocca chiusa”?

“Poco e nulla. Sapevo solo che era nella scena principale del film. È stata brava a tenere tutto segreto anche agli stessi attori: so che nelle copie della sceneggiatura che gli erano state consegnate, il finale non c’era. Quando sono andato a vedere ‘C’è ancora domani’, sono rimasto incantato dal risultato. Ha dato alla mia canzone un nuovo significato”.

Cioè?

“‘A bocca chiusa’ parlava già di lotte collettive. Ma lei l’ha legata nello specifico alla condizione femminile, riuscendo a renderla perfettamente aderente alla storia che racconta nel film. E la cosa che mi onora è che l’ha voluta a tutti i costi. Il produttore mi ha raccontato che senza la mia canzone, non si sarebbe fatto il film. Paola aveva le idee chiarissime sul ruolo che il brano avrebbe avuto in ‘C’è ancora domani’”.


Da quanto vi conoscete con Paola Cortellesi?

“Dal ’96, mi pare. All’epoca lavoravo per uno spettacolo teatrale di Tullio Solenghi, ‘FrankensteINmusical’: ne avevo composto le musiche. Ai provini per la parte della protagonista si presentò anche lei, tra le altre attrici. Ne provinammo alcune, poi alla fine scegliemmo Paola. Solo che nel frattempo aveva accettato di lavorare a un altro progetto. Ci conoscemmo così”.

La regia del videoclip di “A bocca chiusa”, dieci anni fa, fu firmata da Valerio Mastandrea, co-protagonista di “C’è ancora domani”. Una chiusura del cerchio?
“Sì. E una coincidenza bizzarra. Come spesso succede, le cose finiscono per attrarsi. D’altronde siamo sempre la stessa cricca di coetanei e di amici”.


Con il cinema hai avuto spesso a che fare, negli anni. Nel 1996 scrivesti la colonna sonora di “Cuori al verde” di Giuseppe Piccioni, nel 1998 firmasti alcuni brani per “Barbara” di Angelo Orlando. Nel 2007 “Mi persi” venne inclusa in “Notturno bus” di Davide Marengo (e vinse il David di Donatello), mentre “Occhi da orientale”, “Testardo”, “Il mondo stretto in una mano” e “Surf” finirono in “Questa notte è ancora nostra” di Paolo Genovese, che nel 2014 ti incaricò di scrivere il brano portante della colonna sonora dell’omonimo film. Bolle qualcos’altro in pentola, dopo “C’è ancora domani”?
“Di comporre colonne sonore mi è capitato spesso, ma meno di quello che avrei voluto. Qualcosa che bolle in pentola c’è, ma non so bene se poi prenderà vita. Se ne parlerà quando sarà il momento giusto”.

L’anno prossimo festeggerai trent’anni di carriera e per l’occasione hai deciso di regalarti - e di regalare ai tuoi fan - trenta concerti tutti ospitati dall’Auditorium Parco della Musica, a Roma, a partire dal 18 gennaio (giovedì 23 novembre alle ore 18.15 si racconterà in un evento della Milano Music Week a Casa Milano Music Week, Torneria Tortona, ndr): esclude ogni possibilità di vederti in gara a Sanremo 2024?
“Sì. E lo considero quasi una fortuna (ride). Questo progetto è una scommessa e mi assorbirà per un po’ di tempo”.

Le prove come vanno?
“Bene. Saranno serate tutte diverse l’una dall’altra, con amici che mi verranno a trovare. Racconterò i miei trent’anni, ma anche gli ultimi trent’anni della storia del nostro Paese”.

Intanto in radio c’è il nuovo singolo estratto dal "Disco X", “L’uomo nello specchio”, in duetto con Fulminacci. State lavorando a qualcos’altro insieme?
“L’ho coinvolto in un progetto che sto provando a far accadere e che riguarda la tv. È un’idea, per ora. Abbastanza concreta, ma che per essere messa in pratica ha bisogno di tempo”.

Un programma tv come quello di Stefano Bollani?
“No, no. Io non sarei in grado di fare una cosa del genere. Sarà un progetto un po’ più piccolo, più nelle mie corde. Abbiamo già realizzato una sorta di puntata zero. Vedremo”.