MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Led Zeppelin, un DVD testamento: "Celebration Day, ultimo concerto"






Incontro a Londra con la leggendaria band, a 5 anni dalla serata alla 02Arena per celebrare lo scopritore Ertegun



Lo farete ancora?
«Solo con te».
E' stato un colpo basso, il mio, una domanda a tradimento, in mezzo a un corridoio e senza rispettare gli ultimi turni di un’autentica folla di giornalisti da tutto il mondo che sembravano divertirsi in domande oziose, pescati dal moderatore sempre fra gli inglesi e gli americani e le ragazze bionde, a parte un francese (che doveva essere raccomandato).
Nella sala brulicante e anche un po' distratta, si è fatto silenzio per qualche secondo. E Robert Plant ha puntato il dito verso di me impavida (quando si parte così alla cieca, bisogna aspettarsi di tutto) con quella risposta che avrebbe voluto essere maliziosa ed era comunque da miope. Forse era anche beffarda (nessuno dei due ha più l’età) ma comunque quel mezzo gioco un po' divertito ha messo un punto malinconico sulla saga della band oggi più leggendaria nel rock’n’roll, i Led Zeppelin.
Non ci saranno altri concerti. Amen.
Sulla leggenda, però, parlano i numeri: venti milioni di persone da tutto il mondo chiesero via internet, nel 2007, di acquistare un biglietto per il concerto di dicembre alla 02Arena. Venti milioni: roba che gli Stones se la possono sognare, diciamolo. Ma soltanto in 18 mila riuscirono a procurarsi l’ambito biglietto per la serata del 10 dicembre di quell’anno a Londra, nata per puri motivi sentimentali, in onore di Ahmet Ertegun, già presidente dell’Atlantic che nel 2006 aveva lasciato questa terra ed era stato lo scopritore loro come di Eric Clapton o Aretha Franklin e di chiunque altro abbia avuto un peso sul mercato internazionale della musica popolare.

«Celebration Day», un film che sarà proiettato nei cinema di oltre 40 paesi il 17 ottobre prossimo, è la cronaca appassionata di un regista che bada alla musica, alle corde della chitarra e ai sudori della batteria. Un DVD in vendita dal 19 novembre, che testimonia con occhio da esperto, senza tante balle scenografiche o ludiche alla Coldplay, quella notte di cinque anni fa nella quale i Led Zep tornarono per una sera a vivere, dopo anni di silenzio e dopo sei settimane di prove sentimentali che avevano rimesso insieme il senso e lo spirito di una band che ha avuto un’influenza profonda nella storia del rock, per la grazia furibonda che animava la sua poetica, per la capacità dei quattro di farsi voce rinnovata delle radici della musica popolare grazie alla tecnica chitarristica di Jimmy Page con la sua visione totalizzante del suono; ma anche grazie al dono vocale del buon Plant di tradurre in parole il groviglio di sentimenti di una generazione alla quale niente andava bene. Il bassista John Paul Jones fece la sua parte, nella storia, segnando una ritmica implacabilmente perfetta così come John Bonham, il mirabile batterista che mescolava estro e tecnica, portato via dal destino nella notte del 25 settembre del 1980, a soli 32 anni: Jones lo trovò che non c’era già più, dopo una serata di esagerate suonate e bevute e chissà cos’altro, e la sua scomparsa segnò la fine ufficiale degli Zeppelin, annunciata il 4 dicembre successivo.

Ma la vita si evolve, e nella serata del dicembre 2007 troneggiava alla batteria il figlio di John, Jason, ora 46 anni di già. Accudito con amore, accarezzato con affetto paterno da Jimmy Page al termine del concerto con compiacimento per i risultati, il figlio del batterista ha come risvegliato la band da un’impossibile ripresa. Una volta sola, però. Alla presentazione a Londra ieri di fronte ad esperti musicali di tutto il mondo, le parole più carine sono state per lui: «Fin dalle prime prove è stato incredibile», ha detto Jimmy Page. E Plant: «Avevamo già suonato tutti insieme al suo matrimonio, dopo che lui nel pomeriggio era andato a dormire e ho dovuto svegliarlo per proseguire la festa».

Dopo la proiezione di «Celebration Day», sono solo i tre titolari a farsi vivi in una sala arredata per l’occasione nel centro di Londra. «Sembriamo gli allenatori delle squadre di calcio, la musica oggi è così», stigmatizza Plant, un po’ rinsecchito, come incartapecorito al centro del tavolo. Alla sua sinistra quel diavolo dalle dita d’oro, Jimmy Page, smagrito e stranamente liscio nel viso, i capelli candidi raccolti in un codino: «E’ stato un bellissimo momento, dalle prove in là. Volevamo restituire alla gente il senso di quel che eravamo, ma ci siamo pure divertiti», confessa. John Paul Jones è quello che suscita risate e simpatia, con battute smemorate e ironiche: «Perché abbiam aspettato 5 anni per fare il DVD? Ma questi sono i tempi dei Led Zeppelin», esclama. Allora forse è davvero finita, come mi ha detto Plant. Ma il DVD è una testimonianza imperdibile di come si fa musica. Di come si fa il rock. A questi livelli, mai.


La scaletta


Good Times Bad Times
Ramble On
Black Dog
In My Time of Dying
For Your Life
Trampled Under Foot
Nobody's Fault But Mine
No Quarter
Since I've Been Loving You
Dazed and Confused
Stairway to Heaven
The Song Remain the Same
Misty Mountain Hop
Kashmir
Whole Lotta Love
Rock and Roll



Marinella Venegoni



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