MUSICA




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Pavarotti non c'è da cinque anni: Modena, lirica e poprock ricordano




Difficile dimenticare, per me. Ero appena arrivata a Roma per il debutto di un tour di Lucio Dalla - sì, Lucio Dalla - e il telefono squillò per dirmi che Big Luciano se n'era andato. Passai da Fiumicino a Termini, presi un treno e andai a Modena. Il giorno dopo, i funerali. Andai in Duomo, e davanti alla bara mi vennero giù lacrime. Che c'entro io, con Pavarotti? Nulla, in effetti. Ma tanti anni di "Pavarotti&Friends" mi avevano permesso di stringere con Nicoletta una simpatia, e di conoscerlo dunque, anche nell'intimità della sua casa, mentre distribuiva parmigiano come fossero ostie dei suoi riti alimentari, con una simpatia schietta e calda. Avevo imparato ad amare una voce che le rockstar che si avvicendavano sul palco ascoltavano con un misto di rispetto e tremore, travolti da tanta potenza indiscutibile.

Cinque anni fa, il 6 settembre, Luciano Pavarotti lasciava a 71 anni questa Terra che gli aveva dato gloria e onori (ma anche qualche guaio, come i 25 miliardi di lire di tasse pregresse che però pagò senza batter ciglio in comode rate allo Stato Italiano), in cambio di una voce così mostruosamente rara, duttile e morbida da rimanere rimpianta e ineguagliata fino ai nostri giorni, quando la pubblicità della Nutella l’ha riportata a farci compagnia a colazione con «Buongiorno a te», ed è stato come ritrovare un amico.
E nell’anno del terremoto emiliano che non concedeva spese, anche la Nutella ha finito per essere fattivamente coinvolta ieri al Teatro Comunale di Modena a lui intitolato, dov’è stata festa grande per ricordarlo, alla maniera di Nicoletta Mantovani, la moglie e mamma della piccola Alice di quasi 10 anni (ritratto evidente del suo Papalone, fiera in una platea strapiena da grandi occasioni: è passato persino Matteo Renzi, mah).
Non è un mistero che Nicoletta sia stata istigatrice delle avventure artistiche più scanzonate e «rock» del tenore, che si sono dipanate nell’ultima parte di una formidabile carriera: ed è stato appunto, ancora una volta, «Luciano’s Friends-The talent goes on», una serata di omaggio e memoria presentata da Fabio Fazio, che trascinò con sé (e con il premio Nobel Dulbecco) nel 2000, Big Luciano in una delle sue divertenti mattane, la conduzione del Festival di Sanremo. Tra l’altro, Fazio sta fatalmente per tornare sul luogo del delitto.

Star del pop e giovani talenti della lirica accompagnati dall’Orchestra Filarmonica per Fondazione Pavarotti diretta dal M.o Carminati, un tipo simpatico e da film comico, che agita la panza dirigendo e al termine di ogni pezzo butta a terra gli spartiti. Tutti hanno riempito ore affettuose e calde nello storico teatro, all’insegna della beneficenza visto che tutti hanno lavorato gratuitamente. Ha aperto la serata Giancarlo Giannini, con una lettera immaginaria del tenore ad Alice, la sua bimba più piccola (ne ha altre tre dalla prima moglie, ormai grandi) , scritta da Grazia Verasani per uno spettacolo dell'anno scorso a Reggio Emilia.

Di un forfait significativo tutti si sono dispiaciuti: l’attesa Montserrat Caballé, vittima di una caduta qualche giorno fa, ha dovuto dare forfait. A tener alta la bandiera dei noti della lirica è rimasto il solo Andrea Bocelli, che del crossover sostanzialmente inventato da Pavarotti ha saputo fare stile e successo planetario: doveva duettare con la Caballé, si è dunque riservato una sola apparizione in un estratto dal III atto della Bohéme, lontano dal pop e con i giovani talenti in parata.

Pop e rock erano comunque degnamente rappresentati, anche se Sting e Bono hanno dovuto dare forfait perché entrambi in studio a registrare. Jovanotti, bellissimo nel suo frack impeccabile, preciso e a suo agio al suono dell’orchestra con "Le tasche piene di sassi", Zucchero, che con il suo «Miserere» ha fatto riecheggiare la voce del tenorone per farsi poi accompagnare da Jeff Beck in "Dune Mosse"; Elisa in lungo e gorgheggiante alla sua maniera. Jeff Beck, una delle chitarre magiche del rock, invitato perché ha messo le sue note in una pazza versione di «Nessun Dorma», qui si è cimentato in una «Caruso» strumentale (povero, caro Dalla) che in realtà non mi è piaciuta granché perché un po' troppo manieristica.
Discorso a parte per Ennio Morricone, che con i suoi energici 84 anni ha maestosamente diretto il «Tema di Deborah», da «C’era una volta in America»: un tema che Pavarotti aveva confessato di voler cantare, ma non ha fatto in tempo.
Tutto questo, è stato visto da happy few sul sito di Vanity Fair, perché nessuna delle innumeri tv che popolano il nostro Paese, fra Cielo e terra, si è fatta avanti. Siamo alle solite (anche se Nicoletta dopo la serata mi ha confessato di non aver voluto chiedere a nessuno, perché ancora scioccata dal concerto di Petra mandato in onda su Retequattro).

Nel pomeriggio, Nicoletta aveva proclamato la propria volontà di portare avanti attraverso la Fondazione l’idea di Big Luciano di dare un palco alle promesse della lirica. Ma poi sono fioccati dalle star della serata ricordi affettuosi sul tenore e sull’uomo. Morricone ha raccontato di aver scoperto Pavarotti in una remota Tosca con la regia di Bolognini e di aver fatto una lunga fila per raccontargli il suo sbalordimento; sempre una Tosca ha ricordato Fazio, al Metropolitan quando lo invitò a Sanremo: «Poi andammo a cena a casa sua, e per non perdere tempo venne direttamente ancora vestito da Cavaradossi, con il rigagnolo di sangue sul volto». Uomo divertito e goloso, che come testimonia Elisa alle prove sul palco del Pavarotti&Friends teneva a portata di mano grandi vassoi di uva e parmigiano. Lorenzo Jovanotti parla di quella telefonata di invito per «Serenata Rap» che gli accese la vita: «So che dietro c’era Nicoletta, le mogli sono sempre importanti nelle scelte, e mio padre si accorse che il mio era un mestiere solo quando mi vide su Raiuno». E qui il pacato Fazio - che ha condotto con gran misura una serata a rischio di retorica - si concede una frecciata: «Strano, di solito succede il contrario, vedi qualcuno su Raiuno e pensi "E’ una follia"».



Marinella Venegoni

www.lastampa.it