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Teatro dell'Opera, un grande Macbeth, ovazione per Napolitano e Muti

Dieci minuti di applausi. Grande entusiasmo soprattutto, oltre che per il direttore d'orchestra, per il soprano russo Tatiana Serjan. In platea i ministri della Giustizia Severino e dei Beni culturali Ornaghi, e il presidente della Regione Polverini. Alemanno sul palco reale accanto al Capo dello Stato


E' finita con un trionfo - dieci minuti di applausi e standing ovation per Muti, il regista Stein, il maestro del coro Gabbiani e i cantanti - la prima del Macbeth di Verdi che ha inaugurato la stagione 2011-2012 del Teatro dell'Opera di Roma. Un successo che il sindaco di Roma Gianni Alemanno, nel palco reale accanto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e alla moglie Clio, assicura essere atteso: "Abbiamo raccolto quello che abbiamo esaminato, portando questo teatro a livelli di eccellenza". Ma forse a essere meno atteso era l'entusiasmo, non scontato a una prima "istituzionale" come quella che inaugura la stagione lirica: l'ultimo atto è stato interrotto continuamente dagli applausi e dai "bravo" tributati innanzitutto a Tatiana Serjan, una Lady Macbeth alla quale anche il Capo dello Stato ha voluto porgere i complimenti, ma anche a Dario Solari (Macbeth), Antonio Corianò (Malcom), Antonio Poli (Macduff) e a tutto il cast. Applausi anche per il coro (che ha avuto un'ovazione personale dopo "Patria oppressa", all'inizio del quarto atto).

L'opera è stata preceduta dall'inno nazionale, e non è mancato chi ha ricordato che, diversi anni fa, alla Scala, il maestro Muti non lo eseguì, nonostante in teatro ci fosse l'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Ma i tempi sono cambiati, e il presidente Napolitano rappresenta adesso agli occhi degli italiani il meglio delle istituzioni politiche. E infatti all'arrivo (con la moglie in abito lungo a fantasia sul rosa e scialle blu) è stato salutato da un'ovazione che si è ripetuta in sala. E durante l'inno tutti gli occhi erano puntati su di lui.

In platea anche il Ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi, che si è sottratto con un certa cura ai flash dei fotografi all'ingresso ("non vengo bene in fotografia", si è schernito), il ministro della Giustizia Paola Severino, che si è fermata invece con i giornalisti dichiarandosi con un sorriso una vera appassionata di Verdi, e un'estimatrice di Riccardo Muti, e la presidente della Regione Lazio Renata Polverini. Tra le facce conosciute i fedelissimi delle prime: Renato Balestra, Simona Marchini (con Lina Sastri), Silvana Pampanini, Anna Fendi, che si è espressa in termini più che entusiastici nei confronti di Tatiana Serjan: "A tratti mi sembrava di riascoltare la Callas".

Un pubblico molto elegante, anche se un po' di aria di austerity si percepiva: "Quest'anno siamo venuti alla prima. L'anno prossimo chissà", ha sospirato una signora con una giacca con ricami argentati a un'amica. Però in effetti della nuova ventata di "sobrietà" legata alla crisi economica e all'avvento del nuovo governo in platea e nei palchi c'era ben poco. Molto sobrie, semmai, le scenografie di Stein, lineari ed essenziali come in un quadro astratto. Pensate in funzione della musica, che deve rimanere la protagonista, non ha mancato di sottolineare il maestro Muti in un rapido incontro con la stampa e con alcuni "fan" alla fine della rappresentazione: "Quella di Stein è una regia senza orpelli, forte com'è forte la musica di Verdi. E infatti ha permesso al pubblico di concentrarsi proprio sulla musica".

Il maestro ha avuto parole di elogio per il Teatro dell'Opera, del quale è diventato da qualche settimana "direttore onorario a vita". Del "Macbeth" ha ricordato che è un'opera profondamente attuale: "Racconta la storia di un tiranno che è disposto a tutto per la voluttà di potere, e finisce male. Ed è attuale perché ci saranno sempre dei tiranni, e finiranno sempre male". Ma il ruolo dell'opera non finisce qui, ha proseguito Muti: la musica è uno dei valori fondanti del nostro Paese, e come tale va custodita e promossa. "La cultura è l'arma più importante contro la dittatura, infatti nei Paesi che sono andati in pezzi per ricostruire si riparte proprio dalla cultura. E la musica è parte integrante della cultura italiana, ed è fondamentale per ricostruire i valori profondi del nostro Paese e per ripartire". Il maestro non è voluto tornare sulle polemiche seguite alla sua dichiarazione: "Io, a differenza di altri, ho sempre avuto la residenza in Italia". "Mi sono limitato a rispondere a una domanda", ha replicato.

Il Macbeth, del quale il regista tedesco Stein ha firmato anche scene e costumi, è nato da una collaborazione con il Festival di Salisburgo. Allo spettatore offre una vicenda piuttosto fedele alla tragedia di Shakespeare, che punta su tre elementi: il personaggio di Macbeth, tormentato guerriero spinto dalla moglie assetata di potere ad assassinare il re Duncan; Lady Macbeth medesima, che non si ferma davanti ad alcun delitto per conquistare il trono; e infine le tre streghe che pronosticano a Macbeth che sarà re fino a quando la foresta di Birnham non si muoverà: verdetto ambiguo, che si chiarisce quando l'esercito dell'erede al trono legittimo, Malcolm, assalirà le truppe di Macbeth nascondendosi dietro rami d'albero tagliati.

Macbeth ha offerto a Stein ottime occasioni teatrali: dall'apparizione del fantasma di Banco, che viene moltiplicato in una serie di sosia che appaiono e scompaiono come su una scala mobile fino alla splendida scena del sonnambulismo di Lady Macbeth, dove una semplice fiammella e il buio intorno bastano a creare un'atmosfera da incubo; fino alla battaglia finale, dove quaranta armati si affrontano fragorosamente, secondo la studiata regia del maestro d'armi Renzo Musumeci Greco.

Rosaria Amato

www.repubblica.it

Verdi – Macbeth (Inaugurazione della stagione 2011/12 – Teatro dell’Opera di Roma)

Verdi – Macbeth (Inaugurazione della stagione 2011/12 – Teatro dell’Opera di Roma)