MUSICA




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E anche Sting va verso i sessanta - "Grato alla vita, scrivo una pièce"

Avvolto in uno spettacolare cachemiretto cinerino, collo sciallato e testa rasata, Sting è un uomo vogue anche nel silenzio vellutato della gelida biblioteca condominiale dove ci aspetta, al piano terra del lussuoso condominio in Central Park dove da poco vive: quando sta a New York, naturalmente, perché poi è noto che ha quasi più case lui di Berlusconi. Eppure eccolo lì tranquillo, appena un po’ algido, sciolto presto dalla simpatia per l’Italia che è una delle sue patrie. Ma non è poi che riceva solo per simpatia. Cadono i 25 anni della sua carriera solista, e con quelli arriva il 26 settembre un box set «Sting: 25 Years», con 3 cd, un DVD inedito di un concerto, foto e suoi commenti scritti per l’occasione; è prevista una iPad App gratuita, un documentario digitale che terrà compagnia pure al successivo «The Best of 25 Years» in uscita a metà ottobre. La storia solista di Sting è ben nota ai suoi appassionati, e anche ai semplici conoscenti ormai, visto che anche l’Englishman in New York, come da sindrome Baglioni, da tanto non sfodera novità. Però nella gelida biblioteca, ancora una volta ci sorprenderà. Con la scrittura, con un tour, con un concerto e un compleanno fatale.

Come sta Sting, quanti anni compie?

«Il 2 ottobre saranno 60 tondi. Li festeggio la sera prima al Beacon Theatre, con un concerto al quale interverranno Bruce Springsteen, Lady Gaga, Stevie Wonder, Mary J Blidge, Herbie Hancock, Will.i.am, Rufus Wainwright, Brandford Marsalis, Chris Botti, Vince Gill, Billy Joel».

Numeri uno senz’altro. Che pensa di Lady Gaga?

«Ho un gran rispetto per lei, ha una visione originale, sa suonare e cantare. Ho visto "Bad Romance" su You Tube, si capisce che suona e arrangia bene».

Sono carucci i biglietti al Beacon. Il più economico è 600 dollari, il più caro 4.500.

«E’ una charity per aiutare i poveri, tireremo su 4 milioni di dollari per i giovani di New York: penso che andranno a programmi educativi. Gaga canterà "King of Pain", Bruce "Fields of Gold", Stevie Wonder "Fragile". Avrei dovuto chiamare anche Zucchero, ma ci siamo sentiti la scorsa settimana, abbiamo parlato di vino e di olive che entrambi coltiviamo, e mi ha detto che è in tour».

Lei andrà in tour?

«Certo, in ottobre, titolo "Back to Bass»: con una piccola band suonerò il basso e ci saranno due violini, oltre che il mio chitarrista Dominic Miller e suo figlio. Non ho la più pallida idea di cosa faremo, ora».

Venticinque anni di carriera solista sono così tanti da doverli festeggiare?

«Questo lavoro che ho fatto con le mie canzoni mi ha fatto ricordare tante esperienze: con le mamme dei Desaparecidos in Cile, al Live Aid. Non ho rimorsi, ho un senso di gratitudine per la mia vita. E il ripensare serve anche a capire cosa farò nei prossimi 25 anni. Sono convinto che il meglio debba ancora venire».

Lei cominciò a volare da solo con «The Dream of the Blue Turtles», dove cantava di psicanalisi. C’erano ancora i Police.

«Davvero ero in analisi, e lì ho scelto la mia libertà. Non c’era una vera decisione, ma il mio istinto mi diceva che artisticamente era il momento giusto, anche se avessi fallito».

E il prossimo disco di inediti?

«La musica è come una grande casa, con tante stanze da usare: voglio fare solo rock, o solo jazz, o cantare con l’orchestra. Ora sto scrivendo il testo e la colonna sonora di una pièce musicale (non mi fate usare "musical", non mi piace) che s’intitola "The Last Ship" ed è sulla mia città, Newcastle. Sto scegliendo gli attori: anziani e di talento. Volevo mia moglie ma non vuol saperne di cantare».

I suoi figli?

«No loro fanno la loro strada, niente».

Niente nuove canzoni, allora...

«Quando finirò la pièce, vedremo. Ma non smetterò di voler fare la rockstar».

C’è un limite di età, nel ramo?

«Non credo. Penso ai ‘60, quando Armstrong fece "What a Wonderful World" e Frank Sinatra "My Way". Non erano proprio ragazzini».

Come ripensa alla reunion con i Police?

«Non sono pentito, pensavo sarebbe stata una sorpresa. Son contento che ci sia stata, ancor più contento che sia finita».

Marinella Venegoni

www.lastampa.it