MUSICA




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Bocelli a Central Park, un'Italia che piace agli yankee (più che a noi)

Se i poliziotti che cantano restano un indice di gradimento, l’altra sera ce n’erano a centinaia, a tratti quasi dimentichi del mestiere: facce che ridevano a sussurrare con Andrea Bocelli e Tony Bennett "New York New York", la loro Grande Mela affondata dentro la pioggia a Central Park. Intorno 70 mila persone. Platea divisa equamente a metà fra seggiole numerate e prato libero, dove stavano tutti seduti immobili nell’acqua e nel freddo, con impermeabile e ombrello, dopo pazienti file di ore. Il pomeriggio era andato oscurandosi di nubi, ma lasciava la skyline libera nel tramonto: sfondo sontuoso per la New York Philharmonic Orchestra diretta da Alan Gilbert e il Westminster Symphonic Choir che riempivano l’enorme palco stellato di «Bocelli Live in Central Park».

Central Park è il luogo dei concerti del cuore, per gli americani. Dei nostri, finora c’era passato solo Luciano Pavarotti. E questo concertone gratuito del tenore toscano, organizzato dalla discografica Sugar (Caterina Caselli e suo figlio Filippo), supportato dalla famiglia Barilla, si è rivelato una gigantesca operazione artistica e di immagine del Made in Italy: costata un anno di lavoro e dieci milioni di dollari, ha rinfocolato il nostro orgoglio nazionale in un momento un po’ così: è l’Italia che sa fare il suo mestiere e piace fuori confine (forse più che da noi). Bocelli poi qui piace davvero moltissimo, che neanche ce ne facciamo un’idea. Proponendosi all’immaginario yankee più pragmatico e popolare, che non sente come noi il peso della tradizione, egli lavora su una sintesi libera fra opera e canzone; interpreta le arie più celebri come fossero brani a sé, cerca un rigore stilistico svincolato dalle rotaie dei generi, con l’aiuto di ospiti dei vari filoni affrontati.

Si capiva che era in forma, il tenore, già dagli acutoni sfoggiati in apertura, su «La donna è mobile» e «Di quella pira». «Ave Maria» è suonata preghiera antipioggia, accorata quanto vana: «Siete davvero degli eroi», con questo tempo», diceva la star al pubblico che comprendeva qualche vip, dall’enorme Donald Trump (con signora e 6 guardie del corpo) ad Alec Baldwin, da Sting a Rudolph Giuliani. Prima parte del concerto, tutta lirica. A dargli man forte, il confortante baritono gallese Bryn Terfel per «Vai Tosca» e Bizet («Au fond du Temp Saint»). Ed ecco le soprano. Bocelli tira su di peso Ana Maria Martinez dopo «Vicino a te», duetta con Pretty Yende in «O Soave fanciulla». Immancabilmente, prima dell’intervallo, tutti e quattro hanno libato ne’ lieti calici.

Bocelli pareva davvero a suo agio, e ci ha poi spiegato: «Avevo l’emozione della felicità, non quella brutta che toglie le forze. E poi, nei luoghi aperti, ho meno timore che in teatro, sento l’affetto della gente. Anche i miei due figli hanno capito solo adesso questo mio rapporto con l’America». Sono ormai grandi, i ragazzi. Il prossimo figlio di Andrea sarà una bambina: la sua compagna Veronica dice che nascerà intorno al 20 di marzo.

La seconda parte della serata, con il tenore in smoking bianco, è stata un volo radente su generi più popolari: canzone napoletana («Funiculì funiculà» con Geminello Alvi al flauto, «O’ sole mio»), un omaggio a Nino Rota, Morricone e Ortolani («Amarcord», «C’era una volta il West», «More») con la tromba di Chris Botti, e al piano David Foster che si è buttato nel doveroso omaggio allo sponsor («Barilla is the best pasta!»). Entusiasmo alle stelle per Céline Dion: con Andrea, son stati pochi minuti di virtuosismo tosto in «The Prayer», prima dell’arrivo dell’alquanto spaesato Tony Bennett. E che silenzio su «Amazing Grace», che sospiri per «Con te partirò».

Tutto questo diventerà - con uscita il 14 novembre - un disco, un dvd, un blue ray, un documentario. E’ stata fatta anche una foto panoramica di Central Park che consentirà a ciascuno dei presenti di riconoscersi («Maltempo permettendo», dice Filippo Sugar).



Marinella Venegoni

www.lastampa.it

Andrea Bocelli & Tony Bennett in Central Park

Andrea Bocelli & Tony Bennett in Central Park