MUSICA




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Copyright musicale fino a 70 anni - Il Consiglio d'Europa protegge gli artisti

Gianni Morandi, Mina e Adriano Celentano possono star tranquilli: continueranno a percepire i diritti sui dischi realizzati nei primi anni '60, per vent'anni ancora. E' l'effetto di quanto deciso oggi dal Consiglio d'Europa : ha portato a 70 anni il copyright in favore di interpreti e produttori di musica, rispetto agli attuali 50 (calcolati dalla data d'incisione del disco). Adesso i Paesi membri dell'UE hanno due anni di tempo per recepire la direttiva. L'Italia non indugerà: è stata tra quelli che ha votato a favore.

"Non rischierò più di vedere la nostra musica usata negli spot televisivi senza autorizzazione", ha commentato Björn Ulvaeus degli Abba. È tra i 40 mila artisti che nei mesi scorsi ha fatto una petizione a favore di questa direttiva. Applausi anche dagli U2. L'effetto principale della direttiva è quindi che la musica del passato sarà protetta più a lungo; il rovescio della medaglia è che nascono nuovi paletti contro la libera circolazione delle opere musicali, visto che bisognerà aspettare vent'anni in più per poterle usare.

La direttiva però include una clausola che cerca di bilanciare questa restrizione d'uso. Costringe le case discografiche a una scelta: mantenere in commercio un'opera o permettere all'artista di riacquisirne i diritti. Combatte il fenomeno del "fuori catalogo": alcune opere non sono più disponibili

nei negozi, ma gli artisti non possono offrirle al pubblico perché ne hanno ceduto i diritti alla casa discografica.

La direttiva guarda quindi così alle potenzialità di Internet, dove le opere possono trovare nuovi canali di vendita. Tuttora alcune di quelle non più in commercio sono reperibili su Internet, ma solo illegalmente. L'estensione del copyright a 70 anni serve invece - a quanto dichiarato dal Consiglio - per proteggere gli artisti in tarda età. Quelli che hanno cominciato a fare musica da giovanissimi rischiavano di trovarsi scoperti, negli ultimi anni della propria vita, perdendo il copyright sulle prime opere. Che in certi casi sono state anche quelle di maggiore successo, com'è capitato appunto a molti artisti degli anni '60.

L'intento della direttiva è anche protezionistico. Vuole evitare che la produzione musicale si sposti ancora di più negli Usa, dove il copyright è più esteso (95 anni). Ricordiamo invece che il copyright a favore dei compositori di musica è ben più generoso: scade 70 anni dopo la loro morte.

Applaude quindi ovviamente l'industria. "si tratta di un passo fondamentale per la tutela della creatività europea e soprattutto per gli artisti che rappresentano la produzione europea", dice Enzo Mazza, presidente di Fimi (Federazione dell'industria musicale italiana). "Siamo anche grati all'Italia che ha giocato un ruolo fondamentale nella costruzione del consenso necessario a Bruxelles per ottenere questo importante risultato", aggiunge.

Ci sono dubbi però che l'estensione del copyright possa frenare l'emorragia dei ricavi. Quelli dalla vendita di Cd e altri supporti fisici si sono dimezzati, negli ultimi dieci anni, in Italia (secondo Fimi-Confindustria). E la crescita dei ricavi online ancora non riesce a compensare questo calo.

Scettici, sui benefici della direttiva, sono alcuni esperti di diritto d'autore come Marco Ricolfi del centro Nexa e l'avvocato Fulvio Sarzana (promotore della campagna di protesta contro la delibera Agcom sul copyright). Concordano che la direttiva servirà solo a proteggere quegli artisti anziani le cui opere hanno ancora un mercato dopo oltre 50 anni. Grandi artisti, quindi, non certo interpreti minori e ormai dimenticati. Per i due esperti il solo effetto sarà quindi un ulteriore paletto alla diffusione della musica, già affossata da norme obsolete rispetto ai tempi.

Alessandro Longo

www.repubblica.it