MUSICA




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Vincere col trucco - di Mina - La Stampa 22.11.2009

Vincere col trucco


Quel tavolo tirato su e sbattuto addosso a quei due non lo dimenticherò facilmente. Erano pokeristi professionisti, mi spiegò, dopo essersi calmato, l’autore dello scompaginamento dell’arredamento di quella casa. Io, come una deficiente, non mi ero accorta di niente. Perdevo, ma poco. Chissà come sarebbe andata a finire. I due erano persone gradevolissime e con credenziali di alto livello, come i veri truffatori. Non fecero una piega, non negarono, non proferirono parola. Secondo me avevano capito che c’era anche il rischio di andare via seriamente ammaccati. Due bari veri e propri che ci avevano provato, ma avevano trovato uno più sveglio di loro.

Vincere col trucco è una tentazione irresistibile per gente che ha la testa fatta in un certo modo. Non è quasi mai il bisogno che li muove. È che un quel tipo di «aiutino» è ritenuto assolutamente veniale. Un po’ da tutti, diciamoci la verità. L’imbroglio è diventato necessità. Per vincere non basta la superiorità. Nessuno è ormai disposto a concedere ad alcun altro una incontestabile supremazia fisica, intellettuale, culturale. Dopo gli inutili tentativi di abolire le classifiche con sessantottino o cristiano afflato, tutti sono alle prese con le proprie invidie e si sentono obbligati a inventare sotterfugi per supplire a evidenti inferiorità.

Motori speciali di questo elegante comportamento sono il denaro, il potere, le medaglie, la fama. Non importa se il campo di gara è un tavolo verde, un pianerottolo condominiale, una camera parlamentare, una boutique, un’autostrada, uno stadio di calcio, una redazione di giornale, un consiglio di amministrazione. A ogni appuntamento si presenteranno prestidigitatori e illusionisti per vincere due lire, un seggio, un viaggio premio. Eccoli lì. I pianisti, Thierry Henry, un baro, dei finanzieri, i mafiosi e una paccata di altri uomini impegnati a elargire «pacchi» poco natalizi. Sono dappertutto, pronti con le loro magie. Qualcuno che ci rimette ci sarà sempre. Ma chi se ne accorgerà? Chi ricorderà l’illusione? Chi potrà pretendere che gli venga svelato il trucco? Tanto l’Imbonitore ci rassicura sempre con il suo sostanzioso «senza trucco e senza inganno». Tutti sappiamo che si tratta di una eterna excusatio non petita con il dovuto seguito. Si è capito? In questi giorni penso all’appassionato Trap e a tutti quei trap che, purtroppo, non hanno la possibilità di fare conferenze stampa.

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