MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Come figli scapestrati - di Mina - La Stampa 15.11.2009

Tanto siamo all’epilogo. Manca poco. E in questa terra di confine, fra la nostra leggendaria e orripilante storia che sta per finire, e il 21 dicembre del 2012 abbiamo il tempo di farne tanti altri di spropositi. Diamoci dentro perché i minuti corrono. Dimostriamo - a chi poi? - la nostra stoltezza, la nostra idiozia, la nostra mancanza di lungimiranza. Vedi, abbiamo fatto bene a non occuparci del nostro campicello, del nostro mondo. Come se avessimo saputo che, tanto, sarebbe stato inutile.

Abbiamo depredato, arso, ammazzato, mortificato, sfruttato fino al nucleo, fino all’osso, questa meraviglia di montagne e di fiumi e di alberi di cui siamo stati gli indegni ospiti. Ma non ne abbiamo capito l’essenza, il respiro. «Io ne ho viste cose che voi umani non potete immaginarvi». Sì, non abbiamo visto gran che. Meglio, non abbiamo guardato. E ci faceva sorridere quando vedevamo un uomo, solo, fermo al limitare di una radura o su una spiaggia o in mezzo a una folla, immobile come in un fermo immagine. Solo, in silenzio a guardare se stesso. Sì, era erba, era acqua, era gente quello che aveva davanti, ma cercava il nocciolo, la ragione, l’anima. Ma noi, troppo impegnati a buttare via la vita e solo con il breve tempo per andare a fare shopping, non abbiamo capito che non avremmo dovuto prenderci gioco di quell’uomo che ci faceva sorridere.

Lui era la verità. Lui è ancora la verità. Lui è noi da piccoli. Lui è Cristo. E ancora lui, lui è il nostro rammarico, il nostro scontento. Ci sentiamo potenti proprio per le ragioni che dovrebbero farci vergognare. Le invenzioni così utili e così imbecilli... fino a trovare il modo di fermare le nuvole, a far nevicare quando ci fa comodo e a far brillare il sole a comando. Ma lo spirito dell’universo, dopo averci tollerato come si fa con un figlio scapestrato, adesso credo proprio che si sia rotto le scatole.

E attraverso una sciocca previsione catastrofica di origine inca o vattelapesca ci fa sapere che quello che millantano i «profeti» del calendario Maya potrebbe realmente verificarsi. «Ma come? Abbiamo trovato l’acqua sulla luna». Bravi. Questa sì che è una cosa proficua, vantaggiosa e, soprattutto, comoda. Ma almeno voi, voi che sulla luna ci siete stati davvero, tra i cavi, la mancanza di gravità e «un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità», avete avuto il tempo di guardare giù? E cosa avete visto?


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