MUSICA




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"L'Altra Autobiografia" di Vasco Rossi - fine provvisoria

"L'Altra Autobiografia" di Vasco Rossi - fine provvisoria

Era il 1987….. quando arrivò l’apocalisse. Arrivò il successo. Tutti persero la testa e la situazione diventò ridicola e a un certo punto tragica. Guido Elmi in una sosta di identificazione paranoica si sentiva Vasco Rossi, con scenate ridicole di delirio di onnipotenza, anche nei miei confronti. Si considerava l’artefice del mio successo e stranamente anche riva e compagni gli credevano. mi considerava una sorta del” fantasma del palcoscenico”, utile solo a scrivere canzoni che lui giudicava e che sceglieva con assoluto disprezzo della mia opinione o delle mie convinzioni. Quando gli feci sentire “la combriccola del blasco” e la liquidò arrivando a definirla una canzone “naif” capii che ormai non era più in grado di capire il discorso di vasco rossi e rischiava di comprometterlo stravolgerlo e addirittura distruggerlo. A questo punto ne andava della mia vita artistica e non potevo permetterglielo. A qualsiasi costo. E come al solito in questi casi ho messo la mia vita sul piatto. Pronto a giocarmela e perderla se fosse stato necessario. Ma anche lui avrebbe dovuto rischiare e giocarsi la sua.

Guido è una persona molto intelligente furba e privo di scrupoli. Scaltro e con un carattere forte, colto e astuto. Era il mio complice perfetto. La parte forte e dura. Capace di rispondere in faccia a chiunque di andare a farsi fottere e divertendosi pure con la sua dialettica e il suo sarcasmo a infierire a volte. Ma nel profondo era privo di cattiveria. E mi voleva un bene dell’anima.

Aveva in mano tutto della mia vita. produceva i dischi, trattava da manager le tournee, Teneva lui i conti gestiva i budget di produzione incassava e distribuiva i soldi. Io non sapevo neppure cos’era una fattura. E meno che mai quanti soldi avevo. E dove erano. Quando ne avevo bisogno li chiedevo a lui e me li dava. Dovevo assolutamente riprendere in mano le redini della mia vita e per farlo avrei dovuto scontrarmi con lui a costo di doverlo distruggere ed eliminare perché non avrebbe più accettato di rientrare nel suo ruolo. Non sarebbe più riuscito a capire. Era troppo preso da se stesso. Parlai con Lolli e gli chiesi se sarebbe stato dalla mia parte se avessi dovuto fare una guerra contro Guido.

Da quel momento cominciammo una lunga e sottile azione di informazione su tutto ciò che mi riguardava e che Guido gestiva. Attenti a non farci scoprire per due anni studiammo la situazione e spostammo a poco a poco alcuni pesi, alcune strategiche posizioni di forza. Cominciammo col dividere le contabilità e affidare la mia a un commercialista diverso con la scusa che un amico carissimo di mio padre avrebbe avuto il piacere di seguirmi. Così presi in mano la mia situazione economica e finanziarla. Poi riuscimmo a convincerlo ad affidare la gestione dei budget a Lolli che già si occupava di seguire i conti per togliergli un problema e un fastidio in più. Era talmente in preda al suo delirio artistico che accettò. E a quel punto i cordoni della borsa passarono nelle nostre mani. Ora restava solo il problema che sul mio contratto discografico risultava che lui era il produttore. Ma lo avevo definito io e niente mi impediva di cambiarlo semplicemente comunicando alla emi che avevo deciso di farlo. Era fottuto.

Non ci saremmo mai riusciti se non ci avesse sottovalutato considerandoci (parole sue) dei cerebrolesi. A questo punto dovevo solo affrontarlo e comunicargli che d’ora in avanti i dischi li avrei prodotti io. che se voleva gli avrei lasciato anche le percentuali ma lui non sarebbe mai più dovuto entrare in sala di registrazione. Lui non accettò. Gli spiegai che non aveva scelta.

Si presentò un giorno in sala dicendo “sono venuto a riprendere il mio posto di produttore” e cominciando a insultare tutti i suoi vecchi collaboratori con la sua solita violenza. Lo buttai fuori di forza pronto a prenderlo a pugni e a calci giurandogli che se lo avessi rivisto lo avrei preso sotto con la macchina e non stavo scherzando.

Si concluse così il rapporto con Guido una delle persone che ho più amato e è stato così importante per me che senza di lui non sarei certamente quello che sono. Ma dovevo farlo.. Produssi due dischi da solo. Liberi Liberi e “fronte del palco”. Poi cominciai a pensare che fare anche il produttore era un po’ troppo e cominciai a cercarne uno. Improvvisamente l’illuminazione. Parlando con Lolli pensammo.. Perché non tornare a prendere Guido che nel suo ruolo e senza deliri di onnipotenza alla fine per me è sempre stato il migliore di tutti. Andammo a casa sua e glielo proponemmo. Lui non cercò di nascondere la sua commozione e da allora siamo andati avanti più di vent’anni in perfetta sintonia e con grande vantaggio per la storia di Vasco Rossi. Un’idea così perversa poteva venire in mente solo a me.


Contemporaneamente Massimo Riva e Maurizio Solieri si presentarono in studio di registrazione e mi comunicarono che avevano deciso di non suonare più con me. Io non capivo il motivo e Riva mi spiegava che volevano prendere un loro strada indipendente!?...da me!?...(già facevano dischi con il mio aiuto nello scrivere i testi) che volevano essere un gruppo autonomo… (non capivo cos c’entrasse suonare o meno con me) e che mi avrebbero abbandonato. Non credevo alle mie orecchie. Chiedevo a Solieri se da chitarrista di Vasco Rossi preferiva diventare chitarrista di Massimo Riva. Ma lui non mi sentiva non mi capiva. Completamente plagiati da Massimo che non voleva più essere il numero due e voleva diventare il numero uno, mi derubava del gruppo che io avevo creato e pensava che prodotto da Guido Elmi sarebbe diventato….chi? gli dicevo! Tu pensi di chiudermi in un armadio e andare fuori te a cantare “siamo solo noi”? sei fuori di testa andate pure a farvi fottere. Io non ero mai stato su un palco senza riva e Solieri e mi sentivo perduto ma gli dissi: guarda Solieri girerò tutto il mondo per trovare un chitarrista che non ti faccia rimpiangere. E questo vale anche per te Riva che sei un fantastico numero due ma per fare il numero uno non hai le caratteristiche necessarie. E se non capisci questo non capisci un *****.

Grazie comunque per la riconoscenza e per l’affetto. Cominciò cosi uno dei momenti più difficili della mia carriera. Senza Guido e senza gruppo.

Mi sentivo perduto.

Per fortuna Cuchia e tedeschi non si erano fatti infinocchiare da Riva e rimasero con me. Su di loro e con loro cominciai a ricostruire una band. Cucchia un giorno mi disse di aver sentito in un pub del trentino un chitarrista molto bravo. Lo convocai ed era Braido! Quando cominciò a suonare capii di aver trovato un vero fenomeno che avrebbe fatto dimenticare certamente Solieri. Poi dovevo sostituire il Gallo. Nessuno in italia avrebbe potuto avere la credibilità di cominciare a suonare siamo solo noi come lui.

Volai a Londra e contattai un bassista di grande esperienza, un bassista alto magro bello e vissuto. Un che si muoveva si vestiva e teneva in mano il basso come uno dei Rolling Stones. Uno che avrebbe avuto la faccia e la credibilità necessaria per cominciare l’assolo di siamo solo noi. Paul Martinez. Per la chitarra ritmica al posto di Riva un Tedesco…stazzonato, capelli rasati e piantato a gambe larghe sul palco con una presenza e una precisione teutonica nel suonare la ritmica.

Il gruppo c’era ma non andava molto d’accordo. Le prove andavano avanti tra litigi e a volte risse tra Tedeschi e il bassista. Io andavo a casa la sera in preda a una cosa molto simile alla disperazione. Poi vennero le prove generali a Piacenza. Una settimana e poi partenza per Locarno..data zero.

Ala mattina alle otto mi chiama Rovelli l’organizzatore dei concerti e mi dice che i due stranieri hanno chiesto il doppio del pattuito altrimenti se ne vanno a casa. Ancora stordito dal sonno e dalla notizia gli dico di mandarli a farsi fottere. Senza sapere come avrei potuto fare mi riaddormento. All’una mi sveglio chiamo Rovelli che mi dice che uno,il tedesco, n’era andato, l’altro era rimasto. Tiro un sospiro di sollievo e vado al palco delle prove e cerco un ragazzino che tutti i giorni era sempre venuto ad ammirare Braido sottopalco. Lo trovo gli chiedo se sa suonare la chitarra. Mi dice “bè non come Braido”, gli dico sali sul pulman con noi oggi pomeriggio, questa notte ti studi le ritmiche dei pezzi, e domani sera suoni con noi. Era quel pazzo di Davide Devoti. Uno che non avrebbe fatto rimpiangere Riva né come presenza scenica (era pazzo da legare) né come valore artistico.

Arrivammo a Locarno e salii sul palco per le prove pomeridiane. Avevo un grosso peso sul cuore e la totale incertezza di come mi avrebbe accolto il pubblico. Una sensazione di angoscia mista a preoccupazione e insicurezza che conosco bene ma che non avevo mai provato così forte. A un certo punto vedo correre verso il palco una fans storica,una amica sempre presente ai concerti di Locarno, con un sorriso, una felicità tale di rivedermi, una gioia di poter assistere al concerto che tutto mi si è sciolto e ho capito che sarebbe andata bene….



(Epilogo)


La steve rogers band partecipò al festival di Sanremo fu eliminata alla prima serata e si sciolse immediatamente.

Per anni incontravo Solieri nei locali bolognesi e mi supplicava di riprenderlo a suonare. Gli rispondevo che c’era già Braido. Poi Braido andò a suonare con Zucchero. Io partorii l’idea di prenderli sul palco tutti e due e fargli fare il duello delle chitarre. Uno spettacolo straordinario. Poi liquidai Braido perché non avevo apprezzato il “tradimento” con Zucchero. Ripresi Solieri e poi arrivò Steff! Il più grande chitarrista del mondo che mi fece commuovere e impazzire e occupò per diritto di qualità, bravura, tecnica e sensibilità superiori il posto di lead guitar. Solieri era superato ed essendo prevalentemente un chitarrista solista non era neppure in grado di essere un bravo chitarrista ritmico.

A quel punto un’altra illuminazione! Pensai che per la storia di Vasco Rossi, per la bellezza dei concerti sarebbe stato bello ci fosse Massimo Riva a suonare la ritmica che come lui non la suonava nessuno. Allora l’ho richiamato e se non fosse morto ci sarebbe ancora lui in quel posto.