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Mina: sopravvissuta alla mia autopsia -da la stampa

Mina: sopravvissuta
alla mia autopsia


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Avete mai provato ad essere reduci dalla vostra autopsia? Con gli ultimi brandelli rimastimi appiccicati alle ossa finisco una immeritata giornata di fiori e ferite ripensando ai perché di un tale scatenamento.

Era evidente che di una diagnosi ci fosse bisogno. La ricorrenza decrepita invitava ad appro*****rne. Una marea di autonominatisi anatomopatologi si sono dilettati a frugare tranquillamente le risposte nell’archeologia della mia psiche, della mia memoria, della mia carnaccia sbranabile, del perché e del percome della vita mia. Devoti estimatori, irriducibili avversi, timorosi contestatori, hanno danzato sui loro referti, sicuri di avermi posseduto, oltre che descritto per intero. Se per caso non sapessi il perché delle scelte che ho fatto, adesso avrei un ampio ventaglio di possibilità. Un tale, evidentemente scappato dal manicomio, ha persino detto che ho fatto tutto per strategia. Strategia di che? Fantastico.

A tutti gli uomini vengono affibbiati gli interpretatori delle azioni e dei pensieri. Tutti sono sottoposti all’infamia di non sapersi conoscere. Per questo, la civiltà del farsi gli affari degli altri affibbia a ciascuno la condanna di avere qualcuno che gli spiega il perché delle scelte che prende.

Non è un privilegio del cosiddetto personaggio pubblico essere indagato nelle proprie intenzioni.

Sarà perché non mi sono ancora abituata a sentir parlare di me da parte di chi non ho mai visto, ma mi sento strana. Se tutti insieme volevate farmi effetto, vi accontento dicendovi che sì, mi avete proprio colpito. Non mi riconosco molto nei pareri espressi o nelle interpretazioni, ma questo è di irrilevante importanza. In questi giorni ho assistito alla rappresentazione della mia vita che, mandata avanti e indietro in un videotape impazzito, mi ha fatto girare la testa e non solo. L’accadimento veramente grandioso e commovente è rappresentato dalla valanga di biglietti, mail, fiori, regali, telefonate di tante persone affettuose e sincere che conosco, ma anche che non ho mai conosciuto. Adesso ho settant’anni, ma ieri ne avevo sessantanove. Cos’è? Forse mi avevano cristallizzato in una età indefinita che era certamente più rassicurante per loro che per me. Io è una vita che aspetto di essere vecchia. Adesso ci sono, ma non da oggi. A proposito dell’autopsia… si attendono gli esami istologici. Non subito, perché mi dicono che, purtroppo, la «festa» non è ancora finita.

Re: Mina: sopravvissuta alla mia autopsia -da la stampa

Sì, cara Mina, non solo ai personaggi noti, ma a chiunque occorrono nervi saldi.

Il mondo delle relazioni è complesso: veniamo sempre osservati, criticati, straparlati.

E chi straparla continuerà a farlo, o perchè è un indomito maligno, o un irresponsabile. Fatto sta che le falsità arrivano e, per quanto si possa essere, o tentare di essere, superiori alle bassezze umane, non è sempre facile non farsi coinvolgere emotivamente.

E' difficile trovere la stessa "lunghezza d'onda", ossia persone che osservano in modo oggettivo e con la capacità di comprendere il limite entro il quale è consentito spingersi per non vìolare l'ambito che non compete loro.

Detto questo, leggendoti, posso dirti che sei patetica, semplicemente patetica, per non dire di peggio.

Te lo dico perchè questo è ciò che, personalmente rilevo da uno scritto che tu diffondi a tutti attraverso la stampa e che, ancora una volta, proprio perchè, appunto, lo diffondi, ti sottopone inevitabilmente a consensi e dissensi, in un gioco delle parti in cui tu fai, al pari dei lettori e del pubblico, la tua.

Tu scrivi in un giornale, pubblichi i tuoi dischi.

E' impensabile che , a settanta anni, tu non sia consapevole dei rischi ai quali ciò ti ha esposto e ti espone.

Ancora maggiori perplessità nascono dal fastidio che sembra provocare l'abbraccio dei fans con i loro auguri.

I fans, al pari dei clienti di un negoziante, non possono disturbare. O meglio, se i clienti disturbano, non si sta al pubblico.

Nessuno obbliga a pubblicare dischi o altro. Chi vuole il silenzio, deve essere il primo a tacere. Ma, ciò nonostante, continui a scrivere e pubblicare, godendo, giustamente, dei benefici, ma insofferente agli oneri.

Ho letto di Massimiliano che dice della tua superiorità rispetto al denaro ecc.. In verità anch'io lo sono. Ma lo sono diventato da quando ho molto più di ciò che mi serve.

Diverso è per i poveri cristi che non arrivano alla fine del mese e che quotidianamente, a differenza di te e di me, devono sporcarsi le mani ed altro per portare a casa un pezzo di pane.

Loro sì che saprebbero dire grazie.

Resta la grandezza di un'artista che parte del pubblico, le malignità, hanno fatto forse soffrire, ma alla quale il successo sembra conferire una sciocca preziosità che ci fa capire come tutti siamo fragili e come l'arte poco abbia a che fare con le nostre spigolosità, la nostra immensa piccolezza, come, in fondo, il successo, prima o poi dìa, a chiunque, alla testa.

Alberto

Re: Mina: sopravvissuta alla mia autopsia -da la stampa

BRAVO ALBERTO
VINCENT

Re: Mina: sopravvissuta alla mia autopsia -da la stampa

SAI COME SI DICE A FIRENZE
"QUESTA VOLTA LA FATTA FUORI DEL VASO"
VINCENT
PS E TE LO DETTA BENE IMMAGINA L'ORIGINALE