MUSICA




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Mina? Per Gino Paoli un’ottima esecutrice, ma non un’interprete

Mina? Un’ottima esecutrice, ma non un’interprete. Per Gino Paoli, alla vigilia dei 70 anni della cantante, li compie giovedì prossimo, c’è una bella differenza fra usare benissimo la voce e saper trasmettere emozioni. Rarissimi i casi in cui le due doti vengono raccolte dalla stessa artista: «Soltanto Barbra Streisand, la più grande di tutte, la brasiliana Ellis Regina, Edith Piaf e, in qualche modo, Dionne Warwick, ci sono riuscite» commenta il cantautore «del resto anche fra gli uomini, quelli che ce l’hanno fatta si possono contare sulle dita di una mano: Jacques Brel, Yves Montand, Leo Ferré e Aznavour».


Gli altri? «Esecutori». Così, nome dopo nome, Paoli disegna una mappa al femminile in cui i nomi scelti sono pochissimi, non più di una dozzina, e le sorprese non mancano. Magari al negativo per star celebrate come Madonna e Beyoncé: «Non saprei nemmeno come definirle» osserva ironico, ma garbato, Paoli». E Mina? Tutta la leggenda sul suo essere invisibile al pubblico, quello sparire che poi si trasforma puntualmente in un disco, ma mai nel suo volto reale? Forse qualcosa comincia a scricchiolare nel mito.Se un’artista è veramente grande, in qualche modo deve far parlare di sé. Meglio se ci prova, ovvio, con la disciplina che rappresenta. Marlon Brando aveva un carattere eccentrico, pretese divistiche imbarazzanti, ma quando recitava era unico, si faceva perdonare tutto. Mina è lontana dalle scene da 32 anni ma sforna un album ogni dodici mesi. In pratica è un fantasma che si manifesta solo con la voce. Qualche volta si affida alla parola scritta, più raramente al web. Con il tempo la sua figura è cambiata, rimanendo però un mistero per il pubblico. Non per i colleghi, nè ovviamente per parenti e amici. Per il semplice fatto di non farsi mai vedere, è un’icona. Di cosa, non si è ancora capito. A parte le celebrazioni per l’anniversario, 14 album in vinile dal 1994 a oggi e una versione di “Nel blu dipinto di blu” per uno spot Barilla, Mina oggi è più importante per le sue battaglie di donna, come quella dopo l’ostracismo della Rai in seguito alla relazione con Corrado Pani e la nascita del figlio Massimiliano nel 1963. Sparire l’ha resa più preziosa sul piano commerciale, ma l’ha aiutata su quello artistico? Basta una voce bellissima per rimanere la prima? E poi, dove sono i successi che l’hanno resa famosa? Tranne rare eccezioni, non ne pubblica da almeno trent’anni. Allora perché Mina continua a essere considerata inimitabile? Paoli, che ha iniziato nello stesso periodo, alla fine degli anni ’50, la definisce appunto «un’ottima esecutrice». Ma non una grande interprete, categoria nella quale mette invece «Janis Joplin e Judy Garland», mamma di Liza Minnelli, «interprete di lusso pure lei».

Quindi c’è una divisione netta fra essere una cosa e l’altra, e Paoli riserva solo a Streisand, Ellis Regina, Piaf e, in qualche modo, Dionne Warwick, il primato di avere entrambe le attitudini: «Difficilissimo avere doti eccellenti nel rendere un brano e dargli anche quell’anima per cui è straordinaria la Streisand».

Paoli dice di non vedere «Mina da almeno quarant’anni, ricordo una ragazzona bella, piena di vita, buffa e un po’ impacciata ma con una grinta notevole. Secondo me, potenzialmente era ciò che poi è diventata, un animale da palcoscenico». All’epoca, siamo alla fine degli anni ’50, «io ero uno sconosciuto, lei aveva appena iniziato. Di lì a poco sarebbero venute “Le mille bolle blu” e altri successi, intanto io andavo in giro con una canzone che nessuno voleva, “Il cielo in una stanza”. Il buffo è che non sapevo che Mina l’avesse incisa, siamo nel 1960. Me lo raccontò Tony De Vita che l’aveva arrangiata: guarda Gino, è una cosa straordinaria, pensa che quando l’ha registrata, alla fine l’orchestra si è alzata per applaudirla». Diverse le due carriere, Mina se ne va praticamente dai primi

anni Settanta, Paoli è in scena ancora oggi a 75 anni: «Quando ho deciso di fare questo mestiere, ho anche scoperto che mi piace il rapporto con il pubblico. Non potrei mai rinunciarvi, come non potrei mai fare solo dischi. C’è chi ci riesce, evidentemente». Ma il punto è che nel mondo della musica ci sono appunto due categorie ben distinte: «Un esempio commovente era Ellis Regina», brasiliana, morta nell’82, considerata la più grande cantante del suo Paese, capace di note struggenti e di un senso della vita profondo e radioso. Possibile che Mina non riesca a sfondare nella mini classifica delle artiste assolute? «È una straordinaria esecutrice» ripete Paoli «ma le manca l’interpretazione. Da sempre è speculare a Ornella Vanoni: fra loro due c’è un abisso, sono opposte in tutto. Lo dico da tempo: puoi avere tutto sul piano della voce, eppure ti mancherà sempre qualcosa per essere un’interprete magica. Irraggiungibile, come lo è stata Edith Piaf o Billie Holiday. È quel genere di artista che ti riempie l’esistenza».

Paoli, dunque, non dà riconoscimenti che vadano oltre la riconoscibilità di una categoria. Con qualche sorpresa fra i grandi nomi dello spettacolo internazionale: «Ella Fitzgerald e Aretha Franklin? Grandissime, ma anche loro sono esecutrici, con risultati che non si vedono spesso su un palco o in un disco, ma lì rimaniamo».

Come per altre star, da Diana Ross, forse la più esclusiva delle stelle nere, a Whitney Houston, che ha messo del suo per rovinarsi la carriera con droghe e scelte sentimentali sbagliate. E anche se il suo ritorno discografico “ I Look To You” ha fatto sospirare al miracolo, Paoli è scettico: «Rimane una esecutrice». Al livello di Streisand, Regina e Piaf c’è Dionne Warwick, la musa nera di Burt Bacharach negli anni ’60, che non a caso ha portato al successo “Walk on By” o “Don’t Make Me Over”: «Sarebbe più esecutrice» dice ancora Paoli «ma è talmente brava da meritarsi un ruolo superiore».

renato tortarolo



http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/cultura/2010/03/20/AMehH4VD-vera_gloria.shtml

Re: Mina Per Gino Paoli ?

e chissenefrega!!! anche se gli elogi fanno piacere io credo che sia meglio (e anche più da signore come si crede di essere)un "no comment" piuttosto che lasciarsi andare in affermazioni da supercritico quando basterebbe guardarsi alle spalle e riconoscere che se Mina non gli avesse inciso "il cielo in una stanza" forse di Gino si sarebbe ***** la memoria!

Re: Mina? Per Gino Paoli un’ottima esecutrice, ma non un’interprete

Le parole di Gino Paoli confermano, ancora una volta, come per ognuno sia importante provare a percorrere serenamente la propria strada.

Se prestassimo infatti attenzione e dessimo credito a ciò che in giro si dice di noi, la nostra vulnerabilità sarebbe probabilmente compromessa.

Paoli, fa affermazioni sciocche perchè si addentra in una critica estremamente raffinata. Critica che comunque, e da sè medesima, si contraddice nel merito visto che una buona esecutrice, deve implicitamente essere una buona interprete. In caso contrario, non è, appunto, una buona esecutrice.

Se uno butta lì le note senza avere un'anima non può emozionare e, visto che Mina emoziona, le si possono certamente riconoscere qualità interpretative.

Se si mette in dubbio questo, il problema non è di Mina, ma nell'icapacità di chi ascolta.

E' noto, infatti, che esiste differenza fra "sentire" ed "ascoltare".

Aggiungo che, pur non sapendo se questo sia il caso di Paoli, la mia malizia mi dice che certi personaggi tipo Mina vengono osannati da chi ha il piacere di vedere eseguite le proprie musiche, mentre le cose cambiano se si è esclusi.

Questo perchè siamo dei mediocri e non sappiamo valutare nel merito senza farsi condizionare dai nostri interessi particolari.

Pertanto si reagisce cercando di ferire. Anche con la menzogna.

Ciao!
Alberto