MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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A Sanremo le canzoni sono solo una scusa

Da anni, il Festival è morto. È la festa della tv
Ma se ghe penso. Se ci pensa, il ligure Paolo Garimberti, presidente della Rai, viene assalito dalla nostalgia. Rivede Levanto, dov’è nato, la zia che lo ha introdotto ai misteri della tv, rivede Sanremo e gli si stringe il cuore: «Basta con nani e ballerine. Non c’entrano con le canzoni. Il Festival di Sanremo dovrebbe durare tre giorni, un brano dietro l’altro, senza dilatazioni». Per molti anni il presidente Garimberti si è occupato di biciclette e, giustamente, ha perso di vista le canzoni e la tv. In materia è molto più aggiornato l’Osservatore romano. Ma se ghe penso. Se ci pensa, al Festival, lo assale un groppo in gola: «Volete mettere l’emozione che provò il pubblico alla proclamazione della vittoria di Domenico Modugno con "Volare"? Mi ricordo bene con quale senso di attesa e coinvolgimento seguivo il Festival da bambino alla radio con mia zia, a Levanto, dove sono nato. Sarà stata un’Italia più semplice, un mondo più primitivo, ma quelle emozioni oggi si sono perse, il pubblico non è più concentrato sulla canzone».

Già, volete mettere, com’era più bella la tv in bianco e nero, quando i garzoni dei fornai e i muratori fischiettavano le canzoni sentite la sera prima, e il profumo del pane si mescolava con la fragranza di quel mondo più semplice, quando i giornalisti facevano i giornalisti, e Pasolini cercava le lucciole, non ancora escort. Ma se ghe penso. Quella dei garzoni dei fornai dev’essere una nostalgia ligure. È probabile che ai tempi di «Papaveri e papere» qualche ciclista si esibisse alla maniera di Nilla Pizzi ma l’ultimo garzone in bicicletta intravisto dalla gente comune risale a quarant’anni fa, in un carosello dei cracker Saiwa. Nel frattempo il Festival è morto. Da anni, Sanremo non è più la festa della canzone italiana ma quella della tv. Si gioca sull’equivoco solo per poter utilizzare la canzone come occasione festosa, perché, comunque, con la maschera il carnevale riesce meglio. Una volta all’anno, la tv si concede una faraonica follia, rispettata da tutti, persino dalla concorrenza, in quanto faraonica e in quanto follia. Sanremo è un rumoroso, abitudinario niente. Ma se ghe penso allôa mi veddo o mâ, veddo i mæ monti e a ciassa da Nûnsiâ. Se Antonella Clerici fosse una vera presentatrice dovrebbe accogliere il Presidente con le struggenti note della canzone simbolo della Liguria. Così noi avremmo una risposta a un’angosciosa domanda: ma perché Sanremo?

Aldo Grasso



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