MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Campionatino mio - di Mina - La Stampa 24.01.2010

Campionatino mio - di Mina - La Stampa 24.01.2010


Mio figlio per il Torino, mia figlia per il Milan, Quaini per la Juventus e io per l’Inter. Quasi un Campionato, un Campionatino. C’è chi soffre parecchio e guarda le partite chiuso in una stanza, da solo, così può dire tutte le parolacce che vuole in grande libertà, sperando in un urlo liberatorio suscitato da un goal. In quel caso, ormai raro, la voce si sente in tutta la casa. Poi, come tutti, ragiona sulla formazione, sul tipo di gioco e sulla nostalgia per qualcosa che non è riuscito a fare perché il padre, sant’uomo, glielo ha impedito. Il calciatore, sogno di tutti i bambini, per lui è rimasto come un nocciolo di pesca piantato nel gargarozzo.

E quando gli dico che il cardiochirurgo è certamente un lavoro più utile e avvincente e che, comunque, a causa dell’età sarebbe a casa da un pezzo, lui controbatte rispondendomi che sì, certo… ma se lo chiamassero per allenare la Nazionale, lui ci andrebbe. Come tutti gli italiani. E come tutti gli italiani crede che fare il «mister» sia una cosa semplice. È, invece, il lavoro più delicato, ingrato, problematico che ci sia. Ma tant’è. Nonostante la sua fede bianconera gli piace tantissimo «the special one» e, purtroppo, mi spiega perché e percome. Io sì, sono abbastanza tifosa, ma non sono in grado di capire tutte quelle cose tecniche che mi vuole assolutamente illustrare.

L’ultima, ma quella è facile, è la «rabona». Mi ero messa a ridere mentre mi spiegava che si tratta di un movimento in cui viene colpito il pallone spostando il piede con cui si calcia dietro il piede di appoggio: «Ma è una rabona, no?». Certo, certo. A me sembrerebbe piuttosto il nome di una razza di cavalli o di una danza messicana o di una signora di malaffare. Ci unisce, calcisticamente parlando, l’ammirazione per José Mourinho. Solo quello. Non ci può essere feeling tra uno juventino e un’interista.

Non so per chi terrà questa domenica. Per il Milan, per l’Inter? Si sarà fatto tutti i conti per vedere se a lui e alla sua squadra convenga la vittoria di uno o dell’altro. Riconosce, però, che l’Inter è uno squadrone pressoché imbattibile. E un’altra volta mi vuole spiegare perché e percome. Io assento, sorrido e penso ad altro. E poi: «Se vince il Milan e se vince anche nel recupero con la Fiorentina, vi fermiamo a 46 punti e ce la possiamo ancora giocare». E io, per amore, quasi quasi spero che vada così. Quasi quasi, però.

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