MUSICA




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Il gioco dello scienziato estremo - di Mina - La Stampa 17.01.2010

Il gioco dello scienziato estremo - di Mina - La Stampa 17.01.2010

Io ci sono stata quando, ed è incredibilmente vero, le mummie erano aperte, neppure difese da un vetro. E gli oggetti trovati nelle tombe erano esposti su ripiani, alla portata di tutti. Ricordo due ragazzini con le mani dentro il contenitore di una mummia speciale. Si sarebbe dovuto trattare di una madre stretta al suo bambino. Nessuna marcia indietro alla tenerezza quando i raggi riveleranno che il piccolo esserino era una scimmietta. Un’occhiata stupita a un trono di Tutankhamon. Di dimensioni minuscole e sbattuto là dove chiunque avrebbe potuto appoggiarci, che so, un panino o una bibita. Ricordo il corredo funerario che faceva parte del suo sarcofago dove spiccavano in bella mostra alcuni fiori lunghi, tipo gladioli, inverosimilmente freschi. Tutto questo al Museo Egizio del Cairo, alcuni decenni fa. Mi è tornato in mente, e non solo quello, suscitato dall’ultima turpe, rivoltante provocazione, truccata da esperimento scientifico.

L’emittente Channel 4 sta cercando un candidato, malato terminale, consenziente alla pubblica rappresentazione della propria agonia, alla procedura di mummificazione secondo i canoni degli antichi egizi e all’esposizione del chimico risultato al museo. «Vogliamo qualcuno disposto a sottoporsi a questa antica tecnica, dopo la sua morte».

Secondo la stampa del Regno, a occuparsi dell’esperimento sarà uno scienziato, detentore della vera ricetta della mummificazione. Fortunatamente ha precisato che l’esperimento inizierebbe dopo la morte del «candidato». Meglio chiarire. Oggi non ci sorprenderebbe neppure l’inizio della procedura da vivo. E, magari, chissà quanti si sarebbero offerti. Veramente c’è un intoppo all’affluenza dei candidati. La partecipazione non è retribuita. E questo ferma un po’ i giochi, «purtroppo». Ora, non voglio farvi una pizza sulla severa necessità, pandemicamente disattesa, di rispetto dell’essere umano, vivo o morto che sia. Ma in questo momento così duro e così difficile da capire in cui decine, se non centinaia, di migliaia di morti disperati sono ancora sotto le macerie delle case che il caso ha assegnato loro, non ho proprio voglia di stare a sentire quegli «scienziati» che si baloccano con giocattoli che non si dovrebbero toccare. Non valgono uno sguardo. Lascio loro una frase di Charles Bukowski sulla quale riflettere: «Seppellitemi vicino all’ippodromo così che possa sentire l’ebbrezza della volata finale».



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