MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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E la Luna diventò the moon - di Mina - La Stampa - 12.07.09

E la Luna diventò the moon - di Mina - La Stampa - 12.07.09


Anche i più modesti esprimono, se li guardi in viso, una sicurezza inattaccabile, l’aria di chi rappresenta la propria serena autorevolezza. Nessun dubbio apparente, nessun cedimento alla ricerca di facili cameratismi. Sono saldi come sassi. Poco poetici, per niente appassionati. All’apparenza. E poi, in modo insospettabilmente romantico, questi granitici americani, la luna la chiamano moon. Nome dolcissimo, sentimentale e quasi lirico. Moon, quasi una immaginazione, una fantasticheria. Moon, da lasciare lontana per vagheggiare irrealizzabili visioni o desiderî.

Prima di provare a raggiungerla, tutti sapevano che si trattava di sabbia, ghiaia, roccia. Tutti sapevano che la poesia non scaturiva dalla sua essenza brulla, ma dalla lontananza e dal notturno che la circonda. Il biancore, concesso dai sistemi delle rivoluzioni planetarie, assegna al nulla lunare una dignità maestosa. Tutti ne abbiamo approfi ttato per sogni a tintarelle forti, per declamazioni, per favole, per follie, per supposizioni e per spiegazioni. Gli astronauti di 40 anni fa, novelli santommasi, furono obbligati a mettere il dito nella «piaga» e dimostrare ciò che era già matematicamente e fisicamente sicuro. Niente acqua, niente vita, niente di niente, come nella testa di chi pretendeva di dimostrare al mondo che chi avesse vinto la corsa dello spazio sarebbe stato più vicino a Dio e, per questo, ammirato e rispettato.

Il grande «spettacolo» ebbe luogo in un luglio lontano tra urletti isterici di cronisti pagati per stupirsi e suscitare stupore. Vennero sprecati, per una breve rappresentazione tra i Barbapapà e i Teletubbies, anni di costosissima e rischiosa ricerca, coraggio di uomini addetti ai lavori, illusioni degli altri uomini con la bocca aperta e il naso all’insù. Ci siamo scambiati in regalo alcune pietruzze confezionate in blocchetti di plastica trasparente, alcuni libri con le foto della faccia nascosta, con l’elenco dettagliato dei nomi dei crateri.

Quel 20 luglio 1969 pochissimo mi interessarono le gesta di Armstrong, Collins e Aldrin, i tre eroi che allunarono. Figurati cosa mi può importare del relativo anniversario. O del fatto che potrei fare un viaggio virtuale su Google moon. Con tutto quello che c’era e c’è da fare su questa straziata, disperata terra, con tutte le emergenze che gridavano e gridano vendetta a Dio, non sarebbe stato più saggio e fraternamente terrestre occuparsi di chi moriva e muore di fame, di guerre e di malattie? Prima di guardare in alto?