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U2, un nuovo album che non delude - di Marco Molendini

U2, un nuovo album che non delude - di Marco Molendini

Gli U2 ci sono. E non è poco, nel mondo asfittico della musica, dove tutti non fanno altro che rifare se stessi o rifare gli altri, poter contare su una band capace di restare a galla o non deludere dopo trent’anni di storia intensa. Come non delude questo No line on the horizon, il nuovo album del quartetto irlandese, di cui si parla da secoli, la cui uscita è stata più volte rinviata, piratato su internet in una versione precedente, rifatto, ripiratato e adesso davvero in uscita: dal 27 nei negozi italiani, ma già sul web.

Colpiscono due cose subito, ascoltando gli undici brani che compongono questa nuovo capitolo della rockband più amata del mondo: la consapevolezza delle proprie capacità e la sapienza nel saperle amministrare. Bono, The Edge, Adam Claytone Larry Mullen sono musicisti splendidi, ma sanno come coprire e proteggere il loro talento con la presenza dotta di musicisti come Brian Eno o Daniel Lanois, vere e proprie garanzie di qualità, in grado di tenere insieme le legioni di fan che seguono gli U2, ma anche di andare avanti musicalmente con un album che mescola suoni, costruisce melodie mai banali, si fa scudo della voce cosmica del suo frontman, sfodera energia fresca e non di riporto, distribuisce idee, passionalità e generosità, sa ascoltare gli altri dai Coldplay (la firma di Eno) ai Depeche mode. Non è facile quando il successo bacia una vita professionale da così tanto tempo: ma se non fosse così gli U2 non sarebbero gli U2.

Annunciato da un singolo, Get on your boots, che non è certamente la cosa migliore, l’album si fa ora sentire nella sua interezza fra ballad che avvolgono come White As Snow, brano acustico che è nei primi posti delle cose migliori del disco, brani spaziosi come la maestosa Magnificent e cantabili come Unknown Caller (con un bel solo finale di The Edge), pezzi in cui più esplicita si avverte la magia del montaggio di Brian Eno come Fez-Being Born, dove a comandare è la suggestione dei suoi, lontani richiami a sapori mediorientali combinati con la forza siderale del canto di Bono. Restano dalle parti calde del Medio Oriente, gli U2, anche in Cedars of Lebanon, seducente, desolante e splendido affresco (davvero da brivido, degna di stare vicino a un capolavoro come One) sullo sfondo della guerra.

Ma c’è spazio anche per pezzi più solidamente rock e aggressivi, anche se il cd è tutto percorso da un sottile senso di malinconia, come Breathe e per fare un po’ di autoironia come succede in Stand Up Comedy, brano dal sapore pop, dove Bono gioca a prendersi in giro assieme alle rockstar come lui: «In piedi rockstars, Napoleone è sui tacchi/Giuseppina stai attenta agli uomini piccoli con le idee grandi..», canta.

Preceduti da simile biglietto da visita gli U2 si faranno vivi con un tour mondiale il cui debutto è già fissato per fine giugno (fra il 27 e il 30) a Barcellona, e che sbarcherà in Italia a San Siro per due concerti a inizio luglio (attorno all’8). Non resta che aspettare.

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