MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Due vincitori per un Festival: quello di Bonolis e quello di casa mia - di Daria Bignardi

Il podio di Sanremo è sconsolante. E allora abbiamo cambiato giuria



Vincere fa bene, rende più belli, più credibili e anche più bravi. Il vincitore del Festival Bonolis, che la prima sera era un po’ rigido ed esitante, già dalla seconda aveva cambiato espressione, e l’ultima era davvero spiritoso. Se alle elezioni di aprile avesse vinto Veltroni, anche per tre voti, nessuno si sarebbe sognato di criticare il suo ecumenismo. Dario Franceschini, bravo ragazzo della parrocchia, eterno secondo, il giorno in cui l’assemblea del Pd l’ha massicciamente votato ha trovato la grinta per dispiacere alla senatrice Binetti: meglio che niente.
Vincere rende più bravi, più buoni e anche più giusti: è una legge di natura. Non vale però per Silvio Berlusconi, che da anni stravince ma conserva piccoli rancori che lo rendono ancora più umano. Così umano che non è difficile identificarsi, sognare che magari anche tu un giorno avrai 7 ville, una squadra di calcio, una moglie intelligente e 5 bei figli. E tre televisioni con cui plasmare la cultura di un Paese intero. E un governo da guidare. Se ce l’ha fatta lui, così umano…
Certo che, se il giorno in cui il Pd ha sfiorato il collasso mortale (ora vedremo che cosa farà Franceschini per rianimarlo), avesse pure vinto Povia a Sanremo, che cosa avrebbe più potuto sperare un povero progressista cornuto e mazziato? La terna dei vincitori del Festival è sconsolante: un simpatico ragazzino afono, un individuo inquietante (nonostante la difesa di Walter Siti, mio scrittore preferito, non riesco a digerire la canzone di Povia e il suo sguardo obliquo) e un sorridente tamarrone. Eppure (anzi, per questo) Sanremo ha spaccato: la mattina dopo, all’edicola e al bar, ne parlavano tutti. Non solo: ho sentito persone a me care (ed è capitato anche a me, anche se l’ho ricacciato indietro con vergogna e raccapriccio) canticchiare distrattamente il ritornello di Luca era gay.
Non che mi chieda il motivo di tali successi, perché mi è chiarissimo. La sera della finale in famiglia abbiamo votato le canzoni su un quadernetto, per far divertire la bambina piccola. Tutti i componenti della famiglia dopo ogni esibizione davano al cantante un voto da zero a dieci. Alla fine si sommava. La bambina teneva Povia (memore del Piccione) e gli ha dato un otto convinto. Il bambino, nonostante cercasse ogni motivo per litigare con la sorella, non ha potuto fare a meno di dargli un sette. (Povia non ha vinto le votazioni familiari solo perché i genitori gli hanno dato zero. E la bambina al momento dello spoglio ha pianto). A dirla tutta, i bambini hanno apprezzato anche Fausto Leali e Pupo. Ma loro sono, appunto, bambini. Scelgono con la pancia quello che li colpisce di più. Che è più facile e orecchiabile. Sono allegramente incolti, i bambini, e va bene così. Ma gli spettatori, nonché elettori, non dovrebbero essere più adulti?
(Per la cronaca: il Festival familiare l’ha vinto Patty Pravo, perché la mamma ha pesantemente influenzato la giuria).



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