Il concerto con l'IA dei Pinguini Tattici Nucleari a San Siro
Tra sperimentazione e nostalgia, i sei infiammano il Meazza
Di Lucia Mora
I Pinguini Tattici Nucleari non si conoscono dalla prima elementare, come i due protagonisti di “Pastello bianco”. Lorenzo Pasini e Riccardo Zanotti si conoscono dal liceo, e del metal demenziale degli esordi conservano ancora la spensieratezza e la voglia di ridere. Non ripensando a “tutte le carezze che forse erano spinte”, ma saltando e ballando sul palco di uno stadio San Siro tutto esaurito per loro.
La prima delle due serate sold out inizia con “Hello World”, title track dell’ultimo disco che dà anche il nome a un tour ambizioso: iniziato lo scorso sabato a Campovolo, il cammino dei Pinguini fa tappa a Milano prima di Treviso, Torino, Ancona, Firenze, Napoli e Roma, per un totale di sei sold out su nove date. “Abbiamo già suonato a San Siro, ma quando entri in questo tempio della musica l'ansia ce l'hai sempre” dice Pasini, soprattutto se stai per mettere in scena uno show di dimensioni colossali.
“I coriandoli di solito sono alla fine, perché sono l’effetto speciale, quello che ti fa andare via dal concerto con la bocca aperta. Noi invece li mettiamo all'inizio, perché poi succedono così tante cose che rimarrete comunque a bocca aperta”. Comincia così, con 18 cannoni che sparano 350 kg di coriandoli - “in pratica un orso bruno di coriandoli”, scherza Zanotti - il live al Meazza e già da questi, non semplici pezzetti di carta ma imitazioni di piccoli pixel, si coglie il cuore tematico che ha ispirato la band: la tecnologia.
Il rimando ai videogame anni Ottanta parte dalla copertina di “Hello World” e trova la sua dimensione ideale sui 400 metri quadri di ledwall che avvolgono il palco, esteso su due bracci laterali con una passerella centrale. Forme geometriche che, insieme agli strumenti personalizzati per l'occasione, richiamano il mondo della pixel art e, soprattutto, il rapporto tra umanità e intelligenza artificiale. “La tecnologia è uno strumento e bisogna imparare a utilizzarlo. Siamo fiduciosi per il futuro, l’IA non ci spaventa. Certo, ci saranno incidenti di percorso, ma per uccidere l'uomo ci vuole ben altro” sostiene il frontman.
In alto, un grande pod circolare sospeso prende le sembianze di un mandala, simbolo volutamente spirituale. “La tecnologia può essere una fede. L’idea del mandala viene da 'Guida galattica per autostoppisti', cioè dal computer parlante che tutti ascoltano come un oracolo e che dopo anni di ragionamento dice semplicemente: 42. Una risposta che l'umanità non capisce, così come noi non capiamo che cosa fa l’intelligenza artificiale sopra le nostre teste”. Una voce robotica che - non a caso dopo “Alieni” - entra in scena a più riprese nel corso della serata, presentando i brani o interrogandosi sul significato dell'esistenza, sull’impossibilità e la conseguente nostalgia di non poter provare emozioni. La tecnologia diventa così un personaggio a tutti gli effetti, oltre che uno strumento che produce in tempo reale immagini vive e in continua evoluzione.
I volti dei musicisti cambiano e si trasformano, per esempio. Opera del face morphing, usato anche da Salmo prima e da Jovanotti poi. Ma i Pinguini vanno oltre, lasciando che il sistema modifichi tutto lo scenario: in “Verdura” l'intero background diventa “verduresco” (“dopo petaloso, coniamo il termine verduresco”), nella “Banalità del mare” compaiono le onde e così via. “A volte è la stessa intelligenza artificiale a decidere a suo piacimento e lo troviamo veramente affascinante”.
La profondità intellettuale con cui affrontano il complesso rapporto tra coscienza e macchina certifica la maturità artistica e personale di sei ragazzi che, a trent'anni, sentono il bisogno di elevarsi oltre le hit, con uno sguardo più ampio. “Noi pinguini che per natura non possiamo volare, facciamo volare le cose” dice Riccardo, pensando al mandala e alla fisarmonica sospesa in aria prima di “Piccola volpe”. “Questa volta abbiamo voluto portare verticalità nello spettacolo per far alzare lo sguardo al pubblico, per dire: non ci siamo solo noi. C’è anche altro lassù” aggiunge Elio Biffi.
Sarà grazie a questa consapevolezza, alla crescita interiore ed esteriore che la coesione tra i sei (sul palco e non) è ancora fortissima. “Siamo insieme da tanti anni e abbiamo imparato a capire i limiti dei nostri rapporti. Abbiamo imparato a ridere dei momenti no e ognuno con le sue caratteristiche è valorizzato nel gruppo. Essere in tanti per noi è un punto di forza”. E in un concerto non c'è niente di più bello dell'alchimia tra musicisti, l'origine di tutto, l'elemento senza cui l’impianto scenografico, per quanto spettacolare, sarebbe solo ornamento. In certi momenti è particolarmente evidente, come nel DJ set dopo “Islanda”, pensato per divertirsi e far divertire. Il resto della scaletta riflette invece la capacità di adattarsi ai requisiti che un ambiente come lo stadio impone: arrangiamenti adatti all'atmosfera, fatti cioè di suoni dilatati, di riverberi. E di novità: niente “Pastello bianco” in chiusura.
“Rimescolare le carte va fatto, ci piaceva cambiare. Non vogliamo essere fossilizzati già a 30 anni”. E quando in repertorio hai un pezzo che si chiama “Titoli di coda”, il gioco è fatto. “'Titoli di coda' è fatta per chi ci tiene davvero, perché chi ha fretta di tornare al parcheggio (e non lo biasimiamo) le hit le ha già sentite e può andarsene”. In questa battuta c’è tutta l'essenza dell'approccio calviniano alla musica di questi ragazzi: prendere la vita con leggerezza, senza macigni sul cuore.
Zanotti, Pasini, Biffi, Nicola Buttafuoco, Simone Pagani e Matteo Locati conciliano temi alti e spensieratezza, giochi e assoli, canzoni per Giulia Tramontano (vittima di femminicidio il 27 maggio 2023) e shot di vodka, bandiere della Palestina e tatuaggi in diretta. Serio e faceto. È l'esigenza di chi è cresciuto senza punti di riferimento, tra guerre e pandemie, senza appartenenza politica e senza cantautori o intellettuali a cui affidare dubbi, speranze, paure. A noi “giovani wannabe” non resta che questo: costruirci da soli, sulle macerie di ideali passati. Senza sentirci in colpa se, per una sera, ridiamo, balliamo e dimentichiamo la bruttezza del mondo, insieme.
La scaletta del concerto:
"Hello World"
"Giovani wannabe"
"Ringo Starr"
"Romantico ma muori"
"Hold on"
"Ricordi"
"La storia infinita"
"Amaro"
"Bottiglie vuote"
"Alieni"
"Bergamo"
"Scrivile scemo"
"Antartide"
"Coca Zero"
"Lake Washington Blvd"
"Piccola volpe"
"Islanda"
"Dentista Croazia"
"Verdura"
"Le banalità del mare"
"Giulia"
"Ridere"
"Migliore"
"Rubami la notte"
"Pastello bianco"
"Titoli di coda"