MUSICA




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Elodie a San Siro ha confezionato uno show pieno di hit, estetica e anche di messaggi

Elodie a San Siro ha confezionato uno show pieno di hit, estetica e anche di messaggi. Ma soprattutto di una personalità che non ha bisogno del permesso di nessuno
Chi è Elodie? Come sempre è complesso inquadrare una personalità artistica nella sua totalità, se non ricorrendo a etichette che per forza di cose stanno strette. Ma il suo esordio a San Siro l'8 giugno, la sua prima volta in assoluto in uno stadio, è l'occasione per lavorare di sottrazione, o per meglio dire in negativo. Elodie non è certo la cantante a cui tutti chiedono in continuazione conto della sua bellezza, delle sue mise succinte, delle sue hit seduttive. Non è colei a cui per mesi si è rinfacciato di non vendere abbastanza biglietti, di aver fatto il passo più lungo della gamba, di avere troppa ambizione (questa, semmai, è un'accusa che va rivolta a un intero sistema discografico e musicale). Non è nemmeno colei che tutti aspettavano al varco per assistere a un eventuale, rumorosissimo fiasco. Elodie a San Siro ha dimostrato di avere la stoffa della popstar, e ha stupito i 45mila componenti del pubblico allestendo uno show faraonico, celebrativo non solo della sua carriera ma anche della sua persona e dei suoi principi.


Elodie lo show nello stadio se l'è strappato con le unghie e con i denti, e l'ha dimostrato in oltre due ore di tour de force forsennato, seducente, iper-prodotto. C'erano le trovate sceniche tipiche delle star internazionali, dai palchi incastonati nei videowall alle pedane semoventi e ai giochi d'acqua. C'erano le coreografie studiatissime, spesso ammiccanti, ma sempre energetiche e coinvolgenti. C'erano gli ospiti, quelli più attesi e quelli meno: da Achille Lauro con cui ha riprodotto il duetto su Folle città della Bertè già visto a Sanremo (per poi cantare insieme la di lui Rolls Royce) a un'inaspettata Gianna Nannini sulle note di America, il momento più rock della serata, per poi verso la fine accogliere Gaia per Ciclone e Chiamo io chiami tu: girl power al massimo. Elodie, si vede, ha studiato attentamente le regole dei grandi concerti pop, ma non esita nemmeno a sovvertirle, come quando a ospitato in mezzo alla scaletta un intero set della dj e cantante Nina Kraviz, quasi in una specie di irrituale interval (più che opening) act.


Ma in questo The Stadium Show c'è soprattutto un catalogo che ormai vanta successi ballatissimi e cantatissimi da un San Siro che si esibiva all'unisono con la sua beniamina: Tribale, Black Nirvana, Guaranà, OK respira, Vertigine, Purple in the Sky, Red Light, Pazza musica e chi più ne ha più ne metta. Tormentone dopo tormentone, senza dimenticare i suoi traguardi sanremesi, come Tutta colpa mia, Due e Dimenticarsi alle 7, la cui interpretazione drammatica ha avvolto tutto lo stadio, e dando molto spazio al suo ultimo disco, Mi ami mi odi. Oltre alla sua statura da performer, il concerto le ha permesso di mostrare le sue influenze più ampie, citando Donna Summer in I Feel Love, Aaliyah in Try Again e persino la nostrana Pop Porno. Un'identità camaleontica, che si traduce in diversi tempi, in diverse definizioni (Magnetica, Erotica, Galattica, Audace) e in look che si compongono in un mosaico sexy, volitivo, emancipato. E attenzione a quando sfodera la frusta!

Tutti i look di Elodie a San Siro
Erano appunto quattro le incarnazioni di questa artista che si rinnova e si completa attraverso quattro alter ego, quattro donne diverse ma complementari simboleggiate da altrettanti look, studiati con la stylist Giulia Cova. Prima, però, un'apertura con body custom-made e hot pants firmati Diesel, che tra l'altro presentano in anteprima esclusiva un nuovo treatment di denim con stampa in pied-de-poule che verrà proposto nella prossima collezione Pre-Spring 26, impreziositi da mini-cristalli e accompagnati da bikini-bra trompe-l’oeil e guanti second-skin, tutto denim.

Si passa poi alle quattro variazioni di Elodie. Nel blocco “Audace”, ecco un catsuit aderente custom Roberto Cavalli by Fausto Puglisi, con stampa Jaguar Skin coordinata a un corsetto con chiusure a ganci e decorazioni di cristalli e con scarpe Casadei realizzate appositamente matching con il look. Segue il capitolo “Galattica”, in cui la cantante sfoggia un abito The Attico realizzato interamente in perline, che nasconde un set lingerie Fleur du Mal ed è completato con un sandalo oro Jimmy Choo. Nel successivo momento “Erotica” Elodie passa a un corsetto strutturato Mugler e a stivali lucidi custom made sempre by Jimmy Choo. Per il blocco “Magnetica” la regina della serata indossa un candido abito custom made di Amiri, ricoperto da 115mila cristalli in degradè e abbinato ancora una volta da décolleté bianche di cristalli sono Jimmy Choo.

Elodie nel look disegnato per lei da Amiri
Elodie nel look disegnato per lei da AmiriCourtesy del brand
Prima di concludere in bellezza il concerto, Elodie ha sfoggiato come mise finale un total look custom made Fendi composto da un body in pelle con dettagli FF metallici e stivali cuissardes in coordinato. Tutto il percorso di questi abiti è stato accompagnato dai gioielli di APM Monaco, in cui spiccano gli orecchini che l'hanno accompagnata di canzone e in canzone. Nella parte finale dello show abbiamo visto una collana a croce realizzata per l'occasione e un anello in anteprima che anticipa la collezione in uscita a settembre, tutto APM Monaco.

La popstar e i suoi messaggi
Si sbaglierebbe però a fermarsi a una superficie di estetica e lustrini. Per Elodie questi Stadium Show (il secondo e ultimo capitolo è il 12 giugno a Napoli) sono anche un'occasione di raccontarsi a tutto tondo lontana dalle etichette e dai legacci che continuamente le costruiscono attorno. «Sono qui, così, senza pudore, senza tregua», dice a un certo punto in uno degli interludi video in cui racconta il suo percorso, le sue ispirazioni, la sua autodeterminazione. E sfrutta così alcuni momento del suo spettacolo per sottolineare i messaggi che le stanno a cuore. Le iniziali stesse delle sue incarnazioni (M, E, G, A) diventano un appello che mette a soqquadro la retorica trumpiana: Make Equality Great Again, un invito all'inclusione urlato sul palco da celebri drag queen come Sypario, Amanda Lewinsky, Naomi Tisdale, Angel McQueen e Jamila Solid. Ancora prima, sulle note di Andromeda, sul palco era salita Ambrosia Fortuna, attivista transgender, regista e soprattutto amica di vecchia data di Elodie (che comparirà anche nel suo film Coppe in silicone, raccontato anche nell'ultimo numero di Vogue Italia).


Non parla molto, Elodie. Sul mastodontico palco di San Siro lascia che siano soprattutto le sue canzoni e le sue performance a parlare. Niente monologhi, niente sermoni, solo ringraziamenti sentiti ai fan che l'hanno seguita fin dall'inizio. Eppure il suo manifesto è eloquente: quello di una donna che sa che può usare corpo e talento come armi parificate e totalmente degne, del tutto frutto della sua indipendenza e della sua volontà di esprimere sé stessa. I benpensanti, gli hater, persino quei giornalisti che hanno snobbato il concerto negli stadi, vengono zittiti dalla sua forza volitiva, dall'impatto deflagrante della sua immagine. Non parla Elodie, fa quello che sa fare meglio: incantare occhi e orecchie. I suoi gesti sono calibrati, consapevoli, potenti. Come quando, proprio sull'ultima canzone dell'encore, Bagno a Mezzanotte, afferra una bandiera palestinese, la sventola, se la avvolge addosso. Elodie a San Siro ha appreso la lezione fondamentale delle popstar più grandi: voce e corpo parlano all'unisono.