MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

​​​​​​​​​​​​​​

​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​

MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
«Venduti!»: gli Eurythmics contro tutti

«Venduti!»: gli Eurythmics contro tutti
Criticato, poi riscoperto: la storia di “Be yourself tonight”, l’album di maggiore successo del duo.


Di Mattia Marzi

«Venduti!». Quando nella primavera del 1985 spedirono nei negozi “Be yourself tonight”, Annie Lennox e David Stewart si ritrovarono ad affrontare la più amara e crudele delle critiche. Consapevolmente. Già, perché dopo essersi fatti un grosso seguito, e un nome, tra i protagonisti della scena new-wave e synth-pop europea dei primi Anni ’80 con lavori come l’esordio del 1981 con “In the garden”, “Sweet dreams (Are made of this)” e “Touch” del 1983 e la colonna sonora di “Nineteen Eighty-Four” (il film del 1984 diretto da Michael Radford, basato sul capolavoro distopico di George Orwell), nel momento di entrare in studio per comporre, registrare e produrre le canzoni contenute in quello che sarebbe stato il loro quarto album in studio, gli Eurythmics sentirono che i tempi erano maturi per sparigliare le carte sul tavolo. E sorprendere. Anche a costo di dividere, come in effetti fecero. Quando anni dopo l’uscita di “Be yourself tonight” David Stewart in un’intervista ricordò cosa avesse significato l’album nella carriera degli Eurythmics, la mente del duo disse: «Ci stavamo togliendo dalla scatola in cui eravamo stati messi». Una metafora che si presta benissimo a spiegare come erano stati percepiti gli Eurythmics fino all’uscita di “Would I lie to you?”, il primo singolo estratto dall’ellepì, di cui anticipò di pochi giorni l’uscita, e quanto cambiò dopo.


Con “Sweet dreams (Are made of this)” e “Touch” Annie Lennox e David Stewart si erano guadagnati lo status di gruppo all’avanguardia, tra i più sperimentali del circuito new wave britannico dei primi Anni ’80, complici quelle produzioni incentrate sui suoni lisergici dei sintetizzatori e l’uso inquietante, ma incredibilmente affascinante, della voce da parte di Lennox. Per i fan del giorno zero, “Be yourself tonight” rappresentò sin dal primo ascolto un evidente allontanamento dalla formula che aveva caratterizzato i dischi del duo. Il successo commerciale dell’album fece il resto: complici hit come la stessa “Would I lie to you?”, “Sisters are doin’ it for themselves”, “It’s alright (Baby’s coming back)” e - soprattutto - quella “There must be an angel (Playing with my heart)” che diventò un vero e proprio tormentone e che negli anni sarebbe stata ricantata dagli artisti più disparati (da Luciano Pavarotti a Kylie Minogue), il nuovo trentatré giri degli Eurythmics nel Regno Unito superò le 600 mila copie vendute, mentre negli Stati Uniti si spinse addirittura oltre il milione.



Al nuovo look di Lennox, che abbandonò quello androgino che aveva caratterizzato il suo personaggio fino ad allora e divenne, nelle parole della biografia Lucy O’Brien, «una rocker bionda decolorata», si unì la scelta del duo di sposare sonorità sì più pop - da qui l’accusa di essersi venduti - ma condite da elementi di r&b. Registrato principalmente a Parigi, con successive take effettuate a Detroit e a Los Angeles, “Be yourself tonight” vide Lennox e Stewart combinare tra loro elementi della Motown e della musica rock. Da quel mondo, l’r&b, arrivavano anche gli ospiti del disco. Stevie Wonder suonò l’armonica in tutte le tracce. Aretha Franklin duettò con Annie Lennox su “Sisters are doin’ it for themselves”, alle cui registrazioni partecipò anche un coro gospel, The Charles Williams Singers. Il basso di “Would I lie to you?” e della stessa “Sisters are doin’ it for themselves” fu suonato da Nathan East, gà al fianco di Barry White e Al Jarreau. A rappresentare la quota più rock, invece, Elvis Costello (sue le armonie vocali di “Adrian”), il chitarrista Mike Campbell (uno degli Heartbreakers di Tom Petty, che più o meno nello stesso periodo registrò con Bob Dylan “Empire Burlesque”) e il tastierista Benmont Tench (anche lui negli Heartbreakers). «C'è sempre stata un'influenza soul nella scrittura, e si può sicuramente sentire nella composizione di “Love is a stranger”. Ma con “Be yourself tonight” improvvisamente c'erano un paio di tracce che andavano verso l'amore mio e di Annie per quella roba. Quindi canzoni come “Would I lie to you?” e “There must be an angel” hanno iniziato a venire fuori. Abbiamo iniziato a suonare molti concerti dal vivo da “Sweet dreams” in poi, e quando suoni dal vivo, ti rendi conto: “Ok, abbiamo bisogno di alcune canzoni con cui possiamo davvero scatenarci, che faranno impazzire il pubblico”. E “Would I lie to you?” era una di quelle canzoni», spiegò Stewart.



All'uscita dell'album non seguì alcun tour, a causa della convalescenza di Lennox dai noduli alle corde vocali con i quali aveva dovuto fare i conti già durante le sessions di “Be yourself tonight” (e che le costrinsero anche a saltare il concerto Live Aid del 1985): «Avevo la laringite e non potevo fare troppe take, e sento delle cose nella canzone che avrei potuto fare meglio. Ma vedi, quando fai un disco hai tutti i tipi di limitazioni e alla fine della giornata è la tua decisione, e stai prendendo queste decisioni lungo tutto il percorso sperando di avere qualcosa di cui puoi dire: “Sono molto orgogliosa di questo, forse avrebbe potuto essere un po' diverso”», avrebbe detto la cantante a proposito della grezzezza della sua performance vocale su “Sisters are doin’ it for themselves” con Aretha Franlin, che si aggiudicò una nomination ai Grammy Awards del 1986 come “Miglior performance vocale r&b di un duo o gruppo”. Ma nonostante ciò, l’album diventò il maggiore successo commerciale degli Eurythmics, nonché uno dei dischi più importanti e belli degli Anni ’80.