L’idea che Mina, o meglio chi gestisce la sua immagine (il figlio), stringa accordi con disinvoltura, passando da marchi come Wind, Tim o Balenciaga a Sperlari, suggerisce un attaccamento al profitto che snatura il suo status di icona. In passato, Mina ha effettivamente prestato la sua voce per pubblicità, come Barilla negli anni ’60 o Wind e Tim, quest’ultima criticata per il jingle “Tim, Tim, Tim”. La campagna Sperlari, pur radicata nel contesto cremonese, potrebbe sembrare un ulteriore tassello di questa strategia, con Massimiliano che capitalizza sul nome della madre per accordi redditizi.
Il riferimento alla “cremonesità” suggerisce che Mina, legandosi a un marchio come Sperlari (anch’esso cremonese ma controllato dal 2017 dalla tedesca Katjes), rischi di diluire la sua autenticità. Sperlari enfatizza il legame con Cremona, ma è palese che questa mossa è una strumentalizzazione commerciale, lontana dai valori tradizionali della città. Il fatto che Mina, che non appare pubblicamente da decenni, si presti a queste operazioni potrebbe rafforzare l’impressione di una gestione “fredda” e calcolata.
Massimiliano Pani ha un ruolo centrale nella carriera di Mina, non solo come produttore musicale ma anche come manager di progetti commerciali. La campagna Sperlari è coerente con questa strategia: Mina non appare fisicamente, ma la sua voce e il suo mito sono usati per dare credibilità al marchio. Questo approccio, però, può alimentare la percezione di un’icona “sfruttata” per il profitto. Riguardo alla cremonesità, la collaborazione con Sperlari è un omaggio alla città, ma ciò che è venduto come autenticità locale è una palese mossa di marketing