Sergio Caputo: “Ecco la mia nuova canzone”
Si intitola “Inquietudine”, uscirà domani con un video
Di Redazione
Oggi come oggi, in questa era di streaming, la musica è fatta di singoli. Ma non è una grossa novità. Infatti un tempo, dagli anni '50 in su, si facevano solo singoli, e se poi i singoli di un certo artista o band andavano bene, essi venivano raccolti in un album. Poi, con la fine dei jukebox, è iniziata l'era in cui si facevano solo album, e in un album si doveva raccontare una storia stilisticamente coerente, ogni album era - o tentava di essere - una pietra miliare nel percorso di un artista. Io sono nato artisticamente facendo solo album - a parte un esordio a 45 giri. Dunque? Siamo tornati indietro nel tempo? Sì e no.
Io ho avuto la fortuna di essere una delle (circa) 120 persone di etichette indipendenti invitate nel teatrino della Apple a Cupertino, California, ottobre 2001, e vedere Steve Jobs che di persona presentava iTunes e l'iPod. L'iPod era un quadratino di plastica dotato di un output stereo che poteva contenere qualche centinaio di brani, ed iTunes era il server dal quale te li potevi scaricare per una modica cifra. Il concetto era (parole di Jobs) che troppi album contenevano ormai due pezzi buoni ed il resto era robaccia di riempimento che non sarebbe mai passata in radio, perciò si doveva tornare a fare singoli e dare al pubblico la possibilità di scaricare solo i pezzi forti. Naturalmente, su iTunes si potevano mettere anche degli album, dai quali però la gente poteva scaricare separatamente anche solo i pezzi di proprio gradimento. Poi le cose sono ulteriormente cambiate e siamo arrivati allo streaming. Ma no, non è la stessa cosa del 45 giri che ti andavi a scegliere nei negozi di dischi.
Perché vi racconto questo? Perché io sono un artista da album, e molti di voi si stupiranno nel vedermi sfornare un singolo ogni tot settimane. Le cose ora stanno così, anche se io faccio del mio meglio per offrire al pubblico - brano dopo brano - canzoni che starebbero bene insieme in un album, e chi lo vorrà potrà metterle insieme a suo piacimento, cosa che spero farà. Il mio nuovo singolo si intitola “Inquietudine”.
Parliamone. Io annovero l'inquietudine nell'insieme delle emozioni umane, come amore, rabbia, empatia, gioia o disperazione (e poche altre). Ma l'inquietudine ha una marcia in più rispetto alle altre emozioni. L'inquietudine ci "spinge" a fare cose, ci impedisce di restare fermi ad aspettare che qualcosa o qualcuno ci cambi la vita. L'inquietudine, fra tutte le emozioni umane, è la forza che motiva a correre verso l'ignoto, è ciò che spinge gli artisti a creare, i poeti ad esprimere pensieri profondi, gli esploratori ad esplorare, gli inventori ad inventare, insomma è l'inquietudine a far girare le ruote della nostra vita. La mia canzone - che ha le apparenze di una canzone d'amore - può però essere intesa a vari livelli di lettura, che lascio a voi, come ho sempre fatto.
Il genere del brano è indubbiamente pop-jazz (che nel mio linguaggio è un jazz "addomesticato"). Non posso fare a meno di citare il fatto che ho rinunciato a suonare la mia amata chitarra, cedendola al grande Georg Wadenius (che ha un curriculum impressionante che va dagli Steely Dan, a Donald Fagen, ad Aretha Franklin, Diana Ross, James Brown e via così), e la bravissima sassofonista Naomi Adriaansz, Ophélie La Roche alla batteria, Claudio Citarella al basso, Ivan Bridon al piano.
IL VIDEO
Il video di "Inquietudine" esprime turbamento ma anche curiosità; nel ruolo di "inquietudine" mia moglie Cristina. Abbiamo Naomi Adriaansz al sax (gli altri erano a suonare in giro). Il mio approccio al video è televisivo più che cinematografico - essenziale un po' per carenza di mezzi, ma soprattutto una scelta di stile: voglio che il pubblico veda la mia faccia, perché credo che lo scopo di un video sia principalmente quello di far vedere bene l'artista e possa leggere le sue espressioni, specialmente se come me va poco in TV. La scelta del bianco e nero sta diventando un mio trademark, e mi ispiro per inquadrature ed atmosfere ai primissimi video di artisti come Serge Gainsbourg, Yves Montand o Charles Aznavour (naturalmente ci sono anche quelli dei primi cantautori italiani, ma non voglio far torti citandone solo alcuni). D'altra parte il mio mondo è quello della canzone, e faccio del mio meglio per portarla avanti come forma d'arte in un momento in cui il mainstream sembra propendere per altro.