MUSICA




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Anche McCartney ha cantato il lavoro (a modo suo)

Anche McCartney ha cantato il lavoro (a modo suo)
Nel suo primo singolo da solista, "Another day"

Anche McCartney ha cantato il lavoro (a modo suo)

Di Luca Perasi

In questo articolo, Luca Trambusti ha raccolto alcune canzoni che esplicitamente trattano il tema del lavoro (quasi sempre manuale, con poche eccezioni). Anche Paul McCartney, nel suo primo singolo da solista, ha esplorato l'argomento, in maniera meno diretta ma con la sua consueta, affettuosa attenzione alle storie delle persone comuni. Ecco come.


Come antipasto di "RAM" – le cui incisioni erano ancora tutt’altro che completate – Paul opta per questo brano intimo, eppure dalle virtù commerciali innegabili. Stilisticamente e dal punto di vista dell’atmosfera, “Another Day” sembra in continuità con l’approccio casalingo dell’album "McCartney", più che con quello muscolare che "RAM" avrebbe messo in mostra pochi mesi dopo (seppur con un lato B, "Oh woman oh why?", decisamente irruente).

La pubblicazione di questo brano come singolo è frutto di una scelta molto originale, ed è il fonico Dixon Van Winkle a sceglierlo, dopo aver ricevuto da McCartney l’incarico di selezionare la canzone che egli avesse ritenuto più adatta tra quelle registrate durante le sedute di New York. Il tecnico mixa in fretta e furia “Another Day” e il suo assistente David Crawford ne stampa cento copie da inviare alle radio per la promozione. “Quando l’ho riascoltata il giorno dopo, mi sono reso conto che era un disastro!” ha ammesso Van Winkle. “Eravamo rimasti stregati dalla parte di basso, ma con il compressore della radio sparava da matti. Ho imparato la lezione in fretta. Non la abbiamo mai remixata e Paul non ha mai detto nulla al riguardo.”



“Another Day” era un’altra canzone che risaliva alle sedute di "Get Back" del 1969. McCartney l’aveva eseguita in due occasioni, una volta al pianoforte (9 gennaio, Twickenham Studios: un estratto di questa esecuzione è presente in Get Back, la miniserie televisiva in tre parti curata da Peter Jackson e trasmessa su Disney+ nel 2021) e un’altra volta alla chitarra acustica (25 gennaio, Apple Studios): si tratta di esecuzioni accennate, ma si intuiscono le parole delle prime due strofe, le medesime presenti nella versione definitiva.

È proprio questo brano a inaugurare le sessions che avrebbero dato vita all’album "RAM" e non per caso: evidentemente McCartney ci teneva in modo particolare, e la canzone è la prima affrontata ai Columbia Studios il 12 ottobre 1970. La formazione si schiera con McCartney alla chitarra acustica e alla voce guida, Dave Spinozza alla chitarra acustica e Denny Seiwell alla batteria. “È stata la prima canzone che abbiamo registrato a New York,” ha confermato il batterista. “Abbiamo iniziato alle dieci del mattino e per pranzo avevamo già la take buona. Ogni giorno Paul arrivava in studio con qualcosa di fresco… avevamo una serie di incredibili brani da fare. Lui accennava al pezzo e poi partivamo. Abbiamo fatto praticamente una canzone al giorno.”


“Another Day” viene rifinita con parecchie sovraincisioni sia ai Columbia sia agli A&R Studios, con una seduta dedicata alle voci che ha luogo il 21 gennaio 1971. Il track sheet – il foglio di studio che specifica il contenuto delle varie tracce della registrazione – riporta il dettaglio delle sedici piste, che vengono così impiegate: batteria (tracce 1–4), basso (traccia 5), chitarre acustiche (tracce 6 e 7), chitarre elettriche (tracce 8–10) e voci (tracce 11–16).

L’arrangiamento è ricco e valorizza la natura acustica del brano: si ascoltano un basso pieno di spunti melodici a opera dello stesso McCartney e diverse parti di chitarra elettrica (Spinozza e McCartney). La canzone propone inoltre per la prima volta le armonizzazioni vocali tra Paul e Linda, introducendo il caratteristico stile della coppia: memorabili la modulazione di lei al termine delle strofe (a 0:34, ripetuta più avanti a 1:47 e 3:03) e la parte aggiuntiva in registro grave di McCartney nell’ultima strofa. Seiwell si esibisce anche alle percussioni, suonate utilizzando un elenco telefonico scovato in sala di registrazione.

“Another Day” possiede un’aria intima e domestica che le conferisce un fascino artigianale, e la musica raccoglie le venature malinconiche del testo: nella sezione mediana in tre quarti di marca latineggiante la chitarra di Spinozza sottolinea i termini “sad” e “alone” con note piangenti ottenute attraverso l’utilizzo della manopola del volume, che crea la caratteristica assolvenza. “È una grande canzone,” ha dichiarato Spinozza senza mezzi termini. “Ricordo di aver sovrainciso diverse tracce di chitarra. Un brano e una produzione davvero magici.”


Dal punto di vista lirico “Another Day” è un brano dal taglio intimistico e tratta il tema dell’alienazione sociale. La storia traccia il ritratto e la giornata-tipo di una ragazza della middle class, e rivela tutte le capacità di introspezione psicologica di McCartney, che attinge al tema della solitudine da lui già esplorato: nel suo celebre libro "The Beatles Apart" (1981) il critico Bob Woffinden la definirà “una giusta osservazione della vita domestica, una canzone nella nobile tradizione di ‘Eleanor Rigby’, su una donna solitaria.”

I temi della vita quotidiana, della routine e di un’esistenza “normale” esercitano un fascino unico sul suo autore. “‘Another Day’ è un brano sulle cose di tutti i giorni,” ha spiegato Paul, “la gente che si sveglia, si spazzola i capelli, si lava, va in ufficio, beve un caffè, si smazza un sacco di documenti e se ne torna a casa, ed è solo un altro giorno... il senso della canzone è tutto qui.”

Paul però ne coglie l’eccezionalità. “Mi piace scrivere di persone comuni e della loro vita di tutti i giorni,” ha spiegato McCartney. “Tutti ci alziamo al mattino e facciamo le solite cose, eppure in qualche modo – e nonostante tutto – ci sono spesso momenti di pura magia.”


Le liriche sono incentrate sulla ripetitività dei gesti quotidiani e sulla noia di un’occupazione poco gratificante, in un ufficio “dove le carte si accumulano” senza sosta. McCartney analizza il senso di stanchezza e l’esistenza piena di tristezza della protagonista (avvertita, peraltro, solo “a volte”, una precisazione che accentua la drammaticità della sua condizione), la quale anche dal punto di vista sentimentale vive senza certezze, alle prese con un uomo che non le è accanto in modo stabile (“And he comes /And he stays / But he leaves the next day”): il brano dipinge un quadro di mestizia esistenziale in modo quasi cinematografico e a 2:03, proprio al termine del middle eight, si può ascoltare un effetto di folla festante (denominato infatti “crowd” sul foglio di studio), in chiaro contrasto con il tono afflitto delle vicende narrate.

La canzone è costruita a scenette. Lo stesso Paul riconosce la qualità filmica della canzone. “Pensate a un incrocio tra ‘Eleanor Rigby’ e 'La finestra sul cortile' di Hitchcock,” ha spiegato McCartney. “Già: perché, per quanto mi dispiaccia doverlo ammettere, in questa canzone c’è un certo voyeurismo. Come molti scrittori, anche io sono un po’ guardone: se c’è una finestra con la luce accesa e qualcuno in casa, mi metto a guardare. Alzo le mani, sono colpevole (…) La persona che sto osservando è, guarda caso, una versione di Linda quando viveva da sola a New York prima che la incontrassi, anche se 'The Sound of Five' [il riferimento è alla terza strofa della canzone, “As she posts another letter to The Sound of Five”] era una trasmissione radiofonica britannica alla quale le persone scrivevano raccontando i loro problemi.”


La prime due strofe illustrano due momenti della giornata della ragazza. Nella prima vediamo (ed è proprio il caso di usare questo verbo, perché i tocchi sono rapidi ma precisi, molto a fuoco) la protagonista che si alza al mattino, si lava i capelli e si veste: che bella l’immagine di lei che “affonda” le mani nell’impermeabile.

È pronta per un’altra giornata. In realtà, è “solo” un’altra giornata, niente di speciale insomma. Nella seconda strofa la scena si è spostata in ufficio, con una scrivania piena di documenti, e dove la ragazza si beve uno dei tanti caffè per spezzare la noia e cecare di rimanere sveglia. Nel middle eight, McCartney fa un salto dalla realtà oggettiva al mondo interiore della fanciulla. Lei è triste e sola nel suo appartamento, fino a quando l’uomo dei suoi sogni arriva a “spezzare l’incantesimo”. Passa la notte con lei, ma il giorno dopo è già pronto a scappar via. La terza strofa vede la ragazza che spedisce un’altra lettera indirizzata a "The Sound of Five" (notare: un’altra, cioè non è la prima, a indicare nuovamente come i gesti si susseguano sempre uguali); la gente tutt’attorno la fa stare ancora peggio, facendola sentire solo semiviva. La strofa conclusiva ripete la prima, a determinare il senso di prevedibilità di questa esistenza. Se ne potrebbe fare una serie tv.


Musicisti:

Paul McCartney voce, cori, chitarra acustica ed elettrica, basso • Linda McCartney armonie vocali • Dave Spinozza chitarra acustica ed elettrica • Denny Seiwell batteria, percussioni



Il testo è tratto dal recente libro di Luca Perasi dedicato all'album "RAM"