MUSICA




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Definitivo

"Le fate ignoranti" di Ferzan Özpetek: un viaggio tra emozioni e legami umani
Le fate ignoranti (2001), diretto da Ferzan Özpetek, è un film che intreccia emozioni profonde, dinamiche relazionali complesse e un’atmosfera quasi magica, come suggerito dal titolo. La pellicola esplora l’amore, la perdita e la scoperta di sé attraverso una narrazione delicata e potente.

Stefano Accorsi, nel ruolo di Michele, offre un’interpretazione intensa e sfaccettata. Michele è un uomo che vive il suo amore per Massimo, marito di Antonia, con passione e libertà, ma che affronta anche il dolore della perdita. Massimo, infatti, muore tragicamente all’inizio del film, investito da un’auto, un evento che funge da catalizzatore della trama. La performance di Accorsi è vibrante, soprattutto nei confronti con Antonia, dove emergono la sua vulnerabilità e la forza della comunità che ha costruito. Accorsi bilancia carisma e fragilità, rendendo Michele un personaggio magnetico ma profondamente umano. La sua capacità di trasmettere il senso di appartenenza alla “famiglia scelta” del terrazzo è uno dei punti di forza del film.
Margherita Buy, nel ruolo di Antonia, eccelle nel catturare le sfumature emotive del personaggio. I suoi silenzi, gli sguardi e i momenti di rottura emotiva,come quando scopre la vita parallela del marito, sono potenti e commoventi. La sua interpretazione segue il percorso di trasformazione di Antonia, da una donna inizialmente rigida e ferita a una figura che si apre all’empatia e alla comprensione.

Un elemento cruciale della trama è un quadro, attribuito nella sceneggiatura a Joseph Lanti, un artista inesistente. Ritrovato dalla madre di Antonia e dalla domestica nello studio di Massimo, il dipinto porta una dedica sul retro che segna l’inizio delle peregrinazioni di Antonia:

“A Massimo, per i nostri sette anni insieme, per quella parte di te che mi manca e che non potrò mai avere, per tutte le volte che mi hai detto ‘non posso’ ma anche per quelle in cui mi hai detto ‘ritornerò’... sempre in attesa, posso chiamare la mia pazienza ‘amore’... La tua fata ignorante.”

Questa dedica spinge Antonia a esplorare la doppia vita del marito e a scoprire la comunità di amici che lo circondava, aprendo la porta a un mondo di emozioni e relazioni inaspettate.

L’incontro tra Massimo e Michele era avvenuto in una libreria a Roma, dove entrambi cercavano l’ultima copia disponibile di "L’opera completa" di Nazım Hikmet, celebre poeta turco. Massimo, che non conosce approfonditamente il poeta, intendea regalare il libro alla moglie Antonia. Michele invece appassionato estimatore di Hikmet, è sorpreso e incuriosito di trovare qualcuno che condivida il suo interesse per un autore così particolare. Questo momento, apparentemente casuale, segna l’inizio della loro relazione e getta le basi per la storia del film. Michele, dopo aver fotocopiato il libro per tenerne una copia, decide di regalarlo a Massimo, un gesto che sottolinea la generosità e l’intensità del loro legame.

Il volume di Nazım Hikmet, con la sua copertina rossa, diventa un simbolo tangibile del legame tra Massimo, Michele e Antonia. Un momento particolarmente significativo è la recitazione della poesia "In questa notte d’autunno" da parte di Antonia, verso la metà del film:

Dalla tua testa, dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini.

La chiusura, “le tue parole erano uomini”, è particolarmente potente: le parole non sono astratte, ma incarnano l’umanità con tutte le sue virtù, fragilità e lotte. Questo momento rappresenta un punto di svolta emotivo per Antonia, un’occasione di connessione profonda con i sentimenti che la legano al marito e al nuovo mondo che ha scoperto.

Verso la fine del film, Antonia compie un gesto significativo donando il volume di Nazım Hikmet a Michele. Questo avviene durante un incontro toccante, in cui Antonia, ormai consapevole della complessità della vita di Massimo, sceglie di condividere quel ricordo con Michele, riconoscendo l’importanza del loro legame. Il libro, simbolo dell’incontro tra Massimo e Michele, diventa così un ponte tra i personaggi e un segno di riconciliazione.

La canzone dei titoli di coda, "Due destini" dei Tiromancino, è perfettamente in sintonia con il cuore emotivo del film. Il testo parla di due vite intrecciate che affrontano il destino insieme, rispecchiando la relazione tra Antonia e Michele, ma anche l’idea più ampia di connessioni umane che trascendono le differenze. La melodia lascia lo spettatore immerso in una riflessione sull’amore e sulla perdita. La scelta di questa canzone ha contribuito a rendere il film un’opera senza tempo, cementandolo nella memoria collettiva come un simbolo della poetica di Özpetek.
L’atmosfera incantata del film si ritrova non solo nei personaggi, ma anche nella regia di Özpetek, che trasforma il terrazzo romano in un luogo di magia e accettazione.

https://www.youtube.com/watch?v=kwTy_LogRww