Noemi, che ha vissuto una dinamica di «derealizzazione»: «La tua mente decide di darti una sensazione di distacco dal mondo, mi sentivo come sotto una campana di vetro»
Protagonista di un servizio de Le Iene, la cantante ha raccontato del difficile momento psicologico che ha dovuto affrontare intorno ai 30 anni. Due esperte spiegano cosa si intende per derealizzazione e con quali tecniche affrontarla
di Marzia Nicolini
Dopo la recente esperienza di Sanremo 2025, Noemi, 43 anni, è stata protagonista di un servizio targato Le Iene. La cantante romana, classe 1982, ha trascorso 48 ore con la iena Nicolò De Devitiis, in un viaggio introspettivo sullo sfondo dei suoi luoghi più cari, Roma e Fregene. Nel corso del documentario a lei dedicato, Noemi ha rievocato una fase molto difficile della sua vita, coincidente con i suoi 30 anni. «In quel momento», ha spiegato la cantante in televisione, «mi è venuta una cosa che si chiama derealizzazione. La tua mente decide di darti una sensazione di distacco dal mondo, mi sentivo come sotto una campana di vetro, vedevo tutti lontanissimi. Non capivo, ho fatto Sanremo (2012, ndr) con questa sensazione. La cosa assurda è che quando ho raggiunto il top mi hanno staccato lo spinotto. Bisogna passare dall'inferno per passare al paradiso», ha commentato Noemi ripensando a quel periodo complesso, nel quale assumeva psicofarmaci, lottando contro la depressione.
Quando la realtà sembra sfumare
«La derealizzazione è una condizione caratterizzata dalla sensazione che l’ambiente circostante sia irreale, senza confini di tempo e spazio», spiega la dottoressa Beatrice Casoni, psichiatra presso Poliambulatorio Medico Odontoiatrico ErreEsse Ferrara. «Può manifestarsi come episodio isolato o diventare cronico, ed è spesso legata a disturbi dell’umore, ansia, stress post-traumatico, privazione sensoriale o abuso di sostanze. Chi ne soffre si sente come in un sogno, distaccato dalla realtà. Nei casi più gravi, il sintomo diventa persistente e interferisce con la quotidianità, configurandosi come disturbo di derealizzazione/depersonalizzazione.
Un meccanismo di difesa contro lo stress
«La persona con derealizzazione appare spaesata, sperimenta la perdita del senso di realtà e percepisce l’ambiente come ovattato, piatto, senza vita», sottolinea la dottoressa Elisa Stefanati, psicoterapeuta presso Poliambulatorio Aesthe Medica Ferrara. «Questa alterazione percettiva è spesso una reazione fisiologica acuta allo stress, un meccanismo di difesa per proteggersi da emozioni travolgenti. Tuttavia, l’esame di realtà rimane integro: chi ne soffre è consapevole che la percezione alterata non corrisponde alla realtà, distinguendola così da un disturbo psicotico».
Le strategie terapeutiche: dalla psicoterapia alla neuromodulazione
Per trattare la derealizzazione, «la psicoterapia EMDR e la terapia cognitivo-comportamentale offrono buoni risultati», sottolinea la dottoressa Stefanati. «Il percorso terapeutico si concentra inizialmente sulla stabilizzazione del paziente e l’uso di tecniche di grounding per ancorarlo alla realtà». Secondo la dottoressa Casoni, «è essenziale individuare e trattare la patologia sottostante per ottenere una remissione completa. Oltre ad eventuali farmaci e alla psicoterapia, si stanno affermando trattamenti innovativi come il neurofeedback e la stimolazione magnetica transcranica, che modulano l’attività cerebrale in modo non invasivo per ridurre i sintomi e accelerare la guarigione del paziente».