MUSICA




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L’analisi dei testi di Sanremo dell’Accademico della Crusca Lorenzo Coveri

L’analisi dei test dei big in gara a Sanremo a cura dell’Accademico della Crusca Lorenzo Coveri.
Le sue schede senza appello hanno fatto scuola. Già docente di linguistica italiana all’Università di Genova, negli anni si è specializzato proprio nel festival, intorno al quale propone schede e pagelle quotidiane sui social dell’Accademia.
«Giudichiamo solo i testi ovviamente - dice - senza musica. Una volta cantati, su questi stessi testi il giudizio potrebbe cambiare...».
A oggi come siamo messi?
«Canzoni piatte, voti piatti. Mi adeguo. Forse sarà anche colpa del fatto anche quest’anno ci sono sempre gli stessi 11 autori per due terzi dei brani: tutta questa omogeneità porta a un appiattimento generale. Ormai è una tendenza al Festival...».
Giudizio generale?
«È un Festival a zero tasso rock. E con una quota limitatissima di cantautori: solo Brunori e Lucio Corsi. Poi abbiamo dei rapper che si adeguano al tono medio e mainstream della kermesse, per niente trasgressivi: il famigerato Tony Effe canta una stornellata che non fa male a nessuno. Tutto il resto — l’80% delle canzoni — viaggia su un linguaggio familiare popolare e colloquiale, ormai lontano dal vecchio stile della canzonetta. Emergono solo 3-4 casi in questo panorama medio-piatto».
Chi è che spicca?
«Brunori Sas soprattutto. Gli ho dato 9. È il testo di una vera canzone d’autore: letterario, con immagini sofisticate, figure retoriche di livello. Interessante, intimo, autobiografico, nel parlare della gioia e della responsabilità di mettere al mondo una figlia».