Diana Ross è (ancora) “The Boss”
L’icona torna in tour, a 80 anni: elogio di una guerriera, che ha indicato la via a molte colleghe.
Di Mattia Marzi
Nel 1980 Diana Ross era già una leggenda della musica. A 36 anni aveva vissuto più di una vita artistica: l’esordio con le Supremes (34 milioni di copie vendute solo negli Stati Uniti), la svolta da solista del 1970, la maternità, il successo al cinema (nel 1978 aveva interpretato Dorothy nel rifacimento de “Il mago di Oz”, insieme a un giovanissimo Michael Jackson). Il contratto con la Motown che aveva firmato quando era ancora una ragazzina, prima di raggiungere il grande successo, era in scadenza.
Già da un po’ la diva della black music aveva cominciato a manifestare una forma di insoddisfazione nei confronti dei discografici. Ross aveva deciso di restare fedele alla Motown, l’etichetta che di fatto l’aveva resa una delle stelle più brillanti della musica pop statunitense (e mondiale), anche dopo la fine dell’avventura delle Supremes. Ma arrivata a quel punto della sua carriera,. la regina pretendeva maggiore indipendenza e più controllo sulle scelte artistiche. Del resto, l’album “Diana”, co-prodotto da quel genio di Nile Rodgers, era stato un successo sensazionale, l’ennesimo: grazie a hit come “Upside down” e “I’m coming out” l’ellepì aveva venduto oltre 1 milione di copie solo negli Stati Uniti e consacrato la cantante di Detroit come un’icona. Diventata così potente e influente - non a caso l’album del 1979 si intitolava “The Boss” - da essere pronta, a quel punto, a scrivere una pagina interessante dell’industria discografica. Facendo la storia.
Un contratto senza precedenti
Forte dei successi discografici riscossi in quegli anni, Diana Ross si sedette al tavolo delle trattative con i discografici della Motown, capitanati dal grande capo Berry Gordy, intenzionata a passare all’incasso. Con un consigliere speciale: Gene Simmons. Proprio così: il bassista dei Kiss, all’epoca, aveva una storia con la Ross (i due avevano cominciato a frequentarsi proprio nel 1980: si sarebbero lasciati tre anni più tardi). Secondo biografi e appassionati, fu lui a suggerire alla 36enne diva di tagliari il cordone ombelicale che la legava alla Motown, appro*****ndo della sua enorme popolarità per negoziare un nuovo contratto con la Rca Da record.
Perché il colosso della discografia statunitense non solo assicurò alla voce di “Upside down” il totale controllo artistico sulla sua musica, ma .le offrì un contratto senza precedenti da oltre 20 milioni di dollari, il piùgrande anticipo di firma mai dato a un artista musicale prima di allora. La popstar accettò: «Voglio che tutti sappiano che anche se i fatti potrebbero far pensare che io abbia avuto qualche problema con la Motown, non è stato affatto così. Amo la società e tutti coloro che hanno lavorato per me nel corso degli anni», spiegherà poi, all’indomani dell’annuncio del clamoroso passaggio. «Potevo capire perché lo fece, ma comunque mi uccise. Dopo ventuno anni, all’improvviso, se ne andò», avrebbe detto Berry Gordy, molti anni dopo, parlando del divorzio dalla sua pupilla.
Mai nessuna come lei
La vicenda a distanza di oltre quarant’anni continua ad essere una delle più emblematiche della carriera di un’artista straordinariamente influente, considerata - non a torto - una delle prime donne afroamericane a diventare una figura globale nel mondo della musica pop, capace di avere un impatto significativo non solo sul panorama muisicale ma anche sulla rappresentazione delle donne afroamericane nei media e nella cultura popolare, infrangendo molte barriere raziali e di genere nel mainstream. Dopo quella mossa, Ross ci mise la faccia, diventando una delle prime artiste donne a prodursi interi album, rischiando e sporcandosi le mani, da “Who do fools fall in love?” del 1981 a “Swept away” del 1984, passando “Silk electric” del 1982 e “Ross” del 1983, prima dell’iconico ritorno alla Motown con “Workin’ overtime”, prodotto di nuovo da Nile Rodgers, in una perfetta chiusura del cerchio. Nel 1993 il Guinness dei Primati la dichiarerà artista femminile di maggior successo del ventesimo secolo per numero di dischi (150) avuti nelle classifiche inglesi e americane.
Il nuovo tour, a 80 anni
A 80 anni Diana Ross, vista domenica notte ai Grammy Awards, dove ha premiato Kendrick Lamar con il premio come “Song of the Year” per “Not like us”, si prepara a ribadire di essere ancora “The Boss” con un tour che quest’estate la vedrà esibirsi nel Regno Unito - partenza il 22 giugno da Birmingham, gran finale il 2 luglio alla O2 Arena di Londra - con non una, non due, ma ben tre diverse orchestre, la Hallé Orchestra, la Royal Scottish National Orchestra e la Royal Philharmonic Concert Orchestra. «Anche nell’oscurità possiamo risorgere e mantenere viva la luce della speranza e dell’amore», ha detto dal palco dei Grammy. La sua storia ne è la prova.