I Maneskin non sarebbero gli stessi senza Thomas Raggi
Ode al chitarrista della band romana, che ha conquistato anche la stima di questi colossi del rock.
I Maneskin non sarebbero gli stessi senza Thomas Raggi
Di Mattia Marzi
L’ultima a iscriversi al suo fanclub è stata Patti Smith. Ieri sera, in occasione del suo concerto al Teatro Romano di Ostia Antica, a Roma, la Sacerdotessa del Rock ha chiamato il 23enne chitarrista sul palco e gli ha chiesto di accompagnarla alla chitarra sulle note di una delle sue canzoni più iconiche, “People have the power”, mandando il pubblico in delirio. Prima della cantautrice statunitense aveva voluto il talentuoso musicista al suo fianco su un palco anche Tom Morello, che al fanclub è iscritto invece già da parecchio tempo (era il gennaio del 2023 quando i Maneskin pubblicarono “Gossip”, il brano frutto dell’incontro con Morello): “
Quel ragazzo ama il suo strumento e io amo il fatto che nel 2024 un giovane chitarrista italiano ne ispiri altri nel mondo”, ha detto il chitarrista dei Rage Against the Machine parlando del collega. Non sgomita, non scalpita, non vuole stare per forza al centro dell’attenzione: a quello ci pensano Damiano David e Victoria De Angelis. Ma in questi anni Thomas Raggi, il chitarrista dei Maneskin, insieme al suo strumento si è conquistato sul campo una credibilità notevole, come testimoniano gli endorsement di questi colossi del rock. Ottenendo sempre più centralità anche all’interno del gruppo.
Che poi fu lui a fondare la band, ai tempi del liceo, insieme alla compagna di banco Victoria De Angelis. Damiano arrivò dopo. Victoria aveva avuto a che fare con il cantante già in un’altra band: l’aveva cacciato via perché “era troppo pop”, mentre lei voleva suonare musica metal, dura e spigolosa. Di Thomas, che aveva appena 16 anni quando i Maneskin nel 2017 si ritrovarono dal marciapiede di via del Corso al palco di X Factor, il cantante ha detto: “Thomas ha la fantasia di un bambino. È il più piccolo ed è il supercreativo. È il tipo che se gli dai una chitarra in mano, dopo cinque giorni lo ritrovi ancora lì nella stessa posizione che suona”.
Nei concerti dell’ultimo tour della band, quello che è partito con l’uscita dell’album “Rush!” e si è chiuso pochi giorni fa a Parigi, prima della pausa che la band ha deciso di prendersi (Victoria ha già pubblicato il suo singolo d’esordio ufficiale come dj, “Get up ****** Shake ya ass”; Damiano dovrebbe pubblicare a breve un intero album scritto con hitmaker come Jason Evigan, Ryan Daly, Conor McDonough, già al fianco di Madonna, Maroon 5, Demi Lovato), si è ritagliato uno spazio maggiore rispetto ai precedenti live del gruppo, concedendosi anche lunghissimi .assoli: “Ne vuole fare sempre tantissimi”, scherza Victoria. Fu lei ad affibiargli, ai tempi di X Factor, il soprannome di “Er Cobra”. A proposito del significato, la bassista glissa: “È esattamente quello che ognuno di noi sta maliziosamente immaginando in questo preciso momento”.
“Trovo abbastanza interessante il fatto che usi una loop station, uno di quei pedali che permettono di registrare una piccola parte, in questo caso due accordi, e suonarci solo. Non è una cosa inedita, sicuramente è stato già fatto da altri chitarristi. Però rispetto al classico assolo di chitarra in cui rimane soltanto la chitarra o c’è una base, una soluzione così spartana è interessante. È un chiaro voler richiamare un certo mondo classico del rock”, dice Claudio Cicolin, titolare del più grande canale YouTube italiano dedicata alla didattica per chitarra, che conta 270 mila iscritti e 58 milioni di visualizzazioni complessive, analizzando un assolo del chitarrista durante un concerto a San Francisco del novembre 2022.
“Thomas qui sfiora un si bemolle. In la minore, il si bemolle di tutte le note che possiamo scegliere è la più delicata, la più critica. È dissonante. Quando l’ha toccata la prima volta, mi ha fatto pensare che fosse un errore. Però poi ci torna più volte e questo mi ha fatto pensare che fosse una scelta stilistica. .Mi sembra abbastanza evidente che sia un assolo ispirato allo stile sghembo e storto di Jack Frusciante, quindi credo che sia stata una scelta fatta a tavolino”, dice il musicista.
“Adoro il mio strumento, studio chitarra da sempre, da quando sono bambino, prima classica e poi elettrica. E suono in una band da quando ho 12 anni”, ha raccontato Thomas in un’intervista a Cosmopolitan. Ha ereditato la passione per il rock dal papà, che lavorava come fotografo per la rivista Metal Shock: “È stato lui a trasmettermi la passione per la musica attraverso vinili, cd e concerti, dagli Iron Maiden agli Anthrax, passando per i Metallica”. Dice di ispirarsi a Jimmy Page e Slash: “Ma ho amato molto anche Jimi Hendrix, il modo in cui componeva le sue canzoni era assolutamente incredibile.
.E una delle mie più grandi influenze è John Frusciante dei Red Hot Chili Peppers - ha raccontato a Guitar World, una delle riviste più lette a livello mondiale dagli appassionati delle sei corde, che lo ha intervistato - ho prestato molta attenzione al modo in cui sapeva suonare, con così tanta sensibilità e creatività. Mi piace molto anche Joe Bonamassa, ma il suo stile è molto diverso da tutto ciò che faccio io”. In quasi tutti i pezzi dei Maneskin c’è parecchia farina del sacco di Thomas, da quella “Zitti e buoni” che nel 2021, dopo la vittoria al Festival di Sanremo e all’Eurovision, catapultò la rock band in testa alle classisiche mondiali, a ballate come “Timezone” (impreziosita dai suoi arpeggi puliti) e “The loneliest”.
A proposito del suo ruolo in mezzo a Damiano, Victoria e al batterista Ethan Torchio, Raggi dice: “Quando sei l’unico chitarrista, hai un sacco di responsabilità perché sei lo strumento più armonico della band. Devi costruire canzoni e tenere insieme la musica, ma dovresti anche buttarci dentro fill, riff e assoli. È un ruolo importante. Uno come Frusciante mi ha dato un sacco di idee su come gestire il mio lavoro come unico chitarrista in una band”.
Tra le chitarre che suona più spesso sul palco c’è la Fender Relic Strat: “Ma la mia chitarra principale è una Squier, non una Strat. È una delle più vecchie del Giappone. Un tempo suonavo solo Fender Strat. Per me la Stratocaster è uno strumento completo: ci puoi suonare funk, rock, metal. Ho sperimentato anche altri tipi di chitarre, però”. E a proposito del successo del gruppo, spiega: “Ora va tanto la musica elettronica, il rap. E poi arriviamo noi che saliamo sul palco e suoniamo. Ai ragazzi della nostra età è una cosa che fa strano. .Ma ai nostri live ci sono anche tante persone grandi: a loro forse ricordiamo le vecchie band rock che fanno casino sul palco. Uniamo le generazioni. Ed è bellissimo vedere ai nostri concerti ragazzi di 18 anni con il loro papà”.