Più showman, meno Principe: De Gregori si (auto)dissacra
Più showman, meno Principe: De Gregori si (auto)dissacra
L'artista romano in tour prende in giro sé stesso e le sue canzoni. E spiazza.
Di Mattia Marzi
La solennità di “Lettera da un cosmodromo messicano”, la canzone che accompagna la sua epifania sul palco, con un pizzico di misticismo, viene subito spazzata via dal suo benvenuto al pubblico. “In questo giro di concerti ci sono delle novità”, spiega subito lui. “De Gregori parla. Era ora, direte voi. Ma attenzione: parla, però non dice molto. Non voglio spiegare le canzoni. Ma semplicemente raccontarmi”, dice, parlando di sé in terza persona. E fin qui, nulla di straordinario. Ma poi un ghigno si fa largo sotto la folta barba bianca di Francesco De Gregori: “Ho cominciato questo lavoro tanti anni fa e alcuni mi accusavano di scrivere cose incomprensibili.
Non c’è cosa peggiore: fa più male se ti dicono che quello che scrivi fa schifo. Spesso, però, in quelle critiche c’era della malafede. Mi dicevano cose del tipo: ‘Ma Pablo è vivo o morto? Perché se è vivo non può essere morto, se è morto non può essere vivo (fa il verso ai critici dell’epoca, ndr)’. .Ma vaffa…”. E dalla platea della Cavea del Parco della Musica, dove ieri sera il cantautore romano ha fatto tappa con il suo tour estivo “De Gregori dal vivo” (evidentemente non aveva voglia di star lì a scervellarsi per trovare un titolo più fantasioso), si alzano risate e applausi.
A 73 anni il Principe dei cantautori italiani si riscopre leggero e autoironico e si mostra al suo pubblico in vesti che stridono con l’aura del cantautore austero e spigoloso. Forse la frequentazione con Checco Zalone, insieme al quale lo scorso aprile ha pubblicato l’album congiunto “Pastiche”, prima di condividere con il comico pugliese il palco delle Terme di Caracalla a giugno, ha risvegliato delle doti da showman che erano lì, nascoste tra le pagine chiare e le pagine scure, e che aspettavano solo di essere riscoperte. Sul palco della Cavea il cantautore romano prende in giro sé stesso e le sue canzoni, dissacrandosi e dissacrandole. Come “Un guanto”, tra le più note delle sue canzoni meno note inserite in scaletta, pescata da un album di metà Anni ’90 (“Prendere e lasciare”) e ispirata a un’opera dell’incisore e scultore tedesco Max Klinger: “Quando l’ho scritta, non l’ho capita nemmeno io”, sorride De Gregori, sconfortato.
E così il “Bufalo Bill” al quale dedicò nel ’76 la canzone che diede il titolo all’omonimo album “quando venne a sfidare i butteri della Maremma se la prese solennemente in quel posto lì”, l’atto di Dolly del mare profondo di pulire con un pezzo di pane le mani sporche di sangue al figlio del figlio dei fiori ne “L’uccisione di Babbo Natale” diventa “uno strano rituale para-eucaristico” e chissà per quale motivo Gambadilegno a Parigi finisce in un hotel senza ascensore.
Racconta anche di sé stesso, De Gregori: “‘Atlantide’ la scrissi in un periodo in cui ero felice dal punto di vista professionale, perché l’album precedente era andato molto bene, ma non dal punto di vista personale. E come me, mi viene da dire, anche le due donne con le quali avevo una relazione…”, dice, sempre con una marcata ironia, il Principe. In platea sorridono, tra gli altri, anche Pierluigi Pardo, Motta e Carolina Crescentini.
A rassicurare i fan più disorientati ci pensa il De Gregori più tradizionale, quello che con l’aria un po’ da falegname e un po’ da filosofo snocciola classici come “La leva calcistica della classe ’68”, “La storia”, “La donna cannone”, “Pezzi di vetro” e “Rimmel”: “Questa è musica italiana dal vivo. Gli strumenti si sentono, errori compresi. Ché qui mica stiamo facendo un disco, eh. Non ci sono basi, non ci sono trucchi, non ci sono inganni”, puntualizza, presentando la band composta da Guido Guglielminetti al basso e contrabasso, Carlo Gaudiello alle tastiere, Primiano Di Biase all’hammond, Paolo Giovenchi alle chitarre, Alessandro Valle alla pedal steel guitar e al mandolino, Simone Talone alle percussioni e Francesca La Colla ai cori. Il tour estivo chiuderà, dopo la tappa di Prato di domani sera, il 6 settembre a Pietra Ligure, in provincia di Savona. Poi dal 29 ottobre al 23 novembre De Gregori sarà per venti sere al Teatro Out Off di Milano con “Nevergreen (Perfette sconosciute)”, uno show che lo vedrà rispolverare le canzoni meno note del suo repertorio. Se salirà sul palco con questo spirito, ci sarà (ancora) da divertirsi.