Deep Purple: “siamo cinque ragazzi con la gioia di interagire”
Ian Gillan parla dell’attuale band che pubblica il nuovo disco con le radici nel passato. Intervista
Di Luca Trambusti
Hanno scelto un titolo semplice i Deep Purple per il loro nuovo album: “=1”: Semplice come la capacità della band inglese di stare nel mondo della musica e nel modo di fare musica, coerenti, fedeli a sé stessi, coerenti alfieri dell’hard rock, capaci nel nuovo album di unire le radici di un suono ben noto rendendolo ancora attuale, moderno privo della patina del tempo.
La lunga storia della band di “Smoke On the Water” (uno su tutti dei loro brani iconici) è costellata di cambiamenti (qui siamo a “Mark IX”) ai quali hanno sempre saputo resistere, ne hanno fatto quasi un marchio. E così anche per questo “=1” (il 23esimo album in studio, della loro carriera, prodotto ancora da Bob Ezrin) non manca una new entry (su disco, visto che sul palco è presente dal ‘22). Il posto chiave dei Deep Purple, quello del chitarrista, è stato preso da Simon McBride, che ha sostituito il dimissionario Steve Morse uscito dalla band per problemi personali. Nell’attuale formazione ci sono gli eterni Ian Paice alla batteria e Roger Glover al basso e il tastierista Don Airey presente dal 2022. A completare la line up una delle colonne portanti (anche lui uscito ed entrato dal gruppo): Ian Gillan, cantante e frontman dei Deep Purple, dalla voce inconfondibile con cui ancora oggi (classe 1945) è in grado di fornire eccellenti performance dal vivo.
È con lui che abbiamo parlato di questo nuovo album, dei live e di quello che sono e sono stati i Deep Purple.
Cosa si può dire del titolo di questo nuovo album?
Significa semplicità. Mi fa impazzire quando voglio fare qualcosa di semplice. Devo compilare un modulo, devo rispondere a delle domande. È molto semplice. Così un giorno ho iniziato a scarabocchiare un'equazione che è una cosa molto complessa e io l’ho voluta fare semplice.
Invece, per quanto riguarda lo sviluppo del disco è solo un processo organico e abbiamo un nuovo chitarrista, quindi è stato un momento abbastanza significativo nell'epoca dei Deep Purple.
Appunto, questo è il primo disco con Simon McBride. Qual è stato il suo contributo alla scrittura e cosa è cambiato nel sound della band?
È come in tutte le cose. Se hai una famiglia alcuni di loro si separano oppure arriva un nuovo membro nella famiglia o se hai una squadra di calcio e un ragazzo viene trasferito, ne arriva un altro, l'intera dinamica cambia. La squadra però è sempre la stessa, ma è diversa.
Il background di Simon è differente da quello di Steve Morse, quindi il suo contributo è diverso e questo si ripercuote su tutto il processo di scrittura. Tuttavia non cambiamo, ma interagiamo in modo diverso. Quando incontriamo le persone o sei a una festa e qualcuno entra nella stanza, entra un estraneo e allora la dinamica cambierà leggermente, la conversazione sarà diversa. Le persone non conoscono il nuovo arrivato, quindi parlano in modo diverso. Reagiscono in modo diverso. La natura umana, si sa, è estremamente complessa e questo vale per tutto, quando si va al di là di una sola persona. Quindi anche nel nostro caso c’è stato un grande cambiamento dinamico. Succede. Succede nella vita perché ogni persona è diversa, ma il nostro background come band non è cambiato, abbiamo affrontato il viaggio della vita e ora dobbiamo interagire con qualcun altro che viene da un posto diverso. Sì, ovviamente cambia un po', ma il grosso della band è lo stesso con il nuovo arrivato che apporta un approccio nuovo, idee diverse, leggermente diverse, per cambiare la struttura ritmica. Cambia la struttura tecnica della band. Queste cose vengono spontanee. Quando si è bambini, giovani o adolescenti, fare queste cose è faticoso, ma quando si fa qualcosa da così tanto tempo è più naturale, quasi colloquiale. Quindi sì, cambia. Cambia ogni volta e cambia con il tempo. E noi come band di cambiamenti ne abbiamo avuti parecchi.
Quali sono i brani più importanti del disco?
Oddio, non lo so (ride). Non ci sono canzoni più importanti. No, nessuna è più importante dell'altra. È un album, una raccolta di canzoni e chiunque ascolti ha la sua preferita, che magari a qualcun altro non piace. Per quanto mi riguarda non ho niente di preferito, ogni brano è importante quanto un altro.
In questo disco, sembra che la band sia in buona forma e l'energia è quella di un tempo…
Sì, sì, è vero. L'energia viene dai tour, dal lavoro, dalle esibizioni dal vivo con le persone, soprattutto come live band. Siamo in buona forma perché i musicisti sono in forma e seguono uno standard molto elevato. Quindi è naturale stare bene e avere dei risultati anche come band.
Per quanto riguarda la musica dal vivo, qual è il suo ruolo e l'importanza per la vostra band?
È tutto. È quello che facciamo. È impossibile analizzarlo perché è quello che abbiamo fatto per tutta la vita, è naturale e professionale allo stesso tempo. Ci piace molto quello che facciamo e credo che se si prova piacere in ciò che si fa i risultati siano ancora più soddisfacenti. Tuttavia bisogna anche prestare attenzione all'aspetto tecnico e, ovviamente, al lavoro anche se con il tempo questo diventa più una consuetudine. È così. Sono stato un musicista per tutta la vita, fin da bambino. Ero un soprano nel coro della chiesa. Cantavo con mio zio che era un musicista jazz fin da quando ero piccolo e la musica è una seconda natura. Il piacere più grande del mondo è quando si fa un concerto, condividere le sensazioni con il pubblico. È più importante della registrazione, del disco o di qualsiasi altra cosa, è il massimo.
I Deep Purple sono considerati una delle band più importanti del mondo, nella storia del rock e non solo dell'hard rock. Come ci si sente ad essere in questa posizione in questo ruolo?
Beh, non mi sono mai sentito in questo ruolo, sono cose che non si “sentono” affatto. Almeno, io non lo sento. Il mio piacere deriva dalla musica, non da quello che sono nella musica. Il piacere finale non è nel concetto più astratto di essere famosi o di avere successo perché questo va e viene. Anche il lato commerciale delle cose ha davvero poco a che fare, sono cose che non hanno senso. La realtà della musica sono i fan e le performance dal vivo o la gioia di scrivere e registrare, non il lato degli affari e il lato commerciale che sai, non significano nulla per me.
Come sono cambiati i Deep Purple e chi sono oggi?
Non lo so. Non pensiamo mai a cose del genere. Andiamo a bere una birra insieme, ci sediamo e scriviamo insieme. Saliamo insieme su un autobus o su un aereo e ci ritroviamo in una sala da concerto o in un festival o in un club o altro. Questa è la realtà. In tutto questo c’è la gioia di cinque ragazzi che interagiscono. È così. Può trattarsi di qualsiasi cosa che abbia un interesse comune. Se si condivide l'interesse traendone lo stesso piacere è molto soddisfacente. Nel corso degli anni è cambiata tutta la musica intorno a noi. Non potrei fare musica oggi, se iniziassi adesso intendo; sarebbe impossibile perché la mia musica nasce dai ritmi del corpo. È nata dalla storia della musica di tutti i generi, non dalla simulazione digitale. Non proviene da drum machine, è una sensazione diversa, un sentimento umano diverso.
Sei contento di essere un Deep Purple?
Sì, certo. Penso che sia stata la parte più bella della mia vita. Assolutamente fantastico. Oh mio Dio, pensi che lo farei se non mi piacesse? No. Non sarebbe possibile
Come è cambiato il tuo modo di cantare nel corso degli anni?
Beh, è cambiato, ma è cambiato tutto, non solo la voce, il mio aspetto è cambiato, l'unica cosa che non è cambiata sono i miei vestiti (ride). Da bambino avevo una voce acuta. Ero un soprano nel coro della chiesa. Naturalmente il passaggio avviene quando si arriva a 13 14 anni, o un po' prima nel mio caso, quando la voce cambia. A quell’età le tue corde sono ancora molto sottili e poco sviluppate, quindi hai ancora una voce alta, almeno fino a circa 25 26 anni e poi inizi a sviluppare una certa maturità e a dare profondità alla tua voce. E man mano che si va avanti nella vita il tuo fisico cambia; sono arrivato a 35 anni e all'improvviso non riuscivo più a giocare a calcio. Non ero più così bravo come quando ne avevo 20. Non potevo fare atletica come avrei fatto e, invece, ho trovato altre cose. Ho trovato esperienze di vita e quindi ho affrontato le cose in modo diverso. E così, quando avevo circa 50 anni, ho provato una felicità assoluta per la gamma superiore della mia voce che riuscivo ancora a conservare. Ma per il resto il cambiamento è proseguito e a 60 anni la mia vista ha iniziato a cedere. Però anche in questo momento ho una voce di cui, quando la ascolto, sono ancora molto soddisfatto della parte alta.
Siete appena stati in concerto in Italia, che tipo di live è stato?
In questo tour abbiamo una scelta di una trentina di canzoni di cui il 50, 60% sono quelle che ogni fan conosce. Poi c’è il 25% di improvvisazione e infine una certa percentuale di canzoni nuove, che arrivano da questo album in uscita. Abbiamo introdotto questi “bambini” con i fratelli e le sorelle maggiori nello spettacolo. È un momento molto emozionante, perché questo disco contiene probabilmente canzoni che sono molto compatibili con quelle più tradizionali dei Deep Purple. Abbiamo fatto delle lunghe prove in Germania per il tour, è una cosa che non era mai accaduta prima d'ora e comunque mai così lunghe. E sono molto eccitato per le canzoni che portiamo, quelle che abbiamo scelto si adattano bene allo spettacolo, che non è una semplice selezione di 20 brani isolati. C'è un metodo per metterlo insieme, in modo che le dinamiche e la consistenza del nuovo materiale si fondano con quello esistente. Quindi è piuttosto eccitante ed è al 100% energia.
Qual è il tuo rapporto con l'Italia e cosa ne conosci?
Beh, ci sono stato molte volte. In effetti, ci vengo sia per piacere che per lavoro, ci sono stato anche alcune settimane fa. Ero Roma per un lungo weekend. Per me è un punto di riferimento culturale del mondo, il luogo per eccellenza in cui si combinano creatività, stile e bellezza. Lo rispetto davvero molto il vostro paese. Penso che la lingua sia assolutamente stupenda. Non la parlo molto bene, ma la capisco un po'. Purtroppo l'inglese è ormai una lingua internazionale, quindi è molto, molto facile essere pigri in questo senso. Ma a parte questo, mi piace tutto dell'Italia. A partire dal cibo, passando per i vestiti, tutto quanto. È bella, bella, bella. Tornando alla lingua, è molto adatta per le belle canzoni, per quelle romantiche ma non molto per il rock'n'roll, purtroppo.
A proposito di rock'n'roll italiano c'è un grande dibattito nel nostro paese sulla musica dei Maneskin. Li conosci?
No, non proprio. Ovviamente ho letto qualcosa su di loro, come su un sacco di altre band. Siamo sempre in viaggio, quindi non ci imbattiamo in loro. Non ho mai lavorato con loro. L'unico giudizio che di solito do è quando incontro i ragazzi e vedo se sono davvero dei bravi ragazzi e se fanno della buona musica, questo è il mio metro di giudizio. Non li ho mai incontrati, ne leggo solo qualcosa sui giornali, quindi non so cosa dirti
Conosci qualche altra band italiana?
Ascolta, non conosco altre band inglesi. Non conosco altre band americane. Conosco solo le band con cui collaboriamo. Quando torno a casa, guardo il cielo, dipingo quadri, scrivo, leggo. Non ascolto musica, non ascolto musica contemporanea ma ho una fantastica collezione di musica eclettica. Di base a casa ascolto due o tre stazioni radio. Una è Africa calls, che propone la musica più bella. La ascolto sempre. Oppure ascolto stazioni jazz. Mi sono fatto anche delle playlist “stagionali”: quella per l'estate, quella per l'inverno. Ciò che ascolto non ha niente a che fare con le stazioni radio commerciali o con i dischi di successo o cose del genere. Non vedo la musica in questo modo.
Qual è il tuo artista o gruppo preferito?
Se domani mi fai questa domanda ti darò una risposta diversa. Puoi farmela per 1000 giorni, ti darò una risposta diversa per ognuno dei 1000 giorni.
Grazie.
Grazie a te, ti ho raccontato quello che sono e sono molto orgoglioso di essere così.