MUSICA




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Un genio musicale di nome Beck

Un genio musicale di nome Beck
Oggi è il compleanno del musicista statunitense


La cifra del genio di Beck, per chi non abbia troppa confidenza col bagaglio indie/lo-fi che inevitabilmente serve per coglierla, la può misurare con l'"incidente" che segnò l'edizione 2015 dei Grammy Awards: quando al cantautore losangelino venne consegnata la statuetta di "Album dell'anno" - il più ambito tra quelli previsti dagli Oscar della musica americani - per il suo "Morning Phase" (leggi qui la recensione) Kanye West, in uno dei suoi accessi d'ira mescolata a insano entusiasmo, piombò sul palco per strappargli dalle mani il premio, sostenendo che l'onorificenza, per ragioni più che evidenti ma delle quali era al corrente solo lui, l'avrebbe meritata Beyoncé.



Guardate bene il filmato. Un minaccioso Kanye West prima si avvicina, poi - resosi conto della magra figura in mondovisione - fa immediatamente marcia indietro. Lui, invece di guardare con odio e sospetto l'intruso, quasi gli corre dietro, invitandolo a tornare sul palco.

Qualche giorno dopo le star internazionali del rock si mobilitarono, ovviamente in favore della voce di "Loser" che tanto "loser", a questo punto, non era più. Shirley Manson dei Garbage si produsse in una dura reprimenda nei confronti di Kanye, e Gene Simmons dei Kiss, addirittura, invitò il cantante di "Devil's Haircut" a prendere "a calci nelle palle" il molesto concorrente.


Lui, prima ancora di ricevere la solidarietà dei colleghi, in pochissime parole chiuse la faccenda con un'eleganza invidiabile: "Ero entusiasta di vedere Kanye West venire verso di me. Merita di stare sul palco più di chiunque altro. E quanti grandi dischi Beyoncé ha pubblicato negli ultimi cinque anni? Era lei che doveva vincere, non io. Andiamo, ragazzi! E' Beyoncé. Non ce l'ho con Kanye, davvero: lo considero ancora un genio".

La vera differenza tra Beck e tanti altri artisti, pur bravi e meritevoli, è proprio questa: lui ha talento, classe e capacità smisurate, ma non si è mai preoccupato di farle pesare. Anzi, ha sempre cercato di lasciarle in secondo piano, come fossero un requisito necessario e sufficiente per fare il lavoro che fa - e dovrebbero esserlo, sì: ma coi tempi che corrono... - preferendo celarle dietro una patina di sottile ironia, unico vero fil rouge in una carriera talmente sfaccettata da meritare pagine e pagine di commento, che pure risulterebbero pleonastiche. Per festeggiare il suo 54esimo compleanno abbiamo pensato di offrirvi una sintesi della tappe fondamentali che hanno portato uno slacker – così si chiamavano negli anni Novanta quelli talmente scazzati da non avere nemmeno la forza (o la voglia) di rifugiarsi nel nichilismo del grunge - destinato a una carriera da perenne outsider a essere una delle voci più limpide e autorevoli del moderno cantautorato americano.

Bek David Campbell è figlio d'arte: suo padre, David Campbell, è un noto arrangiatore e conduttore d'orchestra, che oltre ad aver collaborato più volte con il figlio ha accompagnato in studio artisti come Adele, Muse, Linkin Park, Beyoncé, Miley Cyrus e Dream Theater, mentre sua madre, Bibbe Hansen, è un'artista figurativa cresciuta alla leggendaria Factory di Andy Warhol.


L'arte non la fa da padrona solo nel dna del cantautore losangelino, ma anche nella sua vita privata: la partner storica di Beck è stata la designer Leigh Limon. Una volta terminata la relazione, nel 2002, Beck ha ritrovato l'amore in Marissa Ribisi, sorella gemella (e anche lei attrice) dell'attore Giovanni Ribisi. Una curiosità: l'ostetrica che ha fatto nascere i due fratelli future star di Hollywood altro non era se non... Bibbe Hansen, la madre di Beck, che oltre ad avere competenze artistiche ha nel proprio bagaglio professionale anche una formazione paramedica.

Benché da anni abbia aderito a Scientology - "Ma non c'è niente di speciale, eh: solo una grandissima attenzione alle cause umanitarie", ha dichiarato lui al proposito - Beck è stato cresciuto seguendo i precetti ebraici, essendo sua madre Bibbe in parte di discendenza ebrea. "La prima volta che mi sono ubriacato è stato a una Pasqua ebraica", spiegò lui a Plotz: "Mia madre aveva invitato tutti i suoi amici non ebrei, e c'era una grande aria di festa."

Il tema della fortunata serie televisiva "Mad Men" avrebbe dovuto essere scritto e registrato da Beck. Almeno, questa era la loro speranza. Glielo chiesero più volte, sentendosi sempre rispondere inesorabilmente picche: "Cioè, davvero stanno facendo un telefilm su dei pubblicitari degli anni Sessanta? E io dovrei scriverci un tema? Non credo proprio, amico...", fu la sua risposta ai produttori.



L'autoironia è da sempre parte della visione artistica di Beck: il cantautore losangelino ha il pregio di non prendersi mai troppo sul serio, e di farlo in un modo estremamente gradevole per il pubblico. Ospite al David Letterman Show, nel 2006, l'artista ha ospitato sul palco nientemeno che Sacha Baron Cohen, nei panni del reporter kazako Borat, come musicista aggiunto. Solo l'anno precedente, nel 2005, Beck aveva fatto intervenire durante un suo show a L.A. il comico Will Farrell.


Nel 2009 Beck ha avviato il progetto Record Club: il proposito era quello di registrare, in un solo giorno e con il supporto di una band ad assetto variabile, la rilettura di un intero album di rilevanza nella storia del rock. Tra i lavori omaggiati dall'artista ci sono "The Velvet Underground & Nico" dei Velvet Underground, "Songs of Leonard Cohen" di Leonard Cohen, "Kick" degli INXS e "Yanni Live at the Acropolis" di Yanni.



Non solo musica per il cinema: Beck, oltre ad avere firmato brani per le colonne sonore di lungometraggi come "The Twilight Saga: Eclipse" e "Scott Pilgrim vs. the World", ha scritto anche tre canzoni per il videogioco "Sound Shapes", creato da Jonathan Mak e Shaw-Han Liem per la consolle Playstation Vida.


Oltre ad essere un artista già prolifico di suo, Beck vanta un curriculum di collaborazioni sconfinato e di tutto rispetto: come produttore, autore o anche solo come semplice ospite la voce di "Loser" ha avuto a che fare con - tra gli altri - Black Flag, Jon Spencer Blues Explosion, Emmylou Harris, Marianne Faithfull, Macy Gray, Pink, Pearl Jam, Air, Sia, White Stripes, Charlotte Gainsbourg, Thurston Moore, Stephen Malkmus, Philip Glass, Chemical Brothers, M83 e Flume.

Mentre la maggior parte dei suoi colleghi è apparsa nei "Simpson", Beck è stato sì risucchiato nell'universo di Matt Groening ma non in quello popolato da Bart, Homer, Marge, Lisa e Maggie: l'artista ha fatto una comparsata virtuale in "Futurama" duettando con Bender nella puntata del 2001 "Bendin' in the Wind".