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Terence Trent D’Arby, oggi dove vive

Terence Trent D’Arby, oggi dove vive: «Ho vissuto come una star con Prince ma non voglio morire come lui. Ecco perché ho scelto l'Italia»


Terence Trent D’Arby ha fatto la storia. Un album di successo, di grandissimo successo. L'ha fatta insieme a Prince e George Micheal. «Sono salito in cima alla montagna - racconta al Corriere della Sera - ho guardato il panorama che si vede da lassù». Ma è tutto falso. E il perché lo spiega ancora al quotidiano milanese: «Se per restare lì devi essere freddo, cattivo, devi fare contenti quelli che comandano, devi subire il loro controllo e le loro bugie, vale davvero la pena di stare lì, in cima a quella montagna?». La risposta è no.

L'amicizia con Prince
«Prince e io eravamo molto amici, quello che mi ha insegnato è che c’è vita fuori dallo studio di registrazione, tante esperienze da vivere». Ma nei suoi dischi ci sono tante canzoni proprio come nell’ultimo suo album, il tredicesimo: The Pegasus Project: Pegasus & the Swan, con 41 canzoni: «Perché non voglio morire con un archivio pieno di inediti, con gli eredi che litigano, come è successo a lui». Da una convinzione ad un'altra: «Il business della musica tende a trasformare i purosangue in animali da soma. Vediamo però se riescono a trasformare gli animali da soma in purosangue...».
Dove vive
Oggi Sananda Maitreya, questo il suo vero nome vive in Italia, a Milano. Il motivo è semplice: «Mia moglie Francesca è nata qui a Milano, i miei figli sono nati qui, qui c’è cultura e bellezza. Sono felice? Chiedilo a questa donna, chiedilo ai miei figli». E a proposito di figli, al Corsera racconta che: «Prima di diventare padre non conoscevo la paura. Ho capito cosa fosse solo quando ho provato la paura di perdere ciò che significa tutto per me».


Il concerto più bello che ha mai fatto? Risponde in casa. «Tanti anni fa a Londra: chiamo la mia ex, sento il pianoforte in sottofondo, chiedo che succede. Lei mi fa: niente, ci sono qui George Harrison e Don Henley, c’è un po’ di casino. Metto giù, corro lì, meno male che abitavamo vicini...». Per Terence, George era «un uomo meraviglioso, un incontro di quelli che ti segnano nel profondo. Ho un solo rimpianto: era un gran fumatore e quel giorno non avevo niente con me, avremmo potuto dividere una canna. Mi ha fatto il complimento più bello della mia vita: a John Lennon saresti piaciuto un sacco, mi disse». Non male...