MUSICA




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Per i cantautori italiani suonare alla RSI è sempre stato un piacere

Per i cantautori italiani suonare alla RSI è sempre stato un piacere
Calcutta è l'ultimo a portare avanti una tradizione che si consolidò sulla Radiotelevisione svizzera in italiano grazie ai concerti di Pino Daniele, Francesco Guccini, Lucio Dalla e molti altri


Sabato il cantautore italiano Calcutta, pseudonimo di Edoardo D’Erme, ha tenuto un concerto all’auditorium Stelio Molo di Besso, un quartiere del comune svizzero di Lugano, in Svizzera. L’auditorium è di proprietà della RSI, la Radiotelevisione svizzera in lingua italiana, ha 500 posti e porta il nome di Stelio Molo, che tra gli anni Settanta e Ottanta fu il direttore dell’emittente.

È un luogo che addetti ai lavori e appassionati di musica conoscono bene: tra gli anni Settanta e Ottanta ospitò infatti una serie di concerti di diversi cantautori italiani, che sono ricordati ancora oggi per la loro intimità e per l’atteggiamento posato del pubblico. Lo stesso Calcutta ha raccontato di aver visto molte volte i video di quei concerti, e che per questo motivo desiderava esibirsi a Besso da tempo.

Venivano trasmessi sui canali della RSI come puntate di un programma chiamato Musicalmente, ed erano caratterizzati da un’atmosfera familiare e rilassata: il pubblico era composto da poche centinaia di persone, i musicisti suonavano in acustico e, durante tutta l’esibizione, rimanevano seduti su sgabelli. Negli ultimi anni questi concerti sono stati riscoperti grazie alla RSI, che li ha caricati in versione integrale sul suo sito e sul suo canale YouTube.


Uno dei più famosi è quello di Francesco Guccini, che si esibì all’auditorium di Besso nel 1982. «Questa sera possiamo guardarci in faccia, non è come nei concerti grossi, dove quello che canta sta lassù in cima», disse prima di aprire il concerto come sempre con “Canzone per un’amica”, sottolineando il carattere insolitamente intimo dell’esibizione.


Musicalmente andò in onda per una decina d’anni, durante i quali si esibirono tra gli altri Lucio Dalla, Edoardo Bennato, Mia Martini, Paolo Conte, i Matia Bazar e Domenico Modugno, solo per citarne alcuni. «Amavano esibirsi in quel posto, e la cosa straordinaria è che accettavano di suonare gratuitamente», racconta il giornalista di RSI Gian Luca Verga.


Anche se non era previsto un vero e proprio compenso, suonare all’auditorium di Besso era comunque conveniente: nella maggior parte dei casi, i concerti di Musicalmente sono diventati dei live album molto apprezzati. Sono stati raccolti nella collana I concerti live @ RSI, che comprende quelli di Paolo Conte, Lucio Dalla, Pino Daniele (che però si esibì a Zurigo, con un pubblico più grande), Enzo Jannacci, Mia Martini, Matia Bazar, Domenico Modugno, Gianni Morandi, Gino Paoli, Toquinho, Ornella Vanoni, Roberto Vecchioni e lo stesso Guccini.


Nel 1996 Verga prese spunto dall’esperienza di Musicalmente per creare gli Showcase di RSI, che riprendono in tutto e per tutto lo stile e l’atmosfera dei concerti degli anni Settanta e Ottanta. Racconta che aveva in mente di realizzare qualcosa di simile alle Peel Sessions, i brevi concerti organizzati da John Peel, leggendario conduttore radiofonico dell’emittente britannica BBC. «Ero un grande fan del programma e lo ero stato anche di Musicalmente, che alla fine aveva proposto qualcosa di simile: ho proposto all’emittente di recuperare quella tradizione, perché perdere un qualcosa di così bello e originale era un peccato», dice.


L’occasione per riprendere regolarmente i concerti a Besso arrivò nel 1996, quando il gruppo milanese dei Casino Royale contattò Verga per registrare un disco dal vivo all’interno dell’auditorium. «Accettai, ma a patto di fare assistere al concerto una quarantina di persone. Il risultato fu ottimo, e dopo quell’esperimento abbiamo ricominciato a usare l’auditorium per organizzare concerti in stile RSI, chiamandoli per l’appunto Showcase».


Gli Showcase di RSI non hanno una cadenza fissa: Verga tenta di organizzarne almeno un paio al mese, che a seconda dei casi vengono trasmessi su uno dei primi tre canali radiofonici dell’emittente. «Rete 1, il primo canale, è quello più istituzionale, ed è il più adatto per i concerti di cantautori di largo seguito; Rete 2 è invece focalizzata più verticalmente sulla cultura, ed è perfetta per i concerti più di nicchia, come quelli jazz o in generale di musica colta. Rete 3 è invece il canale radiofonico più specificamente dedicato ai giovani, ed è quella in cui solito vengono trasmessi i concerti di cantanti come Calcutta».

I concerti vengono trasmessi inizialmente in radio ma, spiega Verga, «vengono caricati in formato video sul sito e sui canali social, e spesso e volentieri creiamo anche dei pacchetti televisivi per le differite». L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti e l’esibizione viene trasmessa integralmente, senza intermezzi pubblicitari. «La cosa bella dei nostri Showcase è la lentezza: non ci sono tempistiche rigide da rispettare. Esibirsi in un contesto del genere oggi è molto difficile, e probabilmente i musicisti e i gruppi che contattiamo apprezzano questa libertà».

Secondo Verga, il successo di questi concerti è dovuto anche al fatto che sono interamente realizzati dal servizio pubblico. «Non devo occuparmi di numeri, sponsor o pubblicità, e avendo questa fortuna posso fare una selezione totalmente slegata dalle dinamiche di mercato. Possiamo ancora fare cultura a tutti gli effetti, senza inseguire fini di altro tipo».

Anche se organizza eventi di questo tipo da più di 25 anni, Verga dice di rimanere stupito dall’entusiasmo con cui musicisti e gruppi rispondo ai suoi inviti. «Non abbiamo a disposizione le risorse che, oggi, sarebbero necessarie per organizzare un concerto. Retribuiamo chi suona con un gettone di presenza, e ovviamente copriamo tutte le spese relative al vitto e all’alloggio, ma non possiamo offrire più di questo». «Eppure, prosegue, riusciamo sempre a intercettare l’interesse dei musicisti che ci piacciono».

Secondo Verga, insomma, i concerti di RSI funzionano così bene perché sono eventi unici: «esibirsi a Besso non fa diventare ricchi, ma permette ai musicisti di suonare in un contesto non replicabile altrove, e al pubblico di ascoltare buona musica a titolo completamente gratuito: la nostra soddisfazione è questa».