Si pensi alla Dorothy (Judy Garland) nel Mago di Oz, tra le massime gay icon di sempre
«Se un tempo non lontano l’Olimpo delle icone era popolato soprattutto da donne eterosessuali vicine alla comunità lgbtq+, oggi, col progressivo aumento di visibilità per la comunità lgbtq+, assistiamo alla nascita di tutto un sottobosco di icone ****** che della comunità sono membri a tutti gli effetti», osserva Samuel Alexander, autore de The Little Book of ***** Icons (Summersdale Publishers Ltd), un prezioso compendio di icone ****** da Oscar Wilde, Marlene Dietrich e Freddy Mercury fino a nomi meno scontati, degni di essere conosciuti da un pubblico più ampio: come Marsha P. Johnson (la drag queen che, secondo la leggenda, avrebbe scagliato la prima pietra durante le proteste di Stonewall), Sylvia Rivera e Li Yinhe, figura chiave nella storia lgbtq+ in Cina e pressoché sconosciuta in Occidente. «In passato le vite e gli amori di uomini e donne gay non erano presenti nella cultura tradizionale, il che ci ha costretto a rappresentare la nostra lotta per mezzo di storie codificate. Si pensi alla Dorothy interpretata da Judy Garland nel Mago di Oz, tra le massime gay icon di sempre: infelice a casa, si mette alla ricerca di una nuova famiglia disadattata, trovando alla fine l'amore e l'accettazione di sé», aggiunge Guinness. «Oggi, col proliferare di celebrity orgogliosamente ***** come Lil Nas X, i giovani lgbtq+ possono finalmente identificarsi in star che gli assomigliano, senza più bisogno di interposte persone. Indubbiamente un enorme passo avanti rispetto al passato».