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Antonello Venditti: "Dignità per la musica popolare"

Antonello Venditti: "Dignità per la musica popolare"
Una proposta di legge a margine dell'annuncio della riedizione di "Cuore"


Di Simona Orlando
Conferenza di massa per Antonello Venditti, che stamattina ha presentato la ristampa di “Cuore”, quarant’anni dopo, al Ministero della Cultura di Roma, “all’assenza” del ministro Sangiuliano, arrivato con un’ora di ritardo.


«Ministro o non ministro, la vita va avanti» ha detto e si è seduto al pianoforte per suonare «Notte prima degli esami». La cosa che più premeva a Venditti, laureato in giurisprudenza e con un master in filosofia del diritto, era lanciare la proposta di legge per inserire la musica popolare contemporanea nella Costituzione: «Nessun governo ha mai pensato di tutelarla. Né questo né altri», ha detto «Non può essere affidata ai talent, alle multinazionali o ad altro. Abbiamo bisogno di essere riconosciuti, dare dignità a tutti, da De André a Geolier. Se non ci fosse stata la musica popolare contemporanea questo Paese non sarebbe stato unito. Servono spazi adeguati, perché ogni cittadino, da sud a nord, ha diritto a vedere lo stesso concerto. Preferirei essere ricordato più per questa legge che per le mie canzoni». .

L’avvocato Luca Pardo ha spiegato la necessità di una convalida giuridica: «La musica ci accompagna sin alla nascita, ma nella Costituzione ha solo un riferimento generico, come fosse una forma d’arte minore. Eppure è stato assegnato il Nobel a Bob Dylan. Il settore ha bisogno di un supporto legislativo». Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura, dice di prenderla sul serio: «Do tutto il mio appoggio alla proposta. La musica è cultura, e va ribadito ancora di più oggi che c’è un impoverimento della parte letteraria nelle canzoni».

La musica, dunque. I dischi, se catturano lo spirito del loro tempo, non invecchiano. E anzi, riascoltati a distanza, si riconfermano, addirittura si perdonano, assumono altri significati. “Cuore” sarà ristampato il 14 giugno con l’aggiunta dell’inedito “Di’ una parola”, cover di “Say Something” del duo statunitense A Great Big World (in collaborazione con Christina Aguilera già vinsero un Grammy): «È una cover tanto mia quanto fu "Alta marea"» ha spiegato. Nel video ci sarà Isabella Ferrari. Verrà portato dal vivo in anteprima il 19 maggio all’Arena di Verona (ospiti Fulminacci e Gazzelle), il 18, 19 e 21 dalle Terme di Caracalla a Roma, poi via per tutta Italia. Venditti e superband, dopo il lungo tour in coppia con De Gregori.



Il patrocinio del Ministero della Cultura non è un’inezia. Quando l’album uscì, nel 1984, fu un enorme successo, ma non pochi tacciarono Venditti di disimpegno, perché “aveva imboccato una via più commerciale”. Oggi, invece, quelle canzoni sono patrimonio collettivo, e fotografano un pezzo di storia nazionale. C’è il pubblico, il privato, il politico, in ognuna delle otto tracce.

A livello personale, la realizzazione di “Cuore” fu una rinascita.

Due anni di esilio in Brianza e una forte depressione avevano allontanato Venditti da Roma, che è ben più di un indirizzo in cui abitare. Era ed è un luogo dell’anima, riferimento fisso della sua poetica. Non a caso, le prime note uscite al pianoforte, appena rientrato in città, furono quelle di “Grazie Roma”, pubblicata nel 1983. Immediatamente dopo compose “Notte prima degli esami”, da allora colonna sonora dei maturandi (in conferenza c’erano anche gli studenti dei liceo Giulio Cesare e Visconti), e materiale da saccheggio per film, serie tv, e chissà quant’altro. «Un brano che uscì come un miracolo» ha detto Venditti «Venuto di getto. Mi ritrovai abbagliato da quello che certamente avevo scritto io, ma forse, chissà, proveniva da altrove». Della canzone, ha ritrovato i i nastri originali, ossidati, in un vecchio scatolone: «Ci hanno permesso di avere un suono pazzesco in ristampa» assicura. .

Dallo stesso pianoforte tirò fuori “Ci vorrebbe un amico”, dedicata a Lucio Dalla che gli aveva trovato la nuova casa nella capitale, costringendolo a ricongiungersi ad essa: «Se non ci fosse stato Dalla, con la sua ironia, la sua pazzia, il suo genio, “Cuore” non sarebbe nato» ha ricordato.

“Notte prima degli esami” e “Ci vorrebbe un amico” Venditti le cantò live per la prima volta il 30 maggio 1984 al Circo Massimo, per confortare i giallorossi dopo la scon***** nella finale della Coppa dei Campioni. Nemmeno questo è un caso. Il Circo Massimo, come la Basilica di Massenzio, i Fori Imperiali, e altri posti fino ad allora elitari o abbandonati, erano stati riconsegnati ai cittadini, che negli anni di piombo, delle stragi e delle P38, preferivano starsene a casa. L’Estate Romana inventata da Renato Nicolini li riportava insieme in strada.

Venditti nel 1984 fa un disco completamente romano. Ci mette dentro la maturità: «La notte prima non dormii, arrivai a scuola in moto da Firenze, la mattina stessa». Poi gli scontri del ’68 in “Qui”, il Folkstudio: «I quattro ragazzi che cito in “Notte prima degli esami” eravamo io, De Gregori, Bassignano e Locascio. Ci chiamavamo i giovani del Folk, cioè del Folkstudio, ma la gente si aspettava che facessimo canzoni folk e s’incazzava. Gli altri avevano le chitarre, io invece il pianoforte, che nei posti in cui suonavamo non c’era mai. E’ stata come la croce di Cristo, per me».

E ancora le bombe, il concerto di Bob Marley del 1980 in “Piero e Cinzia”... C’è tutto il presente di allora che in qualche modo gli fa prevedere il futuro: in “L’ottimista” fa satira sui socialisti arraffoni, otto anni prima dello scandalo delle tangenti; in “Mai nessun video mai” subodora che edonismo e culto dell’immagine potrebbero portare alla perdita della realtà e del senso collettivo, come poi è accaduto con internet. In “Stella” invoca la fine dell’odio e del potere, e dal 1992 la riattualizza dedicandola agli agenti della scorta di Giovanni Falcone morti nella strage di Capaci. Infine, in “Non è la cocaina”, usato poi nel film di Verdone “Troppo forte”, parla del dilagare degli stupefacenti (Vasco Rossi viene stato arrestato il 20 aprile, due mesi esatti prima che il brano esca) e invita ad usare altro genere di droghe. La più potente: stare insieme ad un concerto.

Infatti, lui è quello da cantare coralmente, spudoratamente. Racconta le tribolazioni d’amore, e a frequentarle sono in molti. Dici Venditti, pensi alle versioni di greco, a Dante e Ariosto, a Nietzsche e Marx che si danno la mano. Se non ci pensi, magari ti viene voglia di andare a leggere chi sono. Gazzelle e Fulminacci hanno omaggiato Venditti all’ultimo Festival di Sanremo. Lui li ha chiamati all’Arena di Verona. Mischiando Roma e sentimenti, ha indicato la via ai nuovi cantautori. Ma lui, si riscopre, nel pop non perdeva di vista cultura, politica e società. Chissà che non sia anche questo a far durare le canzoni.