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Diodato: il suo nuovo disco tra soul, poesia e palco

Diodato: il suo nuovo disco tra soul, poesia e palco
Il cantautore dopo Sanremo 2024 pubblica un album registrato live in studio ed esplora il repertorio
Recensione del 05 mag 2024 a cura di Luca Trambusti


VOTO 8/10
La recensione

Passato il Festival di Sanremo occorre sempre dare un sigillo discografico a quella presenza. Negli ultimi anni, in particolare questo 2024, non c’è più stata, al mutare delle condizioni discografiche, la frenesia dell’uscita in contemporanea con la presenza all’Ariston. Nel caso di Diodato tempi e modi sono poi del tutto particolari, quasi slegati da quella partecipazione al festival.


Passati oltre due mesi Antonio Diodato torna in scena con un disco particolare, che sfrutta la sua esperienza live comprimendola all’interno delle pareti di uno studio di registrazione. Infatti il suo “Ho acceso un fuoco” raccoglie undici canzoni (nove del suo repertorio più due cover) registrate live in studio (alle Officine meccaniche di Milano, sala di registrazione di proprietà di Mauro Pagani) e completamente riarrangiate, con una inedita chiave di lettura, figlia però delle ultime esperienze live.

Così spiega questa scelta il cantautore:

Ho voluto fare un’esperienza inversa riportando in studio di registrazione ciò che ho raccolto con i miei compagni di viaggio in questi anni di concerti. È stata una sfida che ho lanciato anche a me stesso: provare a perdere il controllo, ad abbandonarmi il più possibile al flusso emotivo proprio come faccio nei live, ma questa volta all’interno di uno studio di registrazione. Ho accettato l’imprevedibile, l’imperfezione, suonando la chitarra mentre cantavo, con dieci musicisti e strumenti che suonavano insieme e vibravano nell’aria e nel corpo. Provare a cogliere un momento unico, irripetibile, il movimento di un corpo vivo fino a sentire il suono e il calore del suo cuore infuocato.

La scelta dei brani non è legata a logiche promozionali, “di successo” o di “classifica”, tant’è che manca “Fai rumore”, ma più a esigenze artistiche, dettate dall’esperienza live e dalla linea degli arrangiamenti. Ecco allora che Diodato esplora il suo repertorio andando sino alle radici pescando dal suo primo album del 2013 (ristampato nel 2014) con “Ma che vuoi”, “Mi fai morire” e “Ubriaco”, per arrivare a “Ti muovi”, il brano di Sanremo e mai pubblicato su disco ma qui proposto con un arrangiamento in linea con il resto dell’album.


In questi nuovi abiti delle canzoni la presenza dei fiati è evidente con uno spostamento verso sonorità più black, grondanti soul o qualche atmosfera jazzata nell’iniziale “Ma che vuoi”. Resta tuttavia sempre evidente la forma e forza poetica delle canzoni di Antonio, che spesso, soprattutto nei momenti più intimi, rarefatti, lascia il segno, come ad esempio nel brano dell’ultima esperienza sanremese qui riproposto in una scarna, ma efficace, versione piano e violino, piena di pathos.

C’è anche una puntata verso il pop con “Non ti amo più”, apparentemente leggera, con un twist finale che sembra stridere con il testo del brano che racconta di un amore finito (canzone del 2020 dal disco “Che vita meravigliosa”).

Ci sono poi le due cover: “Cucurrucucú paloma” un classico del 1954 firmata Tomás Méndez, resa con un crescendo che parte da un piano e voce ed arriva a uno strumentale corale conclusivo. C’è poi il “cavallo di battaglia” di Diodato, la sua immancabile nei live versione (sempre diversa) di “Amore che vieni, amore che vai”, scritta da Fabrizio De André e pubblicata nel 1966, già registrata sul primo disco di Diodato. Il brano era stato interpretato insieme a Jack Savoretti e Filippo Timi nella serata delle cover dell’edizione 2024 del Festival di Sanremo. La versione di questo disco è molto “epica”, “piena” con anche qui la presenza di un crescendo che riempie la canzone con il passare delle strofe.


Da segnalare la band che accompagna Diodato composta da: Rodrigo D’Erasmo (violino, percussioni e cori), Alessandro Commisso (batteria e percussioni), Roberto Dragonetti (basso), Simona Norato (tastiere, chitarra elettrica e cori), Andrea Bianchi di Castelbianco (chitarre e cori), Lorenzo di Blasi (pianoforte, tastiere e cori), Lorenzo Manfredini (trombone), Beppe Scardino (sax baritono e flauto), Stefano Piri Colosimo (tromba e flicorno) e con la partecipazione di Roy Paci, che ha curato, insieme a Beppe Scardino, l’arrangiamento dei fiati in “Ubriaco”

Tra poesia e soul “Ho acceso un fuoco” conferma la nuova strada che Diodato ha intrapreso, con un suono composito che già avevamo sentito in occasione dell’ultimo tour. La scelta di proporre in studio live, quindi senza sovraincisioni degli strumenti, ma registrando tutti insieme, “alla vecchia” in un’ottica da concerto, è l’ennesima dimostrazione di quale sia la visione musicale di Diodato. Siamo in una via di mezzo tra un live e un disco in studio. Manca forse la “sporcizia” e la forza espressiva di un vero concerto (quello nei club, non le versioni “patinate” dei dischi) ma ne conserva in qualche modo la forza e l’urgenza espressiva nella sua forma migliore.


Ho acceso un fuoco (Live Studio Session)-lp 180gr Autog
33,21 €

TRACKLIST
01. Ma che vuoi (Live Studio Session) (03:42)
02. Mi si scioglie la bocca (Live Studio Session) (05:05)
03. Mi fai morire (Live Studio Session) (03:24)
04. Ti muovi (Live Studio Session) (03:03)
05. Ci vorrebbe un miracolo (Live Studio Session) (04:19)
06. Ubriaco (Live Studio Session) (04:26)
07. La lascio a voi questa domenica (Live Studio Session) (05:27)
08. Cucurrucucú paloma (Live Studio Session) (05:13)
09. Non ti amo più (Live Studio Session) (03:26)
10. Essere semplice (Live Studio Session) (03:50)
11. Amore che vieni, amore che vai (Live Studio Session) (03:52)
12. Cosa siamo diventati (Live Studio Session) (03:22)