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Mina, cinquant’anni fa l’addio alla televisione: sulle tracce della donna invisibile

Mina, cinquant’anni fa l’addio alla televisione: sulle tracce della donna invisibile

Quando ci si avvicina a Mina, è inevitabile farlo in punta di piedi, come quando nel folto della foresta si scorge un unicorno. Assente dalla tv da mezzo secolo, ma al medesimo tempo presente con la sua voce inimitabile e le sue hit che ci fanno da colonna sonora ogni anno, ha fatto dell’invisibilità una disciplina di vita «che ha resistito a ogni forma di lusinga», come racconta il figlio Massimiliano Pani – foto | video

“PREFERIRE DI NO” – Donna di ottime letture, ci piace pensare che in qualche modo sia stata ispirata da Bartleby lo scrivano, il personaggio di Melville che per tutte le 96 pagine del libro a ogni sollecitazione si limita a rispondere, soave e inamovibile, «preferirei di no», costruendo con testardaggine un inno enigmatico e sommesso alla libertà. Sparendo, Mina si è sottratta all’umiliazione (che aveva sperimentato) di dover rendere conto di ogni chilo in più, di ogni paparazzata, di ogni decisione, di ogni “sì”, di ogni “no”. Massimiliano Pani, che guida la PDU, l’etichetta di famiglia, racconta: «Mamma decise di allontanarsi dalla tv perché capì per prima che cosa sarebbe diventata: lei lavorava con un team di fuoriclasse come Walter Chiari, Raffaella Carrà, Antonello Falqui, Mario Soldati, Amurri e Verde. Quelli erano gli standard a cui era abituata e non aveva intenzione di scendere di livello. Le fecero offerte incredibili per riportarla davanti alle telecamere, inutilmente». Adriano Aragozzini, il principe degli impresari dell’epoca, racconta: «Nessuno si aspettava che a meno di 40 anni si ritirasse dalle scene. Persino Sergio Bernardini, il patron della Bussola che le era amico, rimase spiazzato». In effetti, l’ultima sua apparizione pubblica fu proprio il grande concerto alla Bussola Domani di Marina di Pietrasanta, trasmesso in tv nel 1978, ma il suo addio televisivo avvenne prima: Milleluci, 11 maggio 1974, mezzo secolo fa.
Mina, ecco il video di “Abband-dono” creato con l’intelligenza artificiale – guarda

NO ANCHE ALLA GRANDE MELA – Ancora Aragozzini: «Le feci un’offerta mostruosa per organizzare dei concerti al Madison Square Garden di New York ma ricevetti un no senza appello». Forse Mina aveva già scoperto che la sua scelta era stata perfettamente compresa dal pubblico e ha preferito restare su quel filo di lama di chi riesce a essere presente e insieme assente. Ogni anno le vengono mandate migliaia di canzoni: lei le ascolta tutte, «anche se», ammette il figlio, «ormai abbiamo accumulato un ritardo considerevole».

Mina ha sempre agito con la massima indipendenza: in un’Italia senza divorzio, la sua storia con Corrado Pani divise l’Italia, e lei si trovò a incarnare quella parte del Paese che voleva un cambiamento. Pagò il conto per tutti. A renderla leggenda non è la sua voce, o meglio, non è solo la sua voce ma la sua testa. È l’unica artista al mondo che da 50 anni non fa autopromozione ma quando pubblica una canzone va in testa alla classifica. Ha capito anche con grande anticipo che, col declino dell’industria discografica, per sostenere i costi, i 2 mila posti della Bussola non sarebbero stati sufficienti e ci sarebbero voluti gli stadi, ma la sua esibizione non è adatta a uno stadio. Allora ogni tanto pensa a una esibizione quasi casuale in un piccolo jazz club, magari con Danilo Rea, ma poi si rimetterebbe in moto tutto il carrozzone di lusinghe e pressioni a cui si è già sottratta una volta. E l’aspetto più formidabile è che, in questa epoca di presenzialismo nevrastenico, ancora oggi la cantante più amata non ha i social e non parla se non attraverso la sua arte. «È stata anche la prima cantante che ha giocato con la propria immagine», sottolinea Pani. «Nelle copertine è apparsa come un’aliena, una turista, una paperina, un uomo: vent’anni prima di Madonna e anticipando Lady Gaga di 30; tra l’altro proprio

Lady Gaga ha visto le evoluzioni di mia madre e ne è stata entusiasta».

Blanco, ecco perché Mina ha scelto proprio lui per la sua ultima canzone – guarda

IL PRIMO MINA FANS CLUB – Tra le poche persone che hanno avuto il privilegio di accedere a “palazzo”, a Lugano, località Paradiso, c’è Mauro Coruzzi, che nel 1981, da fan sfegatato, fondò il primo Mina fans Club approvato dalla cantante. «Venni invitato a cena, perché amico della figlia Benedetta, che volli in un programma tv di cui ero autore. Di Mina mi colpì la capacità innata di prendersi la scena anche di quella tavola familiare imbandita, il ritoccarsi il rossetto dopo ogni portata per essere perfetta, e l’ironia innata con la quale sosteneva la conversazione. Ricordo che era affascinata da Madonna. Disse: “Quella lì non è brava in niente e riesce in tutto”. Gli piaceva il compositore canadese Gino Vannelli: andò a un suo concerto, travestita, con una parrucca riccia in testa…Quando la cercano al telefono, spesso si finge la governante modificando la voce. A quanto ho capito, è lei che cerca gli artisti con cui duettare e anche se sono di calibro minore se ne frega; ad esempio con Blanco so che è stata lei ad alzare il telefono. Leggenda vuole che l’unico rifiuto lo ricevette da Patty Pravo, che non si fece trovare: la proposta aveva alle spalle Paolo Conte, che propose alle due cantanti una serie di pezzi da dividersi, più un inedito da cantare assieme. La Pausini, invece, pare l’abbia cercata per duettare ma non ne hanno fatto nulla».

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LA SUA PARRUCCHIERA - Dina Azzolini, parrucchiera di Milano e autrice del taglio corto di Mina che venne copiato da tante italiane, la ricorda con sincero affetto: «Negli anni Settanta avevo 32 dipendenti e un salone in via della Spiga dove si evitava già di usare prodotti chimici e si offriva ai clienti anche un ristorante vegetariano. A Mina piacque molto e mi veniva a trovare spesso anche perché con me i giornalisti restavano fuori dalla porta e lei, sentendosi libera, si metteva spesso a rispondere al telefono. Le mie clienti la guardavano basite».

Cristiano Malgioglio è l’autore di Ancora ancora ancora, l’inedito cantato in concerto alla Bussola del 1978. «In realtà a Mina ne proposi un’altra, che però bocciò. Arrivai a casa depresso. Mentre mi cucinavo un paio di uova, mi chiamò un ex con il quale avevo vissuto una grande storia d’amore. Mi chiese se l’amassi ancora: la canzone venne ispirata da quella telefonata e in cinque minuti la scrissi. Mina l’avevo conosciuta per caso passeggiando per Milano: a Porta Venezia c’era un capannello di persone, per curiosità mi avvicinai e al centro c’era lei. Mi presentai e le chiesi un appuntamento: lo fissò la mattina dopo, alle 9. Mi presentai alle 9.05 e quella fu un’occasione per ricevere la prima lezione. Mi disse: se vuoi essere preso sul serio devi essere puntuale». Mina non espresse mai il desiderio di ritirarsi. Ma la sigla finale di Milleluci era Non gioco più. Forse un caso, più probabilmente no.