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Renato Zero: "La musica oggi è talmente omologata"

Renato Zero: "La musica oggi è talmente omologata"
Il musicista dà il via alla nuova serie di concerti e annuncia due date a Bari e Napoli a giugno


Di Elena Palmieri
“A casa ci sto malvolentieri, preferisco il camerino”. In questa breve e semplice frase c’è tutto lo spirito inarrestabile con cui Renato Zero dà il via alla sua nuova serie di concerti al Mandela Forum di Firenze, dove dal 2 marzo è protagonista di sei spettacoli prima di sbarcare dal 13 marzo al Palazzo dello Sport di Roma per altri otto show. Successivamente, come annunciato in occasione della prima data fiorentina, il 73enne musicista romano si esibirà il 14 giugno all'Arena della Vittoria di Bari e il 21 giugno in piazza del Plebiscito a Napoli.


Alla vigilia della prima data a Firenze, Renato Zero racconta via Zoom le proprie emozioni legati al tour "Autoritratto - I concerti evento” alla stampa e a come ha deciso di costruire la scaletta degli show. Sul palco con lui, ci sono una band composta da 11 musicisti (Danilo Madonia - direzione musicale, tastiere e pianoforte; Lorenzo Poli - basso; Lele Melotti - batteria; Bruno Giordana - tastiere e sax; Rosario Jermano - percussioni; Giorgio Cocilovo - chitarre; Fabrizio Leo - chitarre; Stefano Bergamaschi - tromba; Emanuele Feliciani - tromba; Elisabetta Mattei - trombone; Fabio Tullio - sax), un coro a 10 voci e l’orchestra Piemme Project coordinata dal primo violino Prisca Amori.

“Ci tengo a dire che questo tour parte all'insegna soprattutto della musica”, spiega ai giornalisti Zero, che in scena si prefigge il compito di puntare su uno spettacolo visivamente minimale per presentare dal vivo le canzoni dell’ultimo album “Autoritratto”, accanto ad alcuni suoi classici e soprattuto brani meno noti della sua (ultra)cinquantennalecarriera musicale. Nella scaletta (qui su setlist.fm) del primo appuntamento fiorentino di quasi una trentina di pezzi non c’è spazio per canzoni come “Il cielo” o “Il carrozzone”, ma si trovano “Salvami” e “Il grande mare”, per esempio, accanto ai brani più recenti.


"Io il mio pubblico lo riconosco malgrado gli anni e le rughe”, confida a questo punto Renato Zero, sottolineando che il fatto di mettere mano alla scaletta dei concerti è “per non lasciare a casa nessuno perché ci sono dei brani devo dire che hanno avuto una vita un pochino più ombrata”. Per questo, l’artista è felice anche di ritrovarsi in scena con un numeroso gruppo di musicisti: “La storia me la sono in qualche modo accaparrata e ho quindi voluto fortemente non cambiare compagine perché trovo che l'esempio di questi grandi interpreti della musica debba essere anche un pochino di sprono per i giovani: vedere suonare la batteria da Lele Melotti, che non ha più di 18 anni, come se ne avesse venti, è una roba stimolante”. E aggiunge:.

“Siamo qui per stabilire che non vogliamo andare in pensione e che a 73 anni suonati io mi permetto ancora qualche passetto di danza e di non farmi mancare il fiato dopo aver fatto tre pezzi di seguito, di quelli che non ti fanno respirare. Ed è innanzitutto una sfida per dimostrare a me stesso se mi merito ancora il centro del palco”.

“Lo spettacolo sarà una sorta di autoritratto”, racconta poi Renato Zero, che sul palco lascerà più spazio alla musica che a lustrini e paillettes, dove lui è protagonista con le sue canzoni, forte di carisma e ironia: “Questo autoritratto è un po’ un tagliando che ciascuno di noi è tenuto a fare ogni tanto”. Aggiunge: “Avendo scritto e fatto un po’ di tutto, dal Dixieland, al rock’n’roll, affacciandomi anche sul funky, non mi sono fatto mancare mai nulla e non mi ho mai corso il rischio di sentirmi mancare di colori, sfumature e accostamenti. Sul palco mi porto ovviamente questo bagaglio, che secondo me riesce sempre a essere innovativo. E inoltre porto in scena sempre delle realtà che calzano bene con l’oggi”. E ancora:

“Più che spiegare cosa vedremo, direi cosa sentiremo sul palco. Credo che in questi ultimi tempi l’orecchio sia un po’ in deficit perché sentiamo una musica talmente omologata che quando senti un brano sembra che li ha sentiti tutti”.

Renato Zero afferma quindi: “La mia preoccupazione è quindi quella di lasciare una partecipazione e una crescita della musica stessa”. E conferma: “Quindi ai miei nuovi concerti non vedremo molto: i miei costumi hanno talmente occupato uno spazio epocale forte che oggi esigo una certa novità nei miei confronti: faccio a meno delle piume e delle paillettes, che forse in passato hanno aiutato a vendere qualche biglietto e disco in più. Ma solo con piume e paillettes non sarei andato avanti”.


In merito al panorama musicale attuale, Renato Zero narra successivamente: “Il panorama non è proprio scarno, ci sono delle vocalità, ci sono delle intuizioni. Io starei un pochino più attento a quello che è il vestito, a quelle che sono le scelte musicali e artistiche in merito a questi personaggi. Spesso una canzone, come un abito quando si sbaglia la misura, può essere un indicatore sull'andamento di una carriera. Ma le scelte non vengono comunque fatte dall'artista stesso, che è ancora più grave come cosa perché quello che secondo me manca oggi è soprattutto la formazione di assistenti musicali. Gli artisti vanno aiutati, e i ragazzi sono giovani, non hanno ancora l’esperienza, quindi ci vogliono delle figure di riferimento”.

Nel corso della chiacchierata Zero non fa nomi di giovani artisti, ma non si tira indietro quando gli viene chiesto di condividere un pensiero su Sangiovanni, che da poco ha deciso di prendersi una pausa sostenendo di non avere “le energie fisiche e mentali in questo momento per” portare avanti il suo progetto. “È stata una decisione che ho trovato spiazzante, per certi versi. Questo ragazzo ha avuto il coraggio di togliersi dal banchetto, di dire grazie ‘va bene così’. Di prendersi i suoi tempi, magari tornerà, magari non tornerà. È una decisione che fa onore all’artista, alla persona e fa onore a un giovane”.


Renato Zero non si sottrae neanche alla domanda sulla decisione di Claudio Baglioni di ritirarsi dalle scene entro il 2026: “Se credo che manterrà la promessa? Se uno lancia una moneta in aria, deve essere testa o croce, non c’è una terza possibilità . La cosa più elegante, per me, sarebbe quella di scendere dal palco un 24 febbraio del 2027 o del 2028 per salutare tutti in platea… e poi Renatino non c’è più. Così lasci una bella fotografia. Questa favola deve avere un finale soave, felice e io non dirò quando me ne andrò”.