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"Mi ritiro, anzi no": i tour d'addio che non erano d'addio


"Mi ritiro, anzi no": i tour d'addio che non erano d'addio
Ti ritiri tu? Kiss, Renato Zero, Elton John... il format del “farewell tour” non passa di moda.

Di Claudio Cabona / Mattia Marzi
“È un incubo andare in tour.


Non possiamo diventare più grandi di noi”, annunciò Roger Daltrey in una conferenza stampa convocata dagli Who a New York nell’agosto del 1982 per presentare il tour “Who Rocks America”, lasciando intendere che quella serie di concerti fosse l’ultima occasione per i fan di vedere in azione sui palchi la band di “Pinball Wizard”. Sotto quelle dichiarazioni, in realtà, si nascondevano i problemi di alcol e droghe di Pete Townshend. Lo stop effettivamente ci fu, ma non definitivo: da quella tournée fu tratto un album dal vivo (intitolato furbescamente “Who’s Last”, 100 mila copie vendute nel Regno Unito) e un film. Sette anni dopo, però, .gli Who erano di nuovo in giro per il mondo con una tournée che coincise con una vera rinascita: “Celebriamo l’essere ancora qui”. Quarant’anni dopo, il tour dei saluti finali deve ancora arrivare: entrambi i leader recentemente si sono pronunciati sul futuro live del gruppo, con Roger Daltrey all’inizio dell’anno a spiegare che “quella parte della sua vita è ormai conclusa” e Pete Townshend a insistere su un pranzo con il frontman per pianificare “cosa verrà dopo”. Ecco il profumo del tour d’addio, che negli anni ha affascinato artisti e band di ogni genere e generazione. Mi ritiro, anzi no, un ultimo giro ancora, poi chissà. E il botteghino ringrazia.

“La cosa più elegante, per me, sarebbe quella di scendere dal palco un 24 febbraio del 2027 o del 2028 per salutare tutti in platea... e poi Renatino non c'è più. Così lasci una bella fotografia. Questa favola deve avere un finale soave, felice e io non dirò quando me ne andrò”, ha detto Renato Zero alla vigilia della partenza del suo ultimo - in senso cronologico, si intende - tour, “Autoritratto”, commentando il recente annuncio del collega Claudio Baglioni, che ha promesso che appenderà il microfono al chiodo entro il 2026. Eppure anche il Re dei Sorcini a un certo punto della sua carriera annunciò il ritiro dalle scene. Avvenne nel 1991, l’anno della partecipazione al Festival di Sanremo con “Spalle al muro”, ritratto doloroso della vecchiaia scritto da Mariella Nava e magistralmente interpretato sul palco dell’Ariston dall’artista romano. Zero all’epoca aveva solo 40 anni, ma aveva già compiuto il ciclo di ascesa, caduta e redenzione che le star del rock compiono in una carriera intera: “È una scelta saggia”, disse della sua decisione il cantautore. Da allora Zero ha fatto altri 22 tour.

Il format del “farewell tour”, così come si chiamano in gergo, in Italia è stato ampiamente esplorato dagli Elio e le Storie Tese (annunciarono il tour d’addio nel 2018, sono passati sei anni e ancora suonano insieme) e dai Pooh (84 mesi dopo l’addio annunciato, lo scorso anno sono tornati insieme per un tour e la prossima estate torneranno a condividere di nuovo i palchi). Umberto Tozzi ha appena annunciato il suo, di tour d’addio: partirà il 17 maggio da Ghaxaq, a Malta, un mese dopo passerà in Italia con uno show in programma il 20 giugno alle Terme di Caracalla di Roma e poi si esibirà in tre continenti tra il 2024 e il 2025.


"Non ha una data di scadenza, però: non so quando finirà", mette le mani avanti. Un po’ come ha fatto .Roger Waters.

L’ex Pink Floyd ha ribattezzato il suo tour come “il mio primo tour d’addio”, lasciando intendere che la serie di concerti andrà avanti per un po’.


La trovata ha funzionato: solo per le sette date italiane del “This is not a drill (Farewell tour)” in 95 mila hanno acquistato i biglietti. Un trionfo. Era già di per sé un evento il ritorno dal vivo in Italia di Roger Waters, ma il 79enne ex Pink Floyd ha deciso di rendere le sette date appuntamenti imperdibili per i fan della leggendaria rock band britannica, facendo sapere che potrebbero essere gli ultimi della sua gloriosa carriera. C’è da credergli? Chissà. Nel dubbio, meglio esserci. Pazienza che qualche fan gridi alla truffa. Le casse di artisti e promoter ringraziano. I Kiss, nella loro storia, sono stati dei maestri assoluti nell’organizzare tour d’addio che in realtà non lo erano. Quando la vendita dei biglietti negli Stati Uniti per lo "Psycho Circus Tour" del 1998 si rivelò deludente, il mai assopito senso degli affari di Gene Simmons, Paul Stanley e soci diede il meglio, o il peggio, a seconda dei punti di vista, di sé. Il 2000 coincise con i live che avrebbero dovuto decretare l’addio alle scene, ma meno di due anni dopo la band mascherata tornò in pista.

Lo storico gruppo, simbolo di un rock sempre esagerato, ma anche capace di sperimentare vari generi nel suo percorso, composto da Gene Simmons, Paul Stanley, Eric Singer e Tommy Thayer, ha dato il via all’ “ultimo dei tour d’addio” nel 2019, prima di mettere in pausa le apparizioni dal vivo a causa della pandemia. Da allora la band di "Detroit Rock City" ha portato il suo spettacolo di addio in Nord America, Europa, America Latina, Asia e Australia. In Italia sono passati da Lucca nel luglio del 2023, dopo che in un primo momento era sembrato che la loro ultima performance nel nostro Paese fosse stata quella dell’estate 2022 a Verona. Gli ultimi live, stando a quanto annunciato sono stati quelli al Madison Square Garden di New York in un doppio appuntamento l’1 e il 2 dicembre scorso. Recentemente il frontman Paul Stanley ha risposto in modo criptico ai rumors secondo cui i Kiss potrebbero essere la prossima band ad avere una residenza allo Sphere di Las Vegas. Insomma, l’ennesimo addio che rischia di trasformarsi in arrivederci.

Elton John, nel 2023, avrebbe terminato la sua carriera sul palco con il "Farewell Yellow Brick Road", il tour di addio che lo ha portato a salutare i suoi fan in oltre 300 show nel giro di cinque anni.


È davvero così? Stando alle ultime dichiarazioni sembrerebbe proprio di sì: "Dopo aver girato il mondo senza sosta per praticamente tutta la vita, ci è voluto un po' per abituarsi al cambiamento, ma ci stiamo assestando. Mi godo la famiglia". I fan, però, non possono dimenticare quando nel 1977, a Wembley, ci fu il primo dei diversi annunci di un ritiro: “Ho preso una decisione stasera, questo sarà il mio ultimo concerto. C’è molto di più oltre a girare il mondo per fare concerti e questo sarà il mio ultimo”. Ma l’anno dopo, nel 1978 eccolo di nuovo sotto i riflettori. La seconda volta in cui Elton John ha annunciato di ritirarsi dalle scene, è più recente e risale al 2015. Ma anche lì sappiamo come è andata. Un altro mago dei ritiri è .Ozzy Osbourne: in rete si trovano decine di interviste in cui il rocker annuncia lo stop ai live, ma poi ritratta il tutto, specifica che in realtà parlava dei Black Sabbath o che quelle parole erano frutto di un momento di scoramento dovuto a guai fisici. Sapete in che anno, per la prima volta, Ozzy ha parlato di ritiro? Nel 1992. Già nel 1995 dichiarò: “La vita da pensionato fa schifo”, e tornò a scrivere canzoni. L’anno scorso, però, sembra davvero essere calato il sipario. Quando dopo l’ultimo concerto ha tirato le somme, gli incassi totali si aggiravano intorno ai 700 milioni di dollari complessivi.

Meglio staccare la presa prima che sia troppo tardi: c’è anche chi a furia di scherzare con il fuoco, alla fine è rimasto scottato. Nel 2019 Ozzy Osbourne, il cui presunto tour d’addio partì nel 2018 e avrebbe dovuto concludersi alla fine di quello stesso anno, ha subito danni irreversibili alla spina dorsale causati da un incidente. Sottoposto a diversi interventi chirurgici gli è stato scoperto un tumore e, l'anno dopo, ha cominciato a soffrire di Parkinson, da qui la decisione di mettere la parola fine alle esibizioni anche se, come ha spiegato, vorrebbe ancora fare due performance al Villa Park di Birmingham, nel 2024, per salutare definitivamente i fan. Il buon vecchio Ozzy non si vuole arrendere. Sarà davvero il suo canto del cigno?