MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
Vasco Rossi: "Do voce a chi non ne ha"

Vasco Rossi: "Do voce a chi non ne ha"
Oggi compie 20 anni "Buoni o cattivi", il 14esimo album del rocker di Zocca

Di Redazione

Un ritorno all'energia spiazzante del rock, dopo una serie di dischi riflessivi e intimisti come "Nessun pericolo... per te", "Canzoni per me" (che nel 1999 gli aveva fatto vincere pure il Premio Tenco) e "Stupido hotel": fu questo, per Vasco Rossi, "Buoni o cattivi". Con quasi trent'anni di carriera alle spalle, il rocker di Zocca sembrava aver detto praticamente tutto. Invece il tempo gli diede ragione, trasformando diversi pezzi di questo disco in veri e propri cavalli di battaglia. L'album, uscito il 2 aprile del 2004, vendette 500mila copie solamente nei primi sette giorni di commercializzazione. Ecco la recensione che abbiamo pubblicato al tempo della sua uscita, e qualche canzone per spingervi a riascoltarlo.


Sarà anche banale dirlo, ma l'uscita di un disco del rocker di Zocca non è la solita pubblicazione della quale si possa semplicemente prendere atto, parlandone bene o male a seconda dei gusti e delle opinioni. No, un nuovo album di Vasco è un evento nazional-culturale: fa versare fiumi di inchiostro e muovere i sederi (con annessi portafogli) di un pubblico non inquadrabile nella categoria del "fruitore musicale medio".


Del resto è stato lo stesso cantante ad ammetterlo, presentando alla stampa la sua nuova fatica: "Do voce a chi non ne ha": questo è il suo lavoro, che da anni - tra le altre cose - svolge ottimamente.


"Buoni o cattivi" non si discosta in maniera sensibile dalle più recenti produzioni di Vasco: mancano, questo sì, gli ammiccamenti alla dance che affioravano in "Rewind", in favore di un lavoro maggiormente orientato verso il rock nel senso più classico e lato del termine. Un lavoro rabbioso, di una rabbia in alcuni momenti forse troppo stilizzata ("Hai mai dei guai per quello che fai, hai mai dei guai per quello che sei?") ma non per questo non genuina. Un lavoro maturo e disilluso ma non per questo cinico o pessimista, che restituisce una fotografia di un uomo e di un artista da sempre coerente - talvolta suo malgrado - a se stesso.


"Ho bisogno di te, ma un bisogno diverso, è che senza di te, io mi sento disperso", canta Vasco in "Dimenticarsi". In chiusura, "Un senso" è forse l'episodio più delicato ed intimista, al quale fa eco l'(auto)ironica "Rock'n'roll show" ("Devi credere, non puoi fidarti di me, in pratica è solo un rock'n'roll show"): l'impressione è che lo spirito "libero" del rocker non sia stato appesantito dagli anni, ma che sia anzi maturato, rinunciando al'iperbole facile in favore di un messaggio più profondo e mediato.


Ricordandosi sempre e comunque - e questo, forse, è il vero segreto di Vasco - di parlare ad un pubblico vasto ed eterogeneo, poco incline alle raffinatezze ed alle brusche sterzate (stilistiche e non solo). Musicalmente, quindi, nessuno si aspetti nè più nè meno del solito Vasco: chitarre distorte, maestose e "classicamente" rock nei brani più tirati, che lasciano spazio a acustiche e pianoforti sporcati da synth e archi il compito di accompagnarlo nelle ballate.



A chi, fino ad ora, non ha mai sopportato Vasco, questo disco non farà cambiare idea. A chi l'apprezza, "Buoni o cattivi" sembrerà - probabilmente - una buona tappa nella sua lunga e onorata carriera.