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Ma com’erano i concerti di Vasco Rossi quarant’anni fa?

Ma com’erano i concerti di Vasco Rossi quarant’anni fa?
La storia del primo - iconico - album dal vivo, “Va bene, va bene così”, che compie 40 anni.

Di Mattia Marzi

“L’atmosfera è quella magica dei grandi rockstar (sic). Compie balzi felini e i fans lo inneggiano, intona ‘Colpa d’Alfredo’ e 6000 braccia si levano verso l’alto, urla ‘Vado al massimo’ e un prepotente boato gli conferma mito e carisma”. Le parole arrivano da una cronaca locale del 1983, che riporta l’atmosfera incandescente che si respirava la sera precedente al Palazzo del Ghiaccio di Bormio, in provincia di Sondrio, in occasione di una tappa del tour di “Bollicine”. Il soggetto, naturalmente, è Vasco Rossi: il rocker di Zocca è all’apice del successo, dopo la consacrazione conquistata pochi mesi prima al Festival di Sanremo con “


Vita spericolata”, il manifesto generazionale con il quale ha sconvolto i canoni della musica italiana, passando in un attimo da aspirante rockstar a mito. Il tour di “Bollicine”, così come ha deciso di intitolare il suo ultimo album, è partito da Roma subito dopo la partecipazione di Vasco al Festival e da sette mesi lo vede girare ininterrottamente per tutta Italia, da nord a sud, facendo tappa nelle piazze, nelle discoteche, nei tendoni, nei palasport e negli stadi. Il pubblico lo acclama ovunque, come se fosse già una leggenda: il tour segna di fatto l’inizio di quell’intenso rapporto con il proprio pubblico che ancora oggi, a distanza di quattro decenni, continua a rendere i concerti di Vasco Rossi vere e proprie messe laiche dove la comunanza tra lui che sta sopra il palco e la sua tribù si fa totale. L’idea di cominciare a fissare su nastro l’atmosfera degli show prende piede tra i membri dell’entourage di Vasco già un mese dopo la partenza della tournée: il materiale raccolto porterà alla genesi di un album dal vivo, “Va bene, va bene così”, il primo di una lunga serie, che arriva nei negozi il 3 aprile 1984. Riascoltarlo oggi, a distanza di quarant’anni, significa tornare idealmente sotto al palco di un concerto del Komandante in quei mesi lì.


Vasco era in stato di grazia. E così i suoi musicisti, Massimo Riva e Maurizio Solieri alle chitarre, Roberto Casini alla batteria, Mimmo Camporeale alle tastiere e Andrea Righi al basso. Quest’ultimo nel 1984, l’anno dell’uscita del live, lascerà il posto a Claudio Golinelli, destinato ad essere per quasi quarant’anni il cuore pulsante della band del rocker di Zocca.


“A quei tempi andavo dritto e deciso per la mia strada e non c’era niente e nessuno che potesse fermarmi o impedirmi di raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissato: diventare il numero uno, la prima rockstar italiana”, ricorderà anni dopo lui. “Viveva in una maniera impossibile. Tre giorni sveglio e tre giorni addormentato. Mi diceva: ‘Vivere un giorno solo non serve a niente, la sera vai al letto ed è già finita la giornata. Io ne faccio tre di fila e in quei tre giorni do il massimo. Poi crollo e mi devo riposare’. Era il suo momento più creativo in assoluto, sfornava canzoni e testi geniali. Ma eravamo preoccupati per la sua salute, cioè che da un momento all’altro potesse morire”, avrebbe ricordato Maurizio Biancani, fonico che misserà le tracce dell’album dal vivo.


Ai concerti le bagarre sono all’ordine del giorno Come quella volta che al concerto a Piumazzo, in provincia di Modena, praticamente “a casa” del rocker, qualcuno - lo racconta una cronista del Resto del Carlino - “travolgo dall’eccitazione generale si è appropriato di una scarpa da tennis di Massimo Riva”, mentre Vasco sulle note di “Vado al massimo” inveiva contro Nantas Salvalaggio, il critico che lo aveva attaccato duramente dopo aver assistito a un suo passaggio in tv a “Domenica In” e al quale aveva dedicato la canzone che nel 1982 aveva segnato il suo debutto a Sanremo.


Sempre a Bormio Vasco arrivò in ritardo a causa di un .grave incidente automobilistico che l’aveva direttamente coinvolto, dal quale era però uscito illeso: “Si getta sul palcoscenico alle 22.30 e il pubblico lo perdona immediatamente per il compensibile ritardo”. E ancora: “Le ragazzine anticipano versi e testi ormai memorizzati al ritmo di ‘Una splendida giornata’, gli adulti allontanano l’iniziale imbarazzo e offrono il proprio contribito emotivo a gusti e a linguaggi dei loro figli, qualche addetto ai lavori omaggia ‘Voglia di sole’ di similitudini con la musica dei Rolling Stones. Lui, Vasco Rossi, ne è grato, arriva a toccare con le dita il pubblico, quasi a volersi scusare per essere arrivato da queste parti in cambio di una onorevole parcella e si offre all’adorazione collettiva intonando ‘ogni volta che qualcuno si preoccupa di me’ con la stessa mimica di Joe Cocker di ‘A Little felp from my Friends’”. Nella versione di “Bollicine” poi finita nel disco - accanto alle registrazioni delle varie “Colpa d’Alfredo”, “Deviazioni”, “Fegato, fegato spappolato”, “Vita spericolata”, “Ogni volta”, “Albachiara” e “Siamo solo noi” - Vasco canta: “Coca Cola chi? Coca chi non vespa più e si fa le pere” (anziché “mangia le pere”, come nella versione da studio).


“Va bene, va bene così” viene registrato tra il marzo e il novembre del 1983, in occasione dei concerti al palasport di Cantù, alla discoteca Verona 2000 di San Giovanni Lupatoto e al teatro Tenda di Bologna. Guido Elmi, storico produttore e braccio destro di Vasco, nelle note di copertina della ristampa del 2011, avrebbe ricordato: “Visto il materiale in nostro possesso, da principio avevamo pensato di realizzare un doppio album, ma poi l’idea fu abbandonata in favore di una versione più snella contenente anche un inedito”. L’inedito, intitolato proprio “Va bene, va bene così” - Mina ne avrebbe inciso una cover dieci anni dopo per l’album “Canarino mannaro” - è una ballatona chitarristica sulla falsargia di “Una canzone per te”, che Vasco scrive insieme a Roberto Casini e a Mimmo Camporeale: il rocker la registra due mesi prima dell’uscita del live, nel febbraio del 1984, a Modena.


A suonare le chitarre torna .Dodi Battaglia, già arruolato da Vasco l’anno precedente per la stessa “Una canzone per te”. Il disco dal vivo rimane in classifica 33 settimane, di cui 8 al primo posto. Il 22 aprile 1984, venti giorni dopo l’uscita, Vasco viene beccato in possesso di 26 grammi di cocaina: dall’esperienza del carcere nascerà “Cosa succede in città”.