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Italian funk: tra passato e presente

Italian funk: tra passato e presente
Un viaggio tra quello che è successo e che succede nella musica funk nel nostro paese.
Italian funk: tra passato e presente

Di Luca Trambusti

Negli anni ’80 si è parlato del fenomeno della “italo disco”, una serie di produzioni di disco music provenienti dal mercato italiano esportate nel mondo. Possiamo anche parlare di “italo funk”? Sicuramente no a livello commerciale e di visibilità, tuttavia esiste una bella e valida tradizione artistica in questo ambito stilistico che ha attraversato il nostro Paese sin dagli anni ’70 per riprendere vigore in questo attuale decennio del nuovo millennio.


Il funk è un genere black, afro americano, nato negli anni ‘60. Fatto di ritmo e groove si nutre di jazz, soul e rhythm and blues segnato da una marcata base ritmica in cui si connota particolarmente il basso evidente e pulsante. La commistione tra il funk e diversi altri elementi ha dato luogo alla disco music ed è strettamente legata alla nascita del rap ma si è “ibridata” anche con il rock (basti pensare a Prince o ai Jamiroquai o ancor più i Red Hot Chili Peppers per citarne solo alcuni).

Questo genere in Italia ha fatto le sue prime apparizioni negli anni ’70 passando anche per il cinema, venendo spesso usato come colonna sonora nei film “poliziotteschi” di metà di quel decennio, colonne sonore che a inizio millennio hanno ispirato i Calibro 35 i quali hanno spinto sul versante funk.



Nelle sue contaminazioni con il rock il funk lo troviamo anche nella prima musica di Pino Daniele, quella più black, meno mediterranea, e nei Napoli Centrale mischiata con il jazz. Pure il milanese Alberto Radius è da elencare tra i primi “funk man” con la sua “Nel ghetto” pubblicata nel 1977, come, nello stesso anno, Eugenio Finardi con “Diesel”.



In quel periodo anche la canzone d’autore e leggera si fa affascinare dal funk e troviamo così Patty Pravo che nel 1976 pubblica “Il dottor Funky” e “Berta filava” di Rino Gaetano, entrambe trasudanti funk.


Nei giorni del Festival di Sanremo è tornato alla ribalta un vero campione del funk: Pino D’Angiò, che negli anni ’80 ha mischiato questa musica con il proto rap producendo tra le tante altre cose la famosa hit “Ma quale idea”, che i BNKR 44 hanno riproposto con la presenza dello stesso autore nella serata delle cover al Festival di Sanremo 2024 (dove peraltro il funk lo hanno “abbracciato” pure i The Kolors).


Anche Pino D’Angiò (di origini campane) arriva dagli anni ’70; il suo primo singolo, “È libero scusi?”, esce infatti nel 1979. È lui che nel 1987 porta Mina al funk (mischiandolo al blues) scrivendo “Ma chi è quello lì”.



Borderline tra funk, jazz, R&B e soul sul finire degli anni ’80 arrivano Paolo Belli con i suoi Ladri di Biciclette, che con l’omonimo brano vanno a Sanremo 1989. Sempre il disco d’esordio del 1989 (dal titolo “Ladri di biciclette”) contiene un vero manifesto funk: “Dottor Jazz e Mr. Funk”.


Nel 1990 arriva il grande successo con Francesco Baccini: “Sotto questo sole” con cui hanno vinto il Festivalbar. Il singolo è risultato il quarto 45 giri più venduto dell’anno. Fu anche l’ultima produzione con Paolo Belli all’interno del gruppo.
Nell’87 Enzo Jannacci si fa ammaliare dal funk/ R&B / disco con la sua “Ci vuole orecchio” scritta insieme a Gino e Michele e, sempre dallo stesso disco, “Silvano” (con il testo di Cochi e Renato).



A cavallo tra gli ’80 e i ’90 si affaccia sulla scena musicale anche un imberbe Jovanotti che portando il rap in Italia innegabilmente ha un rapporto, se non diretto almeno tangenziale, con il funk, come dimostra “Jovanotti for President”, il suo disco d’esordio del 1988 che in particolar modo in “Funk Lab” sposa questo stile. Anche nel resto della carriera Lorenzo avrà in alcuni episodi una vicinanza con il funk.


Negli anni ’90 appare sulla scena il gruppo funk/R&B di maggior successo nel nostro paese: i fiorentini Dirotta su Cuba, con la voce di Simona Bencini. Nati nell’89 (e ancora sulle scene) esordiscono discograficamente nel 1994 con la travolgente “Gelosia” che anticipa l’album “Dirotta Su Cuba” del 1995 (disco di platino) da cui vengono estratti altri 4 singoli.


Degli stessi anni ’90 sono i Ridillo, nati nel 1991 tra Reggio Emilia e Mantova, che uniscono dapprima il funk con il jazz come si può sentire nel loro primo singolo “Cartoline” una rilettura di un brano di Mina (1967). Il loro più grande successo arriva nel 1997 con “Figli di una buona stella” più marcatamente funk.




A far da cerniera tra i ’90 e gli ’00 ci sono da segnalare i genovesi Blindosbarra e la successiva produzione solista del cantante Bobby Soul (Alberto De Benedetti) con i suoi mille progetti.


A loro si possono aggiungere i coinvolgenti Funk Off, marchin’ band proveniente da Vicchio, paese del Mugello in Toscana che ha dato i natali a Giotto e Beato Angelico. Questi ultimi, formatisi nel 1998, hanno una grande frequentazione con l’estero e un infinito numero di concerti che spesso, come nella miglior tradizione di New Orleans, si svolgono per strada.



Il primo decennio del nuovo millennio è forse quello più povero di significative produzioni funk (a parte i già nominati Calibro 35), è un momento in cui sembra che questo stile abbia perso vigore. È così almeno sino alla seconda metà degli anni ’10, quando arrivano una manciata di band che hanno alla loro origine e base il funk ma con una grande ibridazione che vede la presenza di influenze africane e fortemente mediterranee.



Quelli che saranno i Savana Funk nascono nel 2015 a Bologna come trio e poi assumono il loro nome definitivo con l’album omonimo del 2017 diventando anche un quartetto. La proposta dei bolognesi ha una base ritmica funk ma una grandissima contaminazione soprattutto di matrice africana che li rendono un progetto interessante quanto “sperimentale”.


Coevi dei Savana Funk sono i Nu Genea (prima Nu Guinea), duo napoletano (di base a Berlino), la cui nascita risale al 2014 e l’esordio discografico al 2016 con un EP a cui ha fatto seguito un album in collaborazione con Tony Allen, ex batterista di Fela Kuti. Nel 2018 arriva il primo album “Nuova Napoli” in cui il funk fa da base per derivazioni elettroniche, africane e mediterranee. Il loro consenso cresce, grazie anche a un’intensa e interessante attività live, sino ad arrivare all’ultimo album “Bar Mediterraneo” risalente ormai al 2022.



Per concludere segnaliamo due delle più recenti proposte che si muovono nell’ambito, allargato, del funk: Il Mago del Gelato e i Petunia Sauce. I primi arrivano da Milano (zona Via Padova, Nolo) e fanno un blend tra funk, R&B e sapori mediterranei. Hanno all’attivo un Ep (“Maledetta quella notte”) pubblicato nell’ottobre 2023. Più “tradizionalmente funk” sono i neonati forlivesi Petunia Sauce che per il momento hanno un solo singolo ma stanno lavorando alla loro prima uscita discografica.


Questa la storia passata e presente di una musica che invita alla danza e che si è diffusa nel mondo incluso il nostro paese. Oltre alle esperienze più in vista e più concrete esiste una scena “italian funk” molto attiva, fatta di tanti nomi ed artisti esordienti, alcuni interessanti, che partono proprio da questo genere e più o meno rigorosamente e rispettosamente ne seguono il cammino e l’insegnamento ritmico. Nomi da scoprire e magari da seguire nelle loro uscite live, perché è proprio nel contesto del concerto che la musica funk dà il meglio.

In questo processo di scoperta o riscoperta, le piattaforme streaming danno una mano. Parecchie sono infatti le compilation disponibili da ascoltare per capire qual è e qual è stato, lo stato di salute e il livello creativo nel nostro paese di questo genere. Rammentare tutte le nuove esperienze diventerebbe un puro e sterile elenco, meglio lasciarsi guidare, una volta tanto, dagli algoritmi.