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Nilla Pizzi, una femminista ante litteram

Nilla Pizzi, una femminista ante litteram
Oltre i fiori, le colombe, i papaveri e le papere: dalla censura al trionfo, storia di una diva.
Nilla Pizzi, una femminista ante litteram

Di Mattia Marzi

Fu la prima a cantare di politica a Sanremo. Era il 1952, il Casinò di Sanremo ospitava la seconda edizione del Festival della Canzone Italiana, nato l’anno precedente, e Adionilla Pizzi, in arte Nilla, da vincitrice in carica - dodici mesi prima aveva trionfato con “Grazie dei fiori” - si presentò sul palco cantando “Vola colomba”.

All’apparenza, una canzone innocua, tipica di quell’Italia che si leccava le ferite della guerra. In realtà, il testo del brano - co-firmato Bixio Cherubini, ex pilota dell’aeronautica italiana nella prima guerra mondiale, e Carlo Concina - conteneva numerosi riferimenti a una vicenda che in quegli anni era di grande attualità: la .questione del ritorno di Trieste all’Italia. A seguito del trattato di Parigi del 1947 la città era divenuta una città stato indipendente sotto la protezione delle Nazioni Unite. Anche se Trieste non veniva mai nominata direttamente nel testo, diverse espressioni alludevano alla vicenda: dalla Chiesa di San Giusto (“Che inginocchiato a San Giusto”) ai cantieri navali (“Noi lasciavamo il cantiere”).


Tra malinconiche tarantelle, gattini, sogni, Madonne delle rose, novelle e donne belle, Nilla Pizzi trionfa interpretando il sogno di un’Italia unita, ma unita davvero (la vicenda triestina si sarebbe risolta solamente due anni più tardi, con il Memorandum di Londra). Non solo: oltre a vincere con “Vola colomba” (che sarebbe tornata a interpretare a Sanremo, stavolta all’Ariston, nel 2010, a novant’anni, un anno prima della sua scomparsa), la cantante romagnola, nata a Sant’Agata Bolognese, tra l’Appennino e il Po, conquista pure il secondo posto con “Papaveri e papere” e il terzo con “Una donna prega”. Unica donna in gara, sua maestà Nilla batte la concorrenza degli agguerriti Gino Latila, Oscar Carboni e Achille Togliani: è l’inizio del mito della regina, che fa di Sanremo il feudo del suo regno.

Sarebbe riduttivo, però, parlare di Nilla Pizzi solo come della regina del Festival di Sanremo. Oltre a “Grazie dei fiori”, a “Vola colomba” e a “Papaveri e papere” c’è di più, molto di più. La cantante emiliana fu una figura femminista d’avanguardia, che sfidò le aspettative della società - fu una donna passionale, molto amata e sempre molto contesa dagli uomini della sua vita, dal marito Guido al direttore d’orchestra Cinico Angelini - e spianò la strada alle generazioni future di artiste. Il suo mito appartiene a un’altra era geologica della storia della musica e del costume più in generale - esordì nel 1938, l’anno delle leggi razziali, appena diciannovenne, in uno spettacolo per i soldati della 59esima Fanteria di Bologna, organizzato per la festa delle Forze armate - ma in un modo o nell’altro rimane attualissimo: nella primavera del 1944, due anni dopo la vittoria di un concorso per voci nuove indetto dalla Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche, la futura Rai), fu allontanata dalla radio dopo un giudizio negativo del maestro Tito Petralia a causa della sua voce,

considerata troppo sensuale ed esotica per il regime fascista. Non si butto giù: fece dei suoi motivi uno strumento di emancipazione personale e collettiva. Diventò - come avrebbe scritto la giornalista e critica musicale Marinella Venegoni - “un pericoloso simbolo della donna uscita libera dalla guerra”.

Parlando del proprio percorso artistico, Nilla Pizzi l’aveva descritto come una scala: “Ad un certo punto, se sei fortunato, tocchi la cima, come ho fatto io nei primi anni '50. E allora l'importante è trovare il modo giusto di scendere. Io ho cercato di scendere senza scivolare e senza rompermi il collo. Così mi sono sistemata sul mio gradino, da dove ho continuato a cantare, a far serate, a divertirmi''. Il 6 febbraio, il giorno del debutto del Festival di Sanremo 2024, uscirà un brano inedito. Si intitola “Non sono sogni” ed è l’ultimo registrato dalla diva nelle settimane precedenti la sua scomparsa: Nilla Pizzi never dies.