MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Cantiamo per Sinner, non per Sanremo

Cantiamo per Sinner, non per Sanremo

Ormai è prassi che Sanremo sia il palcoscenico di personaggi e personaggetti di ogni tipo i quali ci consegnano le loro prediche, i loro monologhi, i loro consigli non richiesti


Innanzitutto, grazie per l'attenzione. Con la speranza di essere accolto nella sua «Stanza».

Egregio Vittorio, non so se le invidio più la sua carriera giornalistica o le cravatte (ovvio, la prima). Le scrivo per esprimere un mio sentimento... Credo che Sinner non debba assolutamente presenziare al festival della mediocrità italiana di Sanremo, in quanto è un palcoscenico ormai inquietante dove le ospitate servono per coprire lo squallore delle canzoni... Quindi Amadeus sia ben lungi dal cavalcare l'onda di un campione per bilanciare le esibizioni di mezze patacche. Gradirei un suo incassazionabile pensiero.
P.S. Era il lontano 1987 quando da timido liceale mi precipitavo in edicola per tuffarmi tra le pagine del Giornale e sicuramente la formula «finché morte non vi separi» trovo non sia mai stata più appropriata.
Un abbraccio a tutta la redazione e... ad maiora!
Domenico Sarno

Caro Domenico,
ti ringrazio per essere fedele a questo foglio, fondato dal nostro amato Indro Montanelli, da così tanto tempo nonché per la tua lettere e le tue interessanti riflessioni, che peraltro condivido. Ormai è prassi che Sanremo sia il palcoscenico di personaggi e personaggetti di ogni tipo i quali ci consegnano le loro prediche, i loro monologhi, i loro consigli non richiesti, le loro opinioni di cui faremmo volentieri a meno in quanto sono terribilmente scontate, stucchevoli, caramellose, politicamente corrette. Il rischio, in effetti, è che da Festival della canzone italiana il palco sanremese si trasformi in Festival dei luoghi comuni, che ci giungono a raffica, e che dunque la musica, che pur dovrebbe essere protagonista, sia retrocessa di grado e di valore. Non me ne intendo di musica contemporanea, ecco perché sul punto non voglio pronunciarmi. È questione di gusti personali. Però mi tocca ammettere che le canzoni di un tempo erano altra roba, ci facevano emozionare, ci commuovevano, divenendo colonna sonora di momenti speciali della nostra esistenza. Io ho le mie preferite, te le rivelo: L'appuntamento della mia amica Ornella Vanoni, Questo piccolo grande amore di Claudio Baglioni, Signorinella pallida di Achille Togliani, Come pioveva, sempre di quest'ultimo, Porta Romana del mio carissimo e indimenticabile amico Giorgio Gaber. Potrei continuare, ma mi fermo qui per non tediarti.

Jannik Sinner si conferma essere un campione, anche d'intelligenza, avendo declinato l'invito a partecipare al Festival in questione in qualità di ospite d'onore. La motivazione addotta, ossia l'esigenza di riprendere subito gli allenamenti dopo il recente trionfo, ovvero di ricominciare immediatamente a sgobbare in palestra e sui campi da tennis, ne rafforza l'immagine di ragazzo con la testa sulle spalle, disciplinato, non frivolo semmai sobrio, equilibrato, concentrato sui propri obiettivi e appassionato di sport, non di luci della ribalta e luccichii vari, che tante volte hanno abbagliato sportivi di elevata caratura facendo loro perdere la strada maestra e pure il cervello. L'attività agonistica richiede concentrazione, ordine, sacrificio, rinunce. Non si possono raggiungere determinati traguardi senza questi elementi. Per eccellere serve andare a letto presto e svegliarsi presto, essere costanti, evitare gli eccessi, mantenendo uno stile di vita sano e semplice. Sinner ha la stoffa del fuoriclasse.

Lo ha dimostrato snobbando quella vetrina a cui nessuno, al suo posto, avrebbe resistito. Del resto, ne abbiamo visti e viste di campioni e di campionesse scendere la famosa scalinata in abiti da sera con la pretesa di consegnare agli italiani un messaggio etico. Il giovanotto si distingue. Molti non si sarebbero aspettati questa risposta e questa scelta. La popolarità e i successi non corromperanno lo spirito di questo ragazzo alto e secco, giovanissimo eppure già molto saggio. Ci farà cantare inni di gloria.

Vittorio Feltri