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Dargen D'Amico a Sanremo 2024: "Se vado io, può andare chiunque"

Dargen D'Amico a Sanremo 2024: "Se vado io, può andare chiunque"
Sempre ironico nel raccontarsi, il brano "Onda alta" in realtà parla di un tema serio: i migranti.

Di Claudio Cabona

Esistono più Dargen D’Amico e convivono tutti pacificamente nello stesso corpo. È come se il cantautore e rapper milanese fosse il risultato dell’esperimento di uno scienziato pazzo: da una parte c’è quello più ironico e scanzonato che, vestito con occhiali da sole e con un improbabile giaccone con le placche spinali simili a quelle dei dinosauri sul dorso, risponde con battute alle domande dei giornalisti, dall’altra c’è quello più riflessivo e proiettato sui temi dell’oggi e del domani, e che nella Città dei Fiori aprirà un’edicola per confrontarsi su diverse criticità. Come ci insegna la sua carriera, questi due mondi non sono mai in collisione, ma rimangono in perfetto equilibrio, in particolare quando scrive canzoni.


Di che cosa parla "Onda alta"
“Onda alta”, il pezzo che presenterà al Festival di Sanremo 2024, è la perfetta sintesi dei vari aspetti umani e musicali di Dargen. “In ‘Dove si balla’, con cui partecipai al Festival 2022, in qualche modo fotografavo quello che era successo nei due anni precedenti, quelli della pandemia – ricorda l’artista - non scrivo canzoni pensando a che cosa dover, per forza, dire. Nel momento in cui ci si presenta a Sanremo è ovvio che si analizzi il testo con una profondità diversa, ma quello che racconto è un’istantanea di quello che vedo. ‘Onda alta’ parla di migrazioni, di un viaggio. Nel 2023 gli arrivi irregolari sono stati quantificati intorno alle 150mila unità. Il brano fa emergere un problema, mentre l’edicola che apriremo a Sanremo e che per cinque giorni ospiterà esperti e organizzerà dibattiti, proverà a dare delle possibili soluzioni”. Se le parole del pezzo arrivano dirette, senza però una narrazione retorica o pesante, la musica fa schizzare in piedi e porta a ballare. Eccole, ancora una volta, le due facce di Dargen. “È una canzone con diverse influenze musicali, io faccio musica seguendo le sensazioni – vengo dall’hip hop, se sento di dover andare a pescare suoni negli anni ‘60-‘70-‘80 ci vado, mi tuffo, non mi pongo domande. Da sempre mi diverto a produrre, ma non mi diverto a scrivere”.

Il nuovo album "Ciao America"
Il “movimento”, i rapporti con la famiglia e le migrazioni sono gli argomenti principali anche del suo nuovo album, “Ciao America”, ascoltabile da venerdì 2 febbraio, prima dell’inizio di Sanremo. “La storia della mia famiglia ha sempre avuto al centro la migrazione – ricorda l’artista – ‘Ciao America’ è un titolo cumulativo. Da piccolo in estate, in Sicilia, si parlava dei nostri parenti emigrati negli Stati Uniti, si leggevano estratti dalle lettere che ci mandavano e io lo etichettavo come momento ‘Ciao America’. Non è finita: il titolo è anche la sintesi della mia musica, musica italiana che si appro***** di alcuni stilemi americani, senza rimanerne schiacciata. Infine quel ‘Ciao America’ fa eco anche all’odierno passaggio di scettro dall’Occidente all’Oriente. Dentro il progetto ci sono canzoni molto personali, che in qualche modo servono a liberarmi, a fare igiene personale”.

Dargen non si immagina mai fermo e anche la scelta della cover che presenterà all’Ariston è coerente con la sua visione e con il pezzo portato in gara. “Il movimento mi caratterizza – sottolinea – ‘Modigliani’, il primo brano che presentai a Sanremo nel 2015, ma che non venne preso, parla di un migrante che va a lavorare in Francia. Io affronto lo ‘spostamento’ come un’opportunità per riflettere sul futuro e sui giovani. In Italia non si parla mai del domani: leggiamo i dati e li analizziamo per quello che sono, non ci interroghiamo su che cosa significhino. Sulla musica di Morricone, ‘The Crisis’ (Colonna sonora de ‘La leggenda del pianista sull'oceano’), nella serata delle cover, canterò proprio le parole di ‘Modigliani’ e di ‘Dove si balla’ unendo tutti i puntini, accompagnato dalla BabelNova Orchestra, una formazione di 12 musicisti provenienti da tutto il mondo”.

Un Sanremo a cassa dritta
Infine una riflessione su questo “Sanremo a cassa dritta”. “Sì, me lo hanno detto: in tanti artisti, quest’anno, vogliono far ballare e si lasciano andare – conclude – credo che sia un bel segnale. Per me la cassa dritta è terapeutica. In Italia io non credo che ci siano limiti a livello di sound, ce ne sono a livello numerico, ma non di espansione di un genere. Mi spiego: la musica neomelodica napoletana, anni fa, la ascoltavamo in pochi, io compravo le cassette all’autogrill. Per tematiche e immaginari, era ed è molto più vicina al rap di quello che si potrebbe immaginare. Poi è esplosa e oggi, grazie a diverse contaminazioni, è arrivata fino al mainstream. Guarda Sanremo quest’anno: c’è di tutto, ci sono perfino io. E se ci vado io, ci può andare chiunque. I limiti non esistono (sorride, ndr)”.