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La trap guarda indietro perché non ha saputo guardare avanti

La trap guarda indietro perché non ha saputo guardare avanti
La pandemia l’ha colpita al cuore e oggi, in Italia, tenta la carta nostalgia.


Di Claudio Cabona
C’è un sentimento di nostalgia che sta avvolgendo una parte del rap di nuova generazione, in particolare le sue correnti e sfumature che in Italia hanno trovato fortuna recentemente. Per questo vediamo un susseguirsi di operazioni contemporanee, o possibili scenari, che guardano al passato, rievocando una scena che ha contribuito a portare il rap e la trap nel mainstream: “X2VR” di Sfera Ebbasta, che richiama all’album simbolo “XDVR” del 2015, il disco “Pizza Kebab vol.1”, che rievoca un brano di Ghali di cinque anni fa, il possibile ritorno della Dark Polo Gang, i rumors che spingono sull’uscita di “Ragazzi Madre 2”, anche se Achille Lauro ha spiegato che un nuovo tuffo nella trap sarebbe “un passo indietro”.


Il buco nero della pandemia
Diversi artisti puntano sul far riemergere sentimenti sedimentati nei fan. Anche Tedua, altro protagonista della scena 2016, per “La Divina Commedia”, ha realizzato un pezzo che riavvolge il nastro della storia di quegli anni, ma in modo personale e calato nell’oggi: si tratta di “Lo-fi for U” in cui il rapper genovese parla della “generazione Bimbi”, ovvero di Ghali, Izi, Sfera Ebbasta, Rkomi e Charlie Charles, che tutti insieme nel 2017 scrissero il pezzo “Bimbi”, diventato una sorta di inno. Perfino il rap seminale tricolore, con la reunion dei Club Dogo, cala la carta nostalgia, ma la scintilla non sembrerebbe la stessa di casi come quello di Sfera e Ghali. E il perché ha radici profonde, che arrivano fino alla pandemia.

La trap, con la sua narrazione di macchine, donne, vita di strada, sentimenti contrastanti, droga e club, non ha retto l’impatto del Covid. Né durante, né dopo. Non ha saputo raccontare quella frattura, quel buio, quella desolazione. E infatti è scomparsa dai radar per poi riemergere a lockdown superato con tutte le conseguenze che derivano da una sparizione. È troppo semplicistico affermare: “le strade e i club erano vuoti, la trap si alimenta di quelli, per questo è stata assente”. La verità, più profonda, è che molti artisti trap di nuova generazione non hanno trovato gli strumenti narrativi per essere al passo con quella scossa finendo, poi, per dover ripescare dal passato per essere rilevanti oggi. Nei dischi di Sfera e Ghali, e non solo, il mondo sembra essersi fermato al pre Covid: le paure, lo smarrimento, le ferite economiche e psichiche, con cui i ragazzi (e in generale tutti) stanno ancora facendo i conti, sono assenti. È come se una parte del rap, soprattutto quello fatto dai più giovani, avesse rimosso un pezzo di storia del mondo e di società.

Le conseguenze
Ma la trap non era nata per essere la loro massima espressione, per raccontarli senza barriere e condizionamenti? La domanda non è retorica, è davvero mossa da sentimento. Nel momento in cui è stata chiamata a dover raccontare un’altra realtà difficile, non quella torbida delle periferie, ma quella dei drammi personali figli della pandemia, si è spenta. Solo chi è ripartito da se stesso e da un racconto più intimo, ha realizzato dischi di successo e di qualità: Lazza, Tedua e Geolier, per citare tre nomi di rapper che hanno lasciato il segno tra il 2022 e il 2023. Il tutto escludendo ovviamente quelli più adulti, da Marracash a Fibra fino a Salmo, Gué, Luché e Noyz, per citarne alcuni, che giocano un altro campionato rispetto alle matricole. I ragazzi di seconda generazione, Baby Gang su tutti, hanno acceso i riflettori sulla rabbia di chi è nato in quartieri abbandonati, mostrando quanto la sperequazione sociale sia aumentata anche a causa del periodo pandemico. Nel loro essere conflittuali hanno dimostrato aderenza alla realtà.

Ma tanti sono rimasti indietro, in particolare quelli che erano legati a un puro immaginario trap da club si sono persi o hanno fatto uscire progetti in cui non si sono evoluti nel linguaggio. E per compensare questo gradino mancato, alcuni hanno girato o stanno girando la freccia sul passato, più comodo, più rassicurante, più facile da ri-affrontare e da vendere. Parte della nostalgia che c’è oggi nel rap e nella trap prodotta dai ragazzi più giovani è diretta conseguenza della mancata bravura nel saper fotografare il presente, in tutte le sue sfumature.