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Sanremo 2024: il rap e l’effetto camaleonte

Sanremo 2024: il rap e l’effetto camaleonte
Pochi rapper in gara e a rischio “adattamento”: Geolier e Ghali terranno alta la bandiera?

Di Claudio Cabona

Il rap a Sanremo è, storicamente, “l’invitato scomodo”. Ma solo sulla carta, nella narrazione popolare o nei media più che nei fatti: da anni, salvo rari casi, il rap all’Ariston, infatti, si traveste, si adatta, muta i colori e diventa un camaleonte. È successo nella scorsa edizione con Lazza, ottimo rapper che è andato sul palco dell’Ariston con “Cenere”, senz’altro una canzone da record, in cui però non ci sono barre che possano definirsi tali. Anche chi ha partecipato alla “nave urban” messa in piedi da Amadeus, ovvero una gigantesca imbarcazione ormeggiata al largo della Città dei Fiori, una sorta di Las Vegas galleggiante per ricconi, non è stato da meno: Gué, sempre nel 2023, ha cantato “Mollami pt.2”, uno dei pezzi più catchy dell'album “Madreperla”, mentre Salmo ha monopolizzato l’attenzione interpretando “Diavolo in me” di Zucchero, in chiave elettronica. C’è da aspettarsi un bis di questo format anche quest’anno. Dobbiamo attendere come ospiti i Club Dogo per far alzare il rap dalla panchina in cui è stato confinato? Vedremo.

Baby Gang
Comunque ha ragione Fabri Fibra quando, in diverse interviste, in questi anni, ha ribadito come il rap, per cultura e origini estere, non sia adatto al Festival della Canzone Italiana dove, da sempre, conta maggiormente la melodia. Anche Salmo la pensa uguale e l’ha ribadito con forza recentemente, ma dopo esserci stato come ospite. L’edizione 2024 arriva sull’onda della polemica sui testi della musica rap, nello specifico del filone trap. Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura con delega allo Spettacolo dal vivo e alla Musica, ne ha chiesto la censura. Quel mondo, in particolare quello corrosivo delle seconde e terze generazioni, non sarà rappresentato. Anche se voci di corridoio hanno più volte confermato che se Baby Gang non fosse nuovamente rimasto inguaiato in problemi giudiziari, una chance di finire sotto i riflettori dell’Ariston l’avrebbe avuta. Ci viene da pensare che sarebbe stato chiamato più “per effetto spettacolo”, come un animale esotico in gabbia, che come riconoscimento delle sue doti artistiche.

Ghali e Geolier
In realtà, però, un simbolo di un determinato mondo multiculturale c’è, ma è tutto da capire come si porrà. Stiamo parlando di Ghali, che ha appena sfornato “Pizza Kebab vol 1”, un progetto in cui la trap e il rap tornano in parte protagonisti della sua musica. Sarà così anche a febbraio, magari con qualche barra sociale e politica, o l’artista italo-tunisino cercherà maggiormente il consenso nazional popolare sfruttando le strade del pop? Dargen D'Amico, Rose Villain e Big Mama, non ci mettiamo la mano sul fuoco, ma non pensiamo caleranno la carta rap, pur essendo assolutamente in grado di metterla sul tavolo della sfida, semplicemente perché il rap, per come lo conosciamo e per come dovrebbe essere, è molto difficile che trovi casa a Sanremo.

E quindi veniamo al punto: il nome più scottante, inutile girarci intorno, è quello di Geolier. Rapper fortissimo, tra i più importanti di nuova generazione, sbarcherà all’Ariston con un pezzo in napoletano. Da lui sarebbe lecito aspettarsi delle barre e una certa attitudine. Non sarebbe meraviglioso per i fan se nella serata delle cover, per esempio, facesse un pezzo dei Co'Sang come in occasione del RedBull 64 bars? Se c’è qualcuno che in questo momento può pensare di rappresentare la cultura hip hop italiana, soprattutto quella del panorama attuale, nel febbraio 2024, quello è Emanuele Palumbo. Lo farà o cederà, come quasi tutti, alle sirene? Farà Geolier o un Rocco Hunt 2.0? Ma soprattutto, se anche a questo giro il rap rimarrà fuori dall’Ariston, come da copione (anche se speriamo di essere smentiti), ha e avrà ancora senso palare di “rap a Sanremo”?